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Ivrea, denuncia lo zio per violenza sessuale: si ritrova in tribunale a due passi da lui

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IVREA. Dopo aver denunciato lo zio per violenza sessuale, un ragazzo 17enne (all’epoca dei fatti 12enne), si ritrova in aula gip a due passi da lui, diviso solo da un separè. Allora corre in bagno e non vuole più uscirne. L’incidente probatorio che era previsto per mercoledì 9 ottobre, deve essere rinviato al 20 novembre. Perché in questa storia sbagliata, ci sono anche le carenze del tribunale di Ivrea, di mezzo. L’aula protetta che serve alle audizioni di questo genere, infatti, con ambienti separati per persona offesa e indagato, è in fase di ristrutturazione. Qui il nipote avrebbe visto lo zio solo tramite video.

Vista l’indisponibilità dell’aula dedicata, il giudice decide di tenere l’incidente probatorio in aula gip, dividendo la persona offesa dall’indagato con un separè, appunto. L’avvocato Luca Tommaso Calabrò, difende gli interessi della persona offesa: «Sarebbe bastato inviarci una pec e rinviare direttamente a quando l’aula sarebbe stata di nuovo disponibile. È inaccettabile procedere all’audizione di un minore in quelle condizioni, si crea un ulteriore carico emotivo in un ragazzo già provato».

La procuratrice capo Gabriella Viglione è piuttosto chiara su casi come questo. «L’incidente probatorio – spiega –, è un atto del giudice, serve a formare la prova prima del dibattimento. E in casi come le violenze sessuali su minori, spesso, si usa proprio per permettere alla persona offesa di intraprendere un percorso psicologico che passa anche per la rimozione. E, visto che deve essere presente anche l’indagato, devono essere prese tutte le accortezze per non farli incontrare. Deve essere tutelata non solo l’integrità della prova, ma la salute psicologica della persona offesa».

L’incidente probatorio è un istituto che ha la funzione di anticipare l’acquisizione e la formazione di una prova durante le indagini preliminari perché non è possibile attendere sino al dibattimento. Di norma la prova si forma durante la fase processuale, nel contraddittorio delle parti, pertanto il legislatore ha previsto che si possa o si debba ricorrere a tale istituto solo in presenza di alcune ipotesi tassativamente previste dal codice. E una di queste, appunto, sono i casi di violenza sessuale e assimilati.

Il tribunale d’Ivrea, d’altro canto, vive in situazione di carenza di personale e strutturale più volte denunciata. Durante l’emergenza Covid, alcuni processi sono saltati perché le aule erano troppo piccole per garantire il distanziamento sociale. Processi per omicidio invece sono stati rinviati perché i parenti delle vittime erano a stretto contatto con gli imputati a piede libero.

Il ministero ha cercato di ovviare a queste carenze acquisendo edifici limitrofi, che poi si sono rivelati inadeguati. Era stata inviata anche una lettera al Comune, all’Asl e ad altre istituzioni proprietari di immobili locali, per capire se ci fosse qualcosa di adatto ad ospitare un nuovo tribunale. Ma la ricerca è caduta nel vuoto.

Un esempio lampante delle carenze strutturali del tribunale sono gli archivi della procura. Già, al plurale: sono infatti divisi in tre edifici diversi, di cui uno si trova a Bellavista. E sono tutti, fondamentalmente, stracolmi. Una soluzione è stata individuata nel magazzino del Meeting point, che però non passerà nelle mani del ministero prima di fine anno.