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Albania, prova di forza del Viminale che ha già bocciato le domande d’asilo dei migranti, prima ancora di avere il via libera dei giudici

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La commissione d’asilo che il Viminale ha voluto portare nel centro di Gjader, in Albania, perché esaminasse in presenza e a spron battuto le domande dei 12 richiedenti egiziani e bangladesi, ha già respinto le richieste battendo sul tempo i giudici di Roma che sulla legittimità della procedura devono ancora esprimersi. Secondo molti, una violazione di una procedura che pretende requisiti che i giudici sono obbligati a verificare per convalidare il trattenimento. Non solo, grazie al nuovo decreto sui flussi dell’11 ottobre, il diniego per procedura in frontiera è automaticamente accompagnato da un’attestazione di respingimento. Una prova di forza, sopratutto se si considera che, spiegano alcuni legali al Fatto, “tutto avviene in assenza di un avvocato d’ufficio, negando l’effettività del diritto alla difesa: la procedura è nulla”.

Bisognerà capire ora quali effetti il Viminale vorrà imprimere ai dinieghi della commissione prefettizia. I parlamentari presenti a Gjader riferiscono di “pressioni del Viminale per trasferire subito le persone nel Centro di permanenza per il rimpatrio”, il Cpr del centro. Dove stamattina i richiedenti sono corsi incontro ai parlamentari di opposizione, in visita per la seconda volta, chiedendo lumi e mostrandosi incapaci di cogliere l’evoluzione della loro situazione. Non in presenza ma in video collegamento da Roma, in mattinata si sono svolte le udienze dei giudici per la convalida del trattenimento, il cui presupposto è l’ormai famosa provenienza da Paese d’origine sicuro, già demolita dalla Corte di giustizia con sentenza del 4 ottobre. Se i giudici, come è probabile, negheranno la convalida, significa che i richiedenti non avrebbero dovuto essere esaminati con le minori garanzie e i tempi ristretti della procedura accelerata. Un cortocircuito che il governo ha tentato di evitare con l’ultimo decreto dell’11 ottobre scorso, che separa i destini del trattenimento da quelli dell’esame accelerato della domanda, che infatti viene anticipato come se non fosse anch’esso basato sullo stesso presupposto che i giudici sono obbligati a verificare. C’è però il fatto che in Albania il richiedente non può comunque essere rilasciato dal centro, perché l’accordo con Tirana lo esclude. Ecco perché la mancata convalida dei giudici dovrebbe comunque produrre l’effetto del trasferimento in Italia.

Perché tanta fretta, dunque? Il governo mostra i muscoli e tutto sta a capire fino a che punto. Ma con la notifica di diniego e respingimento, se i giudici disponessero il rilascio si potrà dire che le persone che ci tocca portare in Italia non hanno diritto a starci, che hanno già ricevuto un respingimento. Il tutto in tempi utili per notificarlo anche ai giudici romani, già stamattina in sede di udienza di convalida. L’ennesima forzatura di un’operazione che, va ricordato, parte già in violazione di una sentenza della Corte di giustizia Ue che, se non fosse stata ignorata dal governo, avrebbe impedito che egiziani e bangladesi venissero trasferiti, trattenuti e sottoposti all’esame accelerato delle domande d’asilo.

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