Fassino “graziato” per il furto del profumo: reato estinto, se la cava con 500 euro
“Questa mano può esse piuma e può essere fero”, declamava il mitico Mario Brega in un film di Carlo Verdone: un po’ come la giustizia italiana, che sul furto di un profumo al duty free shop di Fiumicino da parte di Piero Fassino, ha scelto la versione piuma.
L’ex segretario dei Ds, nonché ex Guardasigilli (un ex ministro della Giustizia condannato per furto non s’era mai vista nella storia italiana) se l’è cavata con la scusa della distrazione. E questo nonostante le testimonianze numerose e convergenti degli addetti al duty free shop di Fiumicino che avevano notato che il furto del profumo era stato solo l’ultimo di una lunga serie. Fassino non ha ammesso di essere cleptomane, anzi ha continuato a negare i fatti, ma se l’è comunque cavata con un irrisorio risarcimento.
Chance di Chanel sottratto all’aeroporto di Fiumicino
Il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia ha infatti accolto la richiesta dell’avvocato di Fassino, Fulvio Gianaria, di estinguere il reato di tentato furto con una “riparazione pecuniaria” di 500 euro. Una proposta accolta anche dalla procura, vista la “particolare tenuità” dell’episodio, come prevede il nostro codice di procedura penale, e il fatto che Fassino fosse incensurato.
L’istanza era stata avanzata alcuni mesi fa dal difensore di Fassino, l’avvocato Fulvio Gianaria, che in quella occasione aveva precisato che comunque “non si tratta di un’ammissione, poiché il video lascia molte ombre, e chiunque pagherebbe 500 euro piuttosto che fare un dibattimento: si tratta di una soluzione pragmatica che risolve un piccolo problema senza affrontare un processo complesso”.
L’avvocato di Fassino: il mio cliente non ha ammesso il furto del profumo
I fatti oggetto delle accuse risalivano al 15 aprile scorso. L’ex sindaco di Torino prima di imbarcarsi per Strasburgo entra al duty free del Terminal 1, prende un profumo da donna di Chanel, (fragranza Chance, costo 130 euro) e se lo infila “inavvertitamente” in tasca. “Volevo comprare quel profumo per mia moglie”, aveva sostenuto il ‘povero Piero’ dopo essere stato scoperto. “Avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra e non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse. In quel momento si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia”.
I due precedenti che i giudici non hanno tenuto in considerazione
A far partire la denuncia dei gestori del negozio aeroportuale, però, ci sarebbero stati almeno altri due precedenti e così l’indagine era scattata. Il gip di Civitavecchia, considerati la “particolare tenuità” dell’episodio e il fatto che Fassino sia incensurato, ha accettato il risarcimento del danno che si aggirerebbe sui 500 euro per chiudere la vicenda. Citando appunto Mario Brega, la mano dei giudici nei confronti del politico torinese stavolta “è stata piuma”.
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