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Il delitto di Avetrana, le “verità” Valentina e Michele Misseri sull’omicidio di Sarah Scazzi in due diverse interviste tv

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La premessa è d’obbligo. Solo pochi giorni la Corte d’appello di Brescia, nelle motivazioni con cui ha respinto l’istanza di revisione per il processo sulla strage di Erba, ha ricordato a tutti che le interviste tv non sono ammissibili come prove nuove. Accantonato quindi il caso di Olindo Romano e Rosa Bazzi, viene “riesumato” un altro processo con condanne definitive e per un imputato ormai scontata: il delitto di Avetrana. Per l’omicidio di Sarah Scazzi sono state condannate all’ergastolo Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano e a 8 anni Michele Misseri.

In tv arrivano Valentina Misseri, sorella e figlia delle due condannate, e Michele Misseri, padre e marito. La prima si dice certa che a togliere la vita alla 15enne, in un’intervista a Farwest, il programma condotto da Salvo Sottile su Rai 3, sia stato il padre “Ma strasicuro proprio”. “Secondo me lui ci ha provato con Sarah – ha aggiunto – Giustamente lei si è rifiutata. E forse lì mio padre ha temuto che Sarah l’avrebbe raccontata a noi anche per salvarsi o per scappare. Quindi secondo me lui è lì che poi l’ha voluta zittire, l’ha voluta zittire per sempre. Buona parte dell’opinione pubblica pensa che io faccia parte comunque di una famiglia di assassini, quindi vengo chiamata assassina”.

Sulla possibilità che vi siano state delle forzature a riscontrare la colpevolezza di Sabrina Misseri e Cosima Serrano, l’intervistata ha detto che secondo lei “sì”, e ha aggiunto: “Un po’ sono proprio le carte che me lo dicono, perché comunque la prima versione ha un senso logico, cioè lineare. Si capisce cioè una storia, per quanto brutta, banale, anche una banalità che non è stata accettata. Tutto il resto per me è la sceneggiatura di un film. Dall’altra c’era proprio l’intenzione dall’inizio di prendere mia sorella. Buona parte dell’opinione pubblica pensa che io faccia parte, comunque no, di una famiglia di assassini e comunque sono amareggiati che io stia fuori e non in carcere insieme a mia madre e mia sorella. Nonostante io sia arrivata ad Avetrana quasi due settimane dopo. Ci sono stati momenti in cui ho pensato mesi dopo ho detto adesso verranno a prendere pure me perché così si accontenta di più la l’opinione pubblica”. La Cassazione, nelle motivazioni della sentenza, stabilì che quello dell’adolescente era stata uccisa dalle due donne e che Sabrina ordì una “fredda pianificazione per restare impunita”. Gli ermellini ricordarono anche che Michele Misseri fu prima “compulsato al silenzio” e poi spinto a dire che era lui ad aver ucciso la nipote e a molestarla abitualmente. Non venne creduto perché fornì impossibili versioni del delitto e sul diario di Sarah non c’era un rigo su presunte molestie.

Dopo essere stato condannato proprio per depistaggio insieme ad altri, Michele Misseri ci riprova a sostenere in una intervista a Le Iene di essere lui l’autore. “Sono io l’assassino di Sarah. Non mi credono perché mi hanno fatto cambiare le versioni, non le ho cambiate io, me le hanno fatte cambiare”. Nell’intervista l’uomo rivela, per la prima volta di fronte a una telecamera, di aver provato ad abusare del corpo senza vita di Sarah e di aver subito abusi da bambino: “Quando avevo sei anni mio padre mi portò in una masseria a fare il pastorello. Lì mi hanno violentato. Non l’ho mai detto a nessuno. E se l’avessi fatto sarebbe stato peggio. Erano due, padre e figlio, e io avevo circa sei anni. Mio padre non mi ha mai difeso perché io non potevo parlare, ma aveva capito qualcosa perché ci lavava le mutandine e vedeva. Neanche mia moglie e le mie figlie lo sapevano”. Poi si addentra sull’aspetto più complicato dell’omicidio di Sarah, quello che lui considera il suo movente, di carattere sessuale, e dice: “Per mia figlia Valentina sono un assassino e anche un pedofilo“.

L'articolo Il delitto di Avetrana, le “verità” Valentina e Michele Misseri sull’omicidio di Sarah Scazzi in due diverse interviste tv proviene da Il Fatto Quotidiano.