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Il virus Zika per curare il cancro al cervello, l’incredibile scoperta: “Infetta e uccide le cellule tumorali, novità promettente”

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Il virus Zika, della classe dei virus oncolitici, ovvero virus che infettano e uccidono preferenzialmente le cellule tumorali, combinato con le terapie tradizionali, quali la chirurgia e la radioterapia, potrebbe ricoprire un ruolo importante nella cura dei tumori che coinvolgono il sistema nervoso centrale, SNC. A darne notizia uno studio revisionale guidato da Mateus Gonçalves de Sena Barbosa, dell’Atenas University Center, Passos, in Brasile, riportato su Oncotarget. In particolare, l’azione del virus Zika è risultata promettente nella cura del glioblastoma, o GBM. Il glioblastoma è il tumore cerebrale più maligno e aggressivo che si conosca: chi ne è affetto muore generalmente entro qualche mese, anche se è stato sottoposto a tutte le cure del caso.

Il glioblastoma è un glioma appartenente alla categoria degli astrocitomi, neoplasie del sistema nervoso centrale che hanno origine da un gruppo di cellule della glia, chiamate astrociti. Dalle cause sconosciute, come la maggior parte dei tumori al cervello, il glioblastoma si manifesta con sintomi quali mal di testa, nausea, amnesie, alterazioni del comportamento e stanchezza. La sua diagnosi richiede l’esecuzione di numerosi esami, compresa una biopsia tumorale. Attualmente a terapia più efficace per aumentare l’aspettativa di vita nei pazienti che ne sono affetti prevede la rimozione chirurgica e la radioterapia. Ma, ora i virus oncolitici sembrano rappresentare una forma di immunoterapia promettente per la cura del cancro, il che perché infettano e si replicano selettivamente all’interno delle cellule tumorali senza danneggiare i tessuti normali. Questo processo consente il rilascio di molecole che innescano la distruzione immunomediata delle neoplasie. Numerosi studi clinici hanno evidenziato i benefici clinici dei virus oncolitici contro diverse forme oncologiche, comprese quelle metastatiche e precedentemente non trattabili. L’utilizzo combinato dei virus oncolitici con chemioterapia, radioterapia, immunoterapia e altri trattamenti, può potenziare gli effetti terapeutici confermando il ruolo cruciale di questi virus come strumento impiegabile nella lotta al cancro. L’evoluzione del concetto di viroterapia oncolitica è stata guidata dagli avanzamenti nell’ingegneria genetica che hanno permesso la creazione di microrganismi geneticamente modificati per migliorare ulteriormente l’efficacia dell’immunoterapia oncologica.

Negli ultimi anni, proprio grazie ai progressi tecnologici, la ricerca globale sui virus oncolitici ha registrato un notevole incremento, compiendo numerosi passi in avanti. Nel caso del virus Zika, le sue proteine, che avevano come bersaglio specifico alcune cellule staminali, hanno mostrato risultati incoraggianti sia in studi in vitro che su modelli animali. Lo Zika è un virus a RNA della famiglia Flaviviridae. Isolato per la prima volta, nel 1947, da un primate nella Foresta Zika, una riserva naturale vicino a Entebbe in Uganda, negli esseri umani il virus provoca una malattia nota come “febbre Zika”. L’infezione umana da virus Zika è una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette di alcune specie appartenenti al genere Aedes. Lo Zika, infatti, è simile al virus della febbre gialla, della dengue, dell’encefalite giapponese e dell’encefalite del Nilo occidentale. Nella revisione, i ricercatori hanno valutato l’efficacia e la sicurezza dell’uso del virus Zika per il trattamento dei tumori del SNC.

I quattordici studi analizzati hanno dimostrato che il virus ha ridotto la vitalità cellulare, inibito la crescita e la proliferazione delle cellule staminali del glioma, GSC, e diminuito l’espressione dell’oncoproteina, Bcl2, migliorando potenzialmente gli effetti della chemioterapia e della radioterapia. Lo Zika ha causato effetti citopatici, ha indotto danni alle cellule tumorali, ha mostrato proprietà oncolitiche e ha ucciso selettivamente le GSC in modo sicuro. Questo, grazie a una risposta potenziata delle cellule T, ha portato a una significativa remissione del tumore e a un miglioramento della sopravvivenza a lungo termine dei pazienti. “Le prove attuali suggeriscano che lo ZIKV potrebbe essere un trattamento promettente per i tumori del SNC e che sarebbe in grado di aumentare il grado di sopravvivenza dei pazienti se combinato con la chirurgia e la radioterapia”, hanno dichiarato i ricercatori. “Nonostante le limitate evidenze sull’uomo, mostra potenziali benefici”, hanno sottolineato gli scienziati. “Sono necessarie ulteriori ricerche per confermare la sicurezza, l’efficacia e ottimizzare il trattamento nell’uomo”, hanno concluso gli autori.

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