Cittadinanze facili, l’avvocato Crea: «Non c’è alcun reato»
«Non c’è nessun reato da contestare né alle agenzie di pratiche amministrative né ai vigili urbani».
Sul caso della cittadinanza facile ai cittadini brasiliani interviene l’avvocato Fabio Crea, che difende uno dei 10 indagati per falso ideologico, Maria De Penha Francisca Almeida, 51 anni di Trevignano, titolare della “Nova Cidadania” una delle agenzie di pratiche amministrative che hanno assistito nella richiesta di cittadinanza italiana i loro connazionali brasiliani, approdati negli anni scorsi a Crocetta del Montello.
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«La legge - spiega Crea - non richiede la stabilizzazione della residenza ma solo la presenza del domicilio per verificare la possibilità di dimora funzionale alla domanda. Inoltre, la legge non prevede che, dopo l’accertamento dei vigili urbani, uno debba rimanere lì. Non si può contestare il falso ideologico alla polizia locale per aver attestato l’effettiva presenza di un cittadino brasiliano nella dimora indicata, seppur per il breve periodo necessario per completare i requisiti della richiesta di cittadinanza».
Il legale ha depositato una memoria difensiva in procura in cui spiega i passaggi previsti dalla norma ma soprattutto perché, a suo dire, non è possibile ipotizzare un reato. La norma in questione è la Circolare del 2007 in cui il ministero dell’Interno precisa che «per soggiorni di durata inferiore a tre mesi non è richiesto il permesso di soggiorno, ma è invece necessaria una dichiarazione di presenza”, necessaria per ottenere “il titolo utile ai fini dell’iscrizione anagrafica di coloro che intendono avviare in Italia la procedura per il riconoscimento della cittadinanza per “iure sanguinis”».
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Dunque, una visione diametralmente opposta a quella della guardia di Finanza, che ha indagato sui 160 brasiliani approdati a Crocetta tra l’ottobre del 2018 e lo stesso mese del 2022, esclusivamente per viverci soltanto qualche giorno e ottenere la dichiarazione di presenza necessaria per ottenere poi la cittadinanza italiana.
Secondo gli investigatori, le agenzie gestivano un pacchetto di servizi che partiva dalle false dichiarazioni di ospitalità e dal reperimento degli alloggi (18 in tutto nel comune di Crocetta del Montello) fino all’istruzione delle pratiche da rilasciare ai pubblici ufficiali del Comune.
Per i servizi resi, ogni agenzia incassava 3.000 euro da ciascun aspirante alla cittadinanza italiana per discendenza (“iure sangunis”). Se si calcola che in quattro anni sono passati nel paese del Montello quasi 160 brasiliani, il giro d’affari complessivo ha sfiorato il mezzo milione di euro.
I sei brasiliani finiti sotto inchiesta sono Sandra Luiza Dos Santos, 57 anni di Montebelluna, titolare della “Rotobrasil”, Thallyta Soraya De Oliveira, 37 anni di Villorba, titolare della “Dts Service”, Maria De Penha Francisca Almeida, 51 anni di Trevignano, titolare della “Nova Cidadania”, George De Souza, 45 anni di Miane, titolare della “Bona Souza”, Marco Antonio Carneiro Berbel, 44 anni di Spresiano, e Gabriel Vicente Josias, 42 anni di Spresiano.
Con loro indagati anche Rita Sutto, 74 anni di Crocetta, che aveva messo a disposizione la propria casa di piazza IV Novembre a nove cittadini brasiliani che nell’arco di 8 mesi, tra il luglio 2020 e il marzo 2021 e i tre agenti della polizia locale Fabio Bordin, 40 anni di Crocetta, Carla Landro, 43 anni di Pieve del Grappa, e Mauro Semerjian, 54 anni di Pederobba.