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Dalla spiaggia libera allo scalo plastic free: ecco quali sono le proposte scartate per il Porto Vecchio di Trieste

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Ingresso gratuito in spiaggia, alloggi sociali con affitti calmierati, spazi dedicati all’artigianato, iniziative per ridurre l’utilizzo della plastica e più coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni locali.

Il project financing per la riqualificazione del Porto Vecchio tornerà in Consiglio comunale lunedì alle 14 per una quarta seduta decisiva. I margini della discussione sono ancora aperti, ma è certo che nella delibera più importante che l’aula sarà mai chiamata ad adottare non compariranno una trentina (almeno) di istanze che il centrosinistra avrebbe invece voluto inserire nel progetto di Costim con Elmet Srl e Impresa Percassi Spa.

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L’opposizione è ancora impegnata nella revisione dei 129 emendamenti (sui 190 presentati) al momento congelati, in quanto prima ritenuti inammissibili dal presidente del Consiglio Francesco Panteca, poi ripresi in considerazione come risultato di un lungo braccio di ferro tecnico-politico (la vicepresidente dem dell’aula Laura Famulari sottolinea: «Ci siamo battuti come leoni»). I consiglieri potranno riscriverne una parte, ripresentarli ex novo e ridiscuterli direttamente lunedì.

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Di quelli già dibattuti, invece, poco meno di un terzo degli emendamenti sono stati accolti dall’assessore Everest Bertoli, mentre una trentina sono stati cassati dalla maggioranza e quindi non vedranno mai la luce. Tra questi c’era la richiesta del capogruppo del Pd Giovanni Barbo perché la spiaggia prevista nel progetto di Costim, da realizzarsi lungo la linea di costa che verrà presa in concessione (all’altezza del Molo zero) sia gratuita e accessibile a tutti i cittadini, senza restrizioni.

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I dem avevano poi chiesto di inserire nella procedura del project una commissione indipendente, composta da esperti ambientali e rappresentanti della comunità locale, perché monitorasse l’impatto ambientale durante e dopo i cantieri di riqualificazione: la proposta non è stata accolta.

Bocciate anche le due richiesta di Punto Franco perché il Consiglio comunale fosse relazionato con cadenza semestrale sullo stato di avanzamento dei lavori (il cronoprogramma di Costim prevede nove anni e mezzo di cantieri), e puntualmente informato nel caso in cui il soggetto che controlla la società aggiudicataria della gara dovesse cambiare in corso d’opera (nel caso dei bergamaschi, si tratta della Polifin della famiglia Bosatelli).

In linea con il lavoro portato avanti nell’ultima consiliatura Adesso Trieste aveva presentato più di quaranta emendamenti, incentrati su tematiche civiche, ambientali e sociali. Kevin Nicolini proponeva ad esempio di richiedere al futuro concessionario dell’area demaniale di favorire percorsi di economia circolare, politiche per il riciclo e di ridurre al massimo l’utilizzo della plastica, di modo da ridurre il volume di rifiuti in mare. Altri tre emendamenti proponevano di premiare i progetti che in sede di gara dimostreranno di adeguarsi meglio ai criteri dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, capaci di attrarre stakeholder internazionali e al contempo coinvolgere enti e associazioni del territorio.

A firma della municipalista Giorgia Kakovic è invece la richiesta di sottoporre Costim ad almeno sette sessioni di presentazione del progetto, una in ogni Circoscrizione cittadina (l’iter ha previsto la trasmissione della delibera solo alla III e alla IV), così da raccoglier e sintetizzare quante più opinioni e necessità dei triestini.

Emendamenti scartati dal voto del centrodestra, così come le istanze della capogruppo del M5S Alessandra Richetti, che proponeva di inserire nel bando criteri meritori per quei soggetti che punteranno a favorire l’accessibilità sociale, l’equità e la valorizzazione del territorio.

Ad esempio, premiando quei progetti che prevedano tariffe agevolate per l’accesso a impianti sportivi e balneari, l’insediamento di un mercato permanente per l’artigianato e i prodotti locali. O, anche, la creazione di spazi riservati ai sevizi pubblici e alloggi sociali con canoni d’affitto calmierati, così da «garantire il diritto abitativo» e «prevenire possibili speculazioni edilizie». Tutte richieste bocciate dalla maggioranza.—

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