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Октябрь
2024

Pili in piazza Unità d’Italia a Trieste, i gradini in pietra hanno ceduto: iter per il restauro al via 

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Il Comune di Trieste ha avviato l’iter per il restauro dei due pili portabandiera di piazza Unità, da dove peraltro è stata anche sottratta l’alabarda dalla statua che simboleggia “Tergeste”.

Si tratta in particolare dei basamenti monumentali in bronzo: un’opera attribuita allo scultore Attilio Selva, inaugurata il 24 maggio 1933 e che rievoca il corpo degli autieri e lo sbarco dei bersaglieri del 3 novembre 1918.

Il manufatto, che figura nel catalogo generale dei Beni culturali del ministero, oggi si presenta con evidenti segni del tempo: degradato, quasi incolore. La pioggia, il vento, il sole e la salsedine del golfo nel corso dei decenni hanno deteriorato il materiale.

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Giovedì l’assessore comunale competente, Giorgio Rossi, considerando anche il valore storico del monumento, a maggior ragione in vista del settantesimo anniversario del ritorno di Trieste all’Italia che si celebra il prossimo 26 ottobre, ha fatto un sopralluogo in piazza Unità con gli addetti della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia esperti in restauri. Un primo passo verso il recupero.

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Iter per il restauro

Nei prossimi giorni l’assessorato presenterà una relazione, cui farà seguito un progetto di riqualificazione, di manutenzione e di pulizia – evidentemente condiviso tra i due enti – e quindi l’indizione di una gara d’appalto e l’assegnazione dell’intervento di recupero a una ditta specializzata. L’operazione, in cui rientra anche un accertamento sulle condizioni dei due pili alzabandiera (al momento sembrano comunque in buoni stato), non sarà immediata. Ci vorranno mesi.

I gradini

Non è previsto solamente un intervento dei basamenti in bronzo, ma anche dei gradini sottostanti in pietra calcarea d’Aurisina che poggiano sullo zoccolo circolare. Dal sopralluogo di ieri è emerso, infatti, un cedimento dei gradini di circa cinque centimetri, che comunque non crea pericoli. «Credo che sia causato da piccoli movimenti tellurici o da assestamenti sul terreno sottostante», afferma Rossi.

L’albarda rubata

Non è stata invece ancora decisa la sorte dell’alabarda: il manufatto è stato strappato dall’asta della statua “Tergeste”, ma il Comune per ora pensa di non rimpiazzarlo. Questo, almeno, l’orientamento. «Probabilmente lasceremo la statua così, analogamente al foro della pallottola visibile sul braccio della statua», osserva l’assessore. «La Soprintendenza, infatti, preferisce non intaccare i segni storici sui monumenti e anche il fatto che manchi l’alabarda in qualche modo fa parte del vissuto di quel manufatto».

Il foro di pallottola visibile su “Tergeste”, cui fa riferimento l’assessore, molto probabilmente è una traccia dei combattimenti del novembre 1953 – la rivolta di Trieste – in cui morirono tre giovani, uccisi dal fuoco del Governo militare alleato, che invocavano il ritorno di Trieste all’Italia. I nomi delle vittime sono incisi sui basamenti dei pili.

I precedenti

Un analogo furto (asta compresa) si era verificato nel luglio 2006, ma all’epoca l’alabarda era stata sostituita da una copia. Il ladro, dunque, questa volta non ha trafugato l’originale.

Resta però il gesto, forse banalmente un atto vandalico. Ma è impossibile risalire al responsabile, visto che l’analisi delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza installati sui palazzi della Regione e della Prefettura non hanno dato alcun esito. Non si esclude che il colpo risalga a settembre – o addirittura a prima – visto che ci sono alcune segnalazioni sull’ammanco dell’alabarda risalenti allo scorso mese. —

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