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Lo adesca sui social e gli sottrae 20mila euro: monfalconese truffato

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Non è stato un amore carnale, ma lei gli ha rapito il cuore. Non solo quello, purtroppo. Perché lui, l’altra metà della storia, un monfalconese sulla cinquantina, c’ha creduto così tanto, in questo rapporto a distanza – virtuale sì, ma ravvivato da messaggini e reso pasciuto da parole affettuose – che ha finito col donarle, oltre al cuore appunto, migliaia e migliaia di euro, senza rendersi conto d’esser in quel frangente solo un bancomat, la vittima di una truffa. Una truffa sentimentale, ultima declinazione dei cyber-raggiri, sbarcata a Monfalcone. Del caso si stanno occupando ora le forze dell’ordine, ma la notizia gira in città, anche perché la somma sottratta è consistente, sui 20 mila euro, non in un’unica donazione, ma frutto di continui invii. Poco denaro all’inizio e via via in un crescendo di generosità.

Dall’altra parte del display, infatti, c’era una donna, o sedicente tale, che dopo aver attirato le attenzioni del cittadino, si immagina con la propria avvenenza (spesso i truffatori si impossessano di identità altrui e non di rado dietro un volto femminile c’è magari un uomo), ha iniziato a esporre il canovaccio struggente: il parente malato, che necessita di cure al di sopra delle possibilità. All’uomo non è rimasto infine altro che rivolgersi all’autorità, per trovar riparazione al torto subito.

Le truffe, a differenza di altri crimini, sono un fenomeno che non conosce arretramento. Lo sa bene il questore Luigi Di Ruscio, che fin dall’inizio ha acceso un faro sugli imbrogli, nella cui rete spesso cadono anziani, persone sole o fragili.

Da gennaio la Polizia s’è occupata a Monfalcone di 120 casi di questo tipo, tra tentativi e raggiri effettivamente consumati e nel 30% degli episodi gli agenti ne sono venuti a capo, rintracciando l’autore del misfatto e ancorandolo alle responsabilità. Cosa più facile se si tratta di truffe telefoniche, perpetrate da italiani, più complessi invece i casi di quelle telematiche, per la triangolazione tra paesi esteri. Pure Carabinieri e Guardia di finanza sono attivi sul fronte: sempre da inizio anno hanno risolto una trentina di denunce. Il mandamento non ne è esente: gli inganni sulla linea telefonica e web sono stati 140 tra Ronchi, Staranzano e San Canzian. In tutto 290 episodi, 30 al mese.

Ci si può difendere dai truffatori? Certo. Imparando a conoscere i loro schemi. «Il caso più frequente è il phishing – spiega il questore –, l’arrivo di una mail o un sms che invita ad aprire un link per immettere i propri dati al fine di espletare una registrazione o accertare qualcosa sul conto, a fronte di asserite anomalie: inserendo i dati, il truffatore s’impossessa in realtà dei riferimenti e preleva a nome del malcapitato».

Al secondo posto, la telefonata del finto avvocato, che riporta una fantomatica «eredità da riscuotere, con la necessità però di dare subito un anticipo per le spese». Quindi la chiamata del falso incidente, un classico che fa strage di anziani, quelli del resto che hanno ancora un’utenza sull’elenco telefonico, da cui i malintenzionati attingono. E i raggiri romantici.

Il questore, davanti a questi schemi suggerisce due riflessioni salvavita, vecchi adagi, se vogliamo: «Come la nonna raccomandava di non accettare caramelle dagli sconosciuti, ugualmente ci si deve chiedere: perché proprio a me deve arrivare quest’insperata fortuna? Tutto ciò che pare gratis, un dono, è sempre sospetto». Non ci sono tanti benefattori in giro, di questi tempi.

«E poi – sempre Di Ruscio – è importantissimo ritagliarsi del tempo per ponderare. “Prima di fare una cosa, pensaci tre volte”, dicevano i vecchi. È vero. Se qualcuno chiede denaro per risolvere un problema, non è che dopo 5 minuti si risolve d’emblée. Quindi perché dare ori o contante subito, come sollecitano questi imbroglioni?». «Agire d’impulso o per ansia è sbagliato – conclude – se ci dicono che un parente è in un guaio, chiamiamolo e se non risponde proviamo col suo partner, finché non se ne viene a capo. Ci si rivolga alle forze dell’ordine, per la verifica. Quanto ai raggiri romantici, diffidare quando la grammatica o l’italiano traballano, perché chi chiama è all’altra parte del mondo e si affida a Google translate». E se lo dice il questore, c’è solo da dargli retta. —