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Октябрь
2024

Accusato di aver rapinato un tabaccaio: assolto e scarcerato dopo 8 mesi in cella

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Assolto. Per il giudice Enrico Ciampaglia non si è raggiunta la prova certa che sia stato Maicol Millas - 37enne di Legnaro residente a Cavarzere, con una lunga lista di precedenti al suo attivo - a mettere a segno la rapina ai danni di un tabaccaio di Marghera, nell’aprile del 2023.

La richiesta del pm

Per il pubblico ministero Giovanni Zorzi - al contrario - dubbi non ce n’erano, tanto da aver chiesto una condanna per tentata rapina a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Conclusione che il giudice ha però rigettato, scarcerando seduta stante Millas dopo otto mesi in carcere proprio perché arrestato con l’accusa di aver messo a segno il colpo.

È stato un confronto serrato sul riconoscimento (o meno) “biometrico” del presunto rapinatore - riprese delle videocamere di sorveglianza alla mano - a far propendere la bilancia del giudice a favore dell’assoluzione “comma secondo”, ovvero con la vecchia formula della mancanza di prove.

Cosa accadde quel 17 aprile

Cosa è accaduto il 17 aprile dell’anno scorso, a Marghera? Così lo ricostruisce nel capo di imputazione il pm Zorzi: «Un soggetto non meglio identificato si era introdotto con violenza, repentinamente nell’auto condotta da F.M., parcheggiata a Marghera, afferrando lo zainetto dove la vittima aveva inserito l’incasso della giornata della sua tabaccheria».

Non avendo però fatto i conti con la reazione del commerciante - che era rimasto avvinghiato alla sua borsa, contenente 3200 euro - il rapinatore aveva tirato fuori dalla macchina il tabaccaio, che era caduto rovinosamente a terra. Di qui anche l’accusa per lesioni.

Le immagini della videosorveglianza

A Millas gli investigatori erano arrivati seguendo le immagini della rete di videosorveglianza, che ha inquadrato un’auto la cui targa corrispondeva alla macchina della sua ex compagna. In casa gli avevano trovato abiti con una banda bianca, simili a quelli indossati dal rapinatore. Infine la Procura aveva disposto una consulenza tecnica per confrontare l’indagato con la corporatura dell’uomo ripreso nel video e si era arrivati all’arresto.

L’avvocato difensore Pietro Sartori ha - invece - arringato in aula come la targa dell’auto non fosse pienamente leggibile e contestando i dati antropometrici, sostenendo che il proprio cliente sia più basso rispetto a quanto prospettato dal consulente della Procura.

Risultato, il giudice Ciampaglia ha fatto proprie le conclusioni della difesa - anche se le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate - e assolto l’uomo per “mancanza di prove” certe a suo carico.r.d.r.