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Ogs di Trieste, 25 anni mirati alla ricerca e il sogno della sede di Porto Vecchio

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Nacque nel 1753, quando, su richiesta dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, i gesuiti istituirono a Trieste la Scuola di astronomia e di navigazione. Da allora l’ente che oggi si chiama Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale - Ogs è passato attraverso una serie di riorganizzazioni e quasi una decina di denominazioni diverse, per conquistare infine il nome odierno e lo status di ente nazionale di ricerca proprio 25 anni fa, con il decreto legislativo 381 del 29 settembre del 1999. Del significato di quanto accaduto un quarto di secolo fa abbiamo discusso con l’attuale presidente dell’ente, il geologo Nicola Casagli, che è al suo secondo mandato: entrato in carica nel 2000 e confermato dal Mur nel 2024, sarà alla guida dell’ente fino al 2028.

«Nel 1999, con il decreto che ha stabilito il nome che ci portiamo addosso ormai da 25 anni, sono stati almeno due i cambiamenti determinanti per la vita dell’istituto. Siamo diventati “ente nazionale”, vigilato dal Mur ed equiparato a enti come il Consiglio nazionale delle Ricerche. Ma è cambiata per l’ennesima volta anche la denominazione: oltre alla geofisica, nel nostro nome finalmente è entrato anche il riferimento all’oceanografia, per riconoscere tutta una serie d’attività che l’istituto stava portando avanti da più di 15 anni in ambito marino».

Per esempio?

«Penso all’acquisto della nave Ogs Explora, l’antenata della rompighiaccio Laura Bassi, che risale al 1988. Ma anche alla prima stazione meteo marina costiera che abbiamo installato in golfo nel 1998: quella boa Mambo tuttora in funzione al limite dell’Area marina protetta di Miramare, che oggi fa parte della rete di osservatori a lungo termine delle aree marine e degli oceani».

Come è cambiato l’ente da allora, in questo quarto di secolo?

«È cambiata la tipologia d’attività, perché fino al 1999 Ogs si occupava primariamente di fornire servizi alle imprese e a altri enti, collaborando per esempio alle attività di ricerca degli idrocarburi e alle esplorazioni a terra e in mare. Da questo taglio primariamente “commerciale”, nel 1999 è stato sancito il suo ingresso tra gli enti nazionali di ricerca: è stata una decisa virata in direzione dell’attività di ricerca, cresciuta sempre più negli anni».

È cambiato anche il modo di reperire finanziamenti?

«Certamente. L’ente ha sempre goduto di buona salute finanziaria e non sono mai mancati i fondi per la ricerca. Ma oggi i finanziamenti vengono principalmente dall’Ue e dal ministero, la composizione dell’ente si è spostata in direzione della ricerca scientifica, e l’attività di servizio alle imprese si è molto ridimensionata».

Come racconterebbe la crescita di Ogs in questi 25 anni?

«Basti pensare che nel 1999 aveva 90 dipendenti, mentre oggi sono 400, di cui 260 assunti a tempo indeterminato. È cresciuto moltissimo in termini di attività di ricerca e innovazione, diventando a tutti gli effetti, grazie al lavoro dei miei predecessori, un ente di dimensione internazionale: oggi lavoriamo in tutto il mondo e con la nostra rompighiaccio partecipiamo a spedizioni in Antartide - dopo la pausa triestina la Laura Bassi è pronta a partire per la prossima campagna - e in Artico. Come presidente sto cercando di valorizzare l’aspetto internazionale delle nostre attività e di coniugare al massimo ricerca e operatività a servizio di enti e imprese, senza che un’anima prevalga sull’altra».

Come vede il futuro dell’ente?

«Spero che continui a crescere mantenendo i propri punti di forza e resistendo alle minacce. È già successo più volte che si sia tentato di inglobarlo in un altro istituto, io vorrei invece mantenerlo autonomo e a Trieste. Penso sia finita l’era dei grandi istituti di ricerca ingestibili: è molto più gestibile una rete di enti che lavora insieme, facendosi magari anche concorrenza, ma virtuosa. E sarei felice di arrivare alla conclusione del mio mandato tagliando il nastro della nuova sede in Porto Vecchio: Maria Teresa l’aveva messo lì e noi ci vogliamo tornare». —

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