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Октябрь
2024

Pavia, condivide una foto intima dell’amante coi colleghi di lavoro: camionista a processo

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PAVIA. Il fotogramma di un momento che doveva restare intimo, con un volto femminile in primo piano, è finito sul suo profilo di WhatsApp. Un gesto di ripicca o forse un modo per compiacersi ed esaltarsi con i colleghi, visto che la chat era di solito utilizzata per lavoro. La spiegazione non c’è ancora ma l’uomo, un camionista di 43 anni, si trova ora nei guai: il giudice lo ha rinviato a giudizio con l’accusa di revenge porn, un reato in cui incappa chi diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a restare privati.

L’avvio del processo in tribunale è fissato per il 23 gennaio, quando l’uomo, che non ha ma parlato nel corso delle indagini né in udienza preliminare, potrà dare la sua versione dei fatti. Nel giudizio è parte civile con gli avvocati Fabrizio Gnocchi e M. P. una donna di 40 anni di Pavia, che aveva fatto denuncia. L’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Savio, aveva rifiutato di risarcire la vittima e ha deciso di affrontare il processo, «convinto – dice la difesa – di poter dimostrare la sua innocenza attraverso una serie di prove a sua discolpa».

La ricostruzione

La denuncia della donna ricostruisce in minima parte la storia, che si inserisce all’interno di una relazione tra la parte lesa e l’imputato, che ha moglie e figli, andata avanti per tre anni. Una relazione a quanto pare tormentata, attraversata da episodi di ripicche e gelosie. E anche di denunce penali: a presentarne una, per diffamazione, è a un certo punto lo stesso imputato, ma l’inchiesta (i contorni della vicenda non sono noti) si conclude con l’archiviazione. Il 16 giugno dello scorso anno, invece, si colloca l’episodio al centro del processo che partirà a gennaio e che vede l’uomo accusato di revenge porn.

La scoperta

La parte offesa, a giugno 2023, si accorge che nel profilo della chat di WhatsApp dell’uomo, che il 43enne usa peraltro per lavoro, è finita una sua immagine. Lei è ritratta in un momento intimo con l’imputato. Un momento che doveva restare privato e che invece ora è sotto gli occhi di tutti i colleghi di lavoro. La donna decide di fare subito una copia della foto, per allegarla alla denuncia da presentare ai carabinieri. L’inchiesta a carico dell’uomo si basa, in sostanza, su questo indizio: sufficiente per il giudice delle indagini preliminari a rinviare a giudizio il 43enne.

L’accusa di revenge porn ha visto un inasprimento delle pene con l’introduzione del Codice rosso, a tutela delle donne e contro la violenza di genere. Proprio per le modifiche introdotte dal legislatore l’imputato rischia grosso se sarà provata la sua responsabilità: il codice prevede una pena da uno a 6 anni di reclusione e una multa da 5mila a 15mila euro.