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Mose, Di Blasio: «Sì ai sollevamenti parziali per non chiudere il Porto alle navi»

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«Sulla gestione del Mose pretendiamo una soluzione condivisa che tenga conto delle esigenze del Porto». L’Autorità guidata da Fulvio Lino Di Blasio non ci sta a svolgere un ruolo da subalterno sul futuro dell’opera chiamata sì a salvare Venezia dall’acqua alta, ma anche un indotto economico che, nel complesso, smuove miliardi di euro di euro e impiega oltre 20 mila addetti (tra diretti e indiretti).

Alla comunità portuale sono andate di traverso le ipotesi di modifica del Protocollo per l’impiego del Mose avanzate dal Comune nei giorni scorsi per tutelare le esigenze della cittadinanza. E cioè: il sollevamento con una previsione di 110 cm anticipato a quando in Punta della Dogana si raggiungono gli 80-85 cm; e la decisione sul sollevamento con un preavviso di 3 ore (anziché una).

Il che, a detta della comunità portuale, porterebbe a prolungare l’innalzamento delle barriere: dalle 5-6 ore attuali a 9-10 ore. Con una conseguente chiusura del Porto (in attesa della fine del collaudo della conca di navigazione). E con una ricaduta economica sulle aziende dell’indotto. Quantificabile, secondo Davide Calderan (presidente di Venice Port Community), in «mezzo milione di euro a sollevamento, contro i 250 mila di adesso».

Ancora una volta, dunque, le esigenze della salvaguardia della città rischiano di collidere con le esigenze della portualità. «La priorità resta quella della difesa dei cittadini e della città», spiega il presidente dell’Autorità portuale, Fulvio Lino Di Blasio, «ma ogni secondo in più di sollevamento è un costo in più per il Porto. Sono felice di come la comunità portuale abbia dimostrato compattezza nell’affrontare il problema. Dobbiamo affinare la capacità tecnica per arrivare a una soluzione condivisa. Ecco perché serve una valutazione preventiva dell’impatto di qualsiasi scelta che venga presa. All’epoca, la quota di sollevamento del Mose a 110 centimetri fu presa dal Comitatone. Ora come allora serve un tavolo di confronto di pari grado, in casi come questi le vie brevi non sono ortodosse. Fondamentale sarà quindi il ruolo dell’Autorità per la Laguna, emanazione del ministero delle Infrastrutture».

Intanto, però, la stagione delle maree è già iniziata. E i nodi sono destinati a venire al pettine a ogni nuovo sollevamento. Ecco perché, per Di Blasio, i sollevamenti “asincroni” già sperimentati alla bocca di porto di Malamocco, continuano a essere una valida alternativa: «Sì, la sperimentazione ha dato buoni frutti finora e va proseguita».

Il tutto, in attesa che il collaudo della conca di navigazione - ieri nuovo test con il passaggio di un rimorchiatore di una ventina di metri - sia concluso. «Ma l’opera al momento non è ancora operativa e comunque non servirà per le navi più grandi», mette in chiaro Davide Calderan, presidente di Venice Port Community, «l’incertezza sulla conca è ancora forte, non si conoscono ancora i tempi di percorrenza per il passaggio delle navi. In ogni caso, tenere il Mose sollevato fino a 9-10 ore per noi significa provocare un extra costo doppio rispetto ai 250 mila euro attuali con sollevamenti di 5-6 ore».

La compattezza del fronte portuale, composto da Autorità e operatori, è stata confermata anche nel corso dell’incontro di inizio settimana voluto dalla commissaria Elisabetta Spitz. In vista di un nuovo incontro sul Protocollo, si attendono ora gli approfondimenti dei tecnici del Consorzio Venezia Nuova per arrivare a una soluzione condivisa. Sul fronte sindacale, intanto, è di ieri la protesta delle sigle per alcune «irregolarità» nel nuovo bando sul lavoro portuale.