Crisi Flex, scatta solidarietà per 225 dipendenti di Trieste dopo l’addio a Nokia
Sarà il contratto di solidarietà l’ammortizzatore sociale impiegato per dare copertura ai dipendenti triestini della multinazionale Flex, che a fine anno affronterà la cessazione dell’importante contratto di fornitura con Nokia, ad oggi in grado di garantire l’80% del fatturato dello stabilimento.
Martedì si è tenuto un aggiornamento del confronto fra azienda e sindacati, stavolta non in Confindustria ma nella sede delle Noghere. Il contratto di solidarietà partirà lunedì 28 ottobre e durerà con ogni probabilità anche nel 2025, quando il gruppo della componentistica elettronica dovrà dimostrarsi realmente in grado di differenziare il portafoglio e garantire così produzione e occupazione.
L’azienda ha chiarito che la solidarietà interesserà 225 dipendenti su 347, mentre i restanti 122 lavoreranno normalmente. I 225 coperti dall’ammortizzatore sociale saranno a propria volta divisi in due gruppi: 147 rimarranno a casa 4 giorni su 5 a settimana, mentre 78 non verranno in fabbrica 2 giorni su 5.
Flex conta così di ultimare le residue forniture per Nokia, che si serve dell’impianto per la produzione di scatole di derivazione per la posa di fibra ottica. Le maestranze saranno inoltre impiegate nelle altre commesse in piedi: quattro diversi contratti di fornitura in ambito militare con Leonardo e altri due con Elettra Sincrotrone, più una serie di accordi di minore entità sono con altri cliente, ma si parla in questo caso di commesse di breve durata e in grado di occupare al massimo qualche decina di lavoratori alla volta.
Flex lavora esclusivamente come terzista: non produce per sé, ma per altre società. E dunque in questo momento l’azienda deve procacciare nuovi contratti per sostituire Nokia, che ha garantito per anni un regime di quasi monocommittenza. Le attività alle Noghere cominciano però a rallentare visibilmente e nei giorni scorsi la Fiom Cgil ha sollevato il caso del mancato rinnovo dell’appalto di pulizie con l’impresa Work Service, che impiega 14 dipendenti in esclusiva alla Flex. Un alert pesante per i sindacati, che vi leggono l’inizio di un disimpegno che potrebbe ampliarsi nei prossimi mesi ad altre realtà dell’indotto.
Flex ad ogni modo non ha dichiarato esuberi, potendo contare su 55 settimane di ammortizzatore sociale. Il contratto di solidarietà durerà almeno fino a fine anno, ma è pressoché certo che la situazione si protrarrà nel 2025, in attesa di capire se spunteranno nuovi clienti, se si potranno sviluppare i rapporti con Leonardo, se l’azienda metterà sul piatto incentivi all’esodo e se si arriverà al punto di dichiarare una crisi produttiva che per le sigle è già in atto, al punto che Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno scritto al ministero delle Imprese per chiedere la convocazione del tavolo nazionale di crisi.
A muoversi è anche la Regione, intervenuta sull’azienda con l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen, per l’introduzione del contratto di solidarietà rispetto ad altre forme di ammortizzatore, perché solo quello strumento permette all’ente pubblico di integrare le retribuzioni con 3 euro all’ora.
In una nota unitaria diffusa martedì, i sindacati sottolineano intanto che «nel primo trimestre 2025 non si prevedono novità significative dal punto di vista dell’occupazione.
È evidente che la situazione appare molto delicata, questo nonostante l’azienda confermi la volontà di non voler procedere con licenziamenti. Allo stesso tempo Flex ha confermato di proseguire nella ricerca di nuovi clienti e nello sviluppo di quelli attuali», ma su questo le sigle sono pessimiste e sottolineano che «il confronto in ambito ministeriale è sempre più urgente» e che «vanno individuate le strategie che, assieme al supporto delle istituzioni, possano rendere attrattive le competenze del sito di Trieste». —
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