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Il viale di Bolgheri famoso in tutto il mondo e il male dimenticato dei cipressi “in duplice filar”

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Ogni anno per la vendemmia dei vini tra i più famosi al mondo (dal Sassicaia all’Ornellaia) una parte del viale di Bolgheri – 5 chilometri lungo i quali sono disseminati 2.374 cipressi, resi celebri da una poesia di Giosuè Carducci (“alti e schietti van da San Guido, in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar…” – viene chiusa alle auto per apparecchiarvi una cena sontuosa per vignaioli e vip. E’ la kermesse autunnale intitolata Bolgheri DiVino.

Piace il viale dei cipressi. A tal punto che sta dilagando tra i turisti la moda del selfie all’inizio del viale, subito fuori dal borgo di Bolgheri, da dove si vedono “in duplice filar” gli oltre duemila cipressi e in fondo il mare e (e d’inverno, nei giorni di tramontana) anche la Gorgona e Capraia. In passato c’è chi ha proposto il viale dei cipressi come patrimonio dell’Unesco. Chi, come il regista Franco Zeffirelli, suggerì di farne un parco letterario. E chi, come il fotografo Oliviero Toscani, una strada senza l’asfalto, sterrata come era una volta, quando ci potevano passare solo le auto.

Ovviamente nessuna di queste proposte è stata realizzata e il viale – nonostante le cene vip – è tenuto maluccio: rifiuti ai latibottigliette, pacchetti vuoti delle sigarette, fazzoletti di carta – e le auto che sfrecciano come in autodromo quando il limite di velocità è stato fissato a 60 chilometri all’ora. Ma il problema numero uno, come da tempo sostiene il Cnr, è il cancro dei cipressi. Malattia antica, da decenni se ne parla e molte piante sono state estirpate e reimpiantate. Il male però non è stato vinto e si ripropone di continuo. Attualmente è stimato che i cipressi devastati dal cancro (lo si vede dal marrone che prende il posto del verde) siano più di trenta e per loro non c’è cura: vanno soppressi. Poi ci sono quelli che presentano chiazze marroni ma solo in parti limitate della pianta e quelli, sui 300-400, sono curabili, ma se non vengono curati rischiano che il cancro si diffonda e allora non resta che l’estirpazione.

Il killer dei cipressi è il fungo Seiridium cardinale: “E’ un microscopico parassita fungino agente patogeno di una malattia nota come cancro della corteccia, che numerose ‘vittime’ ha già fatto e sta tuttora facendo in Toscana e in molte altre parti dell’Italia e del bacino Mediterraneo. I sintomi caratteristici di questa malattia sono la presenza sui rami e sul tronco di aree depresse, deformate, crepate, dalle quali fuoriescono notevoli quantità di resina e alle quali diamo il nome di cancro”, spiega, in uno studio, l’esperto Alberto Panconesi.

Il Seiridium cardinale è sempre in agguato. La novità non è la sua presenza, ma il fatto che nessuno si preoccupi di curare i cipressi, dei quali i proprietari sono alcune delle famiglie di nobili di Bolgheri. L’ultima “cura” risale al 2018, sei anni fa. Ci pensò la provincia di Livorno, 134mila euro spesi per sopprimere 40 cipressi malati e curarne 300. È stato stimato che la cura di una sola pianta costi 200 euro circa. Si fanno cene e selfie sul viale ma i cipressi rischiano di essere lasciati soli.

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Nella foto in alto | Il viale dei Bolgheri (credits: Di Lucarelli – Opera propria, CC BY-SA 3.0) e il dettaglio di uno dei cipressi malati

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