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Migranti in Albania, l’operazione parte così: 5 su 16 devono tornare in Italia. L’opposizione: “Chissà cosa accadrà con centinaia di persone”

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Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono soldi ben spesi: lo chiama “investimento“. L’investimento sulla missione Albania del governo Meloni però comincia con una incredibile serie di inciampi. Nonostante a bordo della nave Libra, il pattugliatore della Marina Militare destinato alla spola tra Lampedusa e il porto di Shengjin, fossero stati fatti salire solo 16 migranti (10 bengalesi e 6 egiziani), cinque di loro devono tornare indietro. Tre si sono dichiarati minorenni e quindi non rientrano nell’accordo tra Roma e Tirana che vale solo per i maschi adulti. Due di loro, in particolare, hanno detto di avere 16 anni e sono stati trasferiti su una motovedetta per esser riportati sulla nave Libra, diretti in Italia dove saranno valutati dalle commissioni presenti negli hotspot nazionali così come avviene per situazioni analoghe. Poco dopo, però, secondo fonti de ilfattoquotidiano.it, un terzo giovane ha detto di avere meno di 18 anni. Altri due naufraghi, invece, potrebbero essere rimandati in Italia, perché sono sì adulti, ma sono ritenuti in condizioni di “vulnerabilità“, cioè hanno problemi di salute. Al centro di permanenza di Gjader, dunque, arriveranno solo in 12. Non proprio il massimo della partenza per il progetto di rimpatrio messo in piedi dall’esecutivo di centrodestra.

La nave Libra è attraccata in porto intorno alle 8. Lo sbarco è iniziato in realtà oltre due ore dopo. I migranti sono stati fatti scendere e in fila indiana, scortati dalle forze di polizia italiane, hanno raggiunto l’ingresso dell’hotspot realizzato nello scalo, dove li attendevano medici, interpreti e mediatori culturali, mentre il personale dell’Unhcr e dell’Oim ha viaggiato insieme a loro. Le procedure di identificazione sono proseguite fino a tarda serata e non qualche ora come si pensava. Alle 22 – 15 ore dopo l’arrivo sulla costa albanese – i migranti si trovavano ancora a Shengjin e non avevano ancora visto l’orizzonte del centro per l’esame delle domande d’asilo (400 posto) in cui saranno accolti e che si trova nell’entroterra, ad alcune decine di chilometri di distanza.

Inevitabile monta già la polemica: “Il meccanismo messo in piedi non è solo una macchina spreca-soldi ma presenta già evidenti falle – dice Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde -. Se solo con 16 migranti non sono riusciti ad individuare i due ragazzi, figuriamoci come potrà accadere quando saranno centinaia i migranti”. Quanto accaduto in queste ore, secondo il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, “è la conferma dell’assurdità di misure che questo governo ha pensato di utilizzare, nonostante l’identificazione dei naufraghi in mare sia illegittima e violi le norme internazionali e costituzionali”. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, “la presenza di due minori tra i migranti portati nei centri di detenzione in Albania è una notizia sconcertante e indica l’insostenibilità delle procedure che, alla prima prova con un numero ridottissimo di persone, dimostrano di non poter reggere”.

Il primo attracco è stato accompagnato dal sit-in di un gruppo di giovani attivisti albanesi arrivato da Tirana per protestare, esponendo uno striscione con la scritta in inglese “The European dream ends here” – Il sogno europeo finisce qui – e una grande foto di Rama e Meloni, uno accanto all’altra, vestiti con l’uniforme della polizia penitenziaria. “Abbiamo contestato sin dall’inizio l’accordo perché viola gravemente i diritti umani”, dice Sidorela Vatnikaj, una delle attiviste. Domani, giovedì, è attesa una delegazione di esponenti di partiti di opposizione al governo italiano e anche dell’Arci.

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