Nadal dice addio al tennis (Crivelli, Bertolucci, Ercoli, Giammò, Azzolini). Sinner sigilla il numero 1 (Cocchi)
Grazie Rafa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Il gladiatore abbandona l`arena e il mondo si inchina al suo valore e ai suoi valori, sublimati da una passione e da un rispetto per il suo sport che l`hanno reso un`icona planetaria. Rafael Nadal, il più grande guerriero di sempre del tennis, dice basta: dopo 22 Slam conquistati, 92 tornei vinti, due ori olimpici, cinque Coppe Davis e 209 settimane al numero uno, decide che il suo posto adesso è nei libri di storia, al culmine di un ventennio che da teenager prodigio lo ha trasformato in un mito immortale. Sulla terra rossa non c`è mai stato, non c`è e non ci sarà mai più uno più forte di lui, e i 14 Roland Garros restano probabilmente la più formidabile impresa sportiva di ogni epoca: ma sono le vittorie sulle altre superfici a disegnare compiutamente la sua grandezza. Dopo due anni di tormenti per l`infortunio all`ileopsoas della gamba sinistra, il diavolo mancino di Manacor affida ai social l’addio, concedendosi un` ultima esibizione alle Finali di Davis a novembre In casa, a Malaga, accanto all`erede designato Alcaraz in un calderone ribollente di tifo e passione: saranno giorni infuocati. L’annuncio dura 4 minuti e 30 secondi di struggente bellezza in un video nel quale Rafa non nasconde nessuna delle sue mille emozioni: «Ciao a tutti, sono qui per comunicarvi che mi ritiro dal tennis. La realtà è che sono stati anni difficili, l`ultimo specialmente. Non sono stato in grado di giocare enza problemi. È una decisione difficile da prendere. C`è voluto del tempo, però nella vita tutto ha un inizio e una fine e credo che sia il momento adeguato per mettere un punto a una carriera lunga e con tanti successi, più di quelli che avrei mai potuto immaginare. Sono entusiasta di dire che l`ultimo torneo saranno le Finali di Coppa Davis 2024, in cui rappresenterò il mio paese. È un cerchio che si chiude perché una delle mie prime gioie è stata la finale di Siviglia del 2004…Tutto quello che ho vissuto è stato un sogno diventato realtà. Mi ritiro con la tranquillità di aver dato tutto quello che avevo». Ci sono anche i ringraziamenti a tutto l`ambiente del tennis, agli amici, ma soprattutto alla famiglia. Il fulcro della sua esistenza, l`essenza che lo ha reso prima uomo e poi campione. Da lì deriva per sempre l`insegnamento che lo accompagnerà per sempre: « Aguanta, Rafa». Sopporta, Rafa. Lo impara presto, a quattro anni, quando inizia a tirare i primi colpi sotto lo sguardo attento e feroce dello zio coach Toni, pure lui un Nadal. Un karma, una filosofia, la costruzione di un connubio inossidabile che diventa il più vincente di sempre: non significa soltanto fatica, sudore, determinazione, ma dentro porta la convinzione inscalfibile che con il lavoro e l`applicazione nessun avversarlo ti è superiore. A casa Nadal in verità, lo sport d`elezione è il calcio, perché l`altro zio, Miguel Angel, è stato capitano del Barcellona e della nazionale. E il piccolo Rafa, almeno fino ai dieci anni, non sa scegliere tra pallone e palline. Lo convince, manco a dirlo, il solito Toni, perché sa che il ragazzino può diventare qualcuno solo con la racchetta. Ovviamente ci prende, come vide lungo il giorno in cui lo obbligò a scegliere la mano forte, perché giocava rovescio e dritto bimani. E lui si scoprì mancino, anche se per tutto il resto continuerà a usare la destra. Però, mentre intorno tutto cambia, Rafa resta agganciato alla roccia della famiglia, con l`asprezza che alla fine si fa tenerezza propria degli isolani. A Manacor, i Nadal allargati vivono ancora insieme e la moglie Maria Francisca detta Xisca, ora madre di Rafa Junior, era sua compagna di scuola. Non solo: quando cambierà allenatore nel 2016, sceglierà Carlos Moya, maiorchino come lui. Zio Toni già sapeva che il nipotino sarebbe arrivato lassù, ma non poteva certo prevedere che l`incrocio di stili e personalità con un signore svizzero di nome Federer avrebbe prodotto la rivalità più favolosa della storia dello sport, nobilitata al tramonto delle carriere da un`amicizia sincera. […] Con due così, non ci sarebbe bisogno d`altro, e infatti quando all`orizzonte appare Djokovic, lo considerano un intruso. Ma chi è cresciuto sotto i bombardamenti non ha certo paura di volare, e così la diarchia diventa triumvirato regalando al tennis un`epoca irripetibile di successi inimitabili e partite leggendarie. Neppure gli infortuni, pur sfregiandola, l`hanno cancellata: e Nadal ne ha passati, eccome, diventando più forte e completo ogni volta che è rientrato da una pausa forzata. E quando i muscoli hanno cominciato a risentire dell`usura del tempo, ha compensato il calo atletico fisiologico con una fenomenale capacità di adattamento corroborata da un`intelligenza tennistica sopra la norma. Ci penserà la storia a raccontare chi sia stato il più grande di sempre: ma quando lo farà, quello di Rafael Nadal Parera sarà uno dei primi nomi da cui partire.
Rafa, che lezioni. Dalla terra all’erba cambiando gioco (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
La verità? Avevo ancora stampato sulle labbra il sorriso dato dalla superba prestazione di Jannik Sinner, quando è giunta la notizia del video di Rafa Nadal, con il quale annunciava il ritiro che avverrà dopo la conclusione della Coppa Davis. Obiettivamente non mi ha sorpreso, sapevo da tempo della sua intenzione di appendere la racchetta al chiodo nel momento in cui si fosse reso conto di non essere più competitivo ad alto livello. Rafa è stato un campione fenomenale, amato e stimato in ogni angolo della terra, per quel suo comportamento signorile che da sempre lo ha contraddistinto, in campo e fuori. Per quella innata disponibilità verso i colleghi, i giornalisti e i tifosi. Non ha avuto mai un gesto, mai una parola fuori posto. La mia mente torna indietro nel tempo, in una rara giornata uggiosa durante il torneo di Montecarlo nel 2003, a causa della pioggia lo svolgimento delle partite presentava un forte ritardo, tanto da rendere necessaria l`accensione delle luci per permettere lo svolgimento dell`ultimo incontro di giornata. Infreddolito, in compagnia del collega Angelo Mangiante, pur stanchi per la lunga attesa eravamo eccitati e curiosi di commentare il match tra Albert Costa, un giocatore tra i primi 5 del mondo sul rosso ed ex vincitore del Roland Garros, e il giovane 16enne Rafa Nadal, le cui potenzialità erano sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori. Ricordo come fosse oggi che al primo cambio di campo ci siamo tolti le cuffie e ci siamo detti all`unisono «questo è un fenomeno». Fu troppo facile predire un futuro radioso per quel ragazzo che si destreggiava sul campo da tennis, mettendo in mostra muscoli, cuore, determinazione e ferocia agonistica, condita dal “Vamos”, fuori dal comune. Le conferme sul valore dello spagnolo arrivarono a stretto giro di posta, attraverso le vittorie che sulla terra battuta prendevano per gli avversari le sembianze di autentiche lezioni. […] Girava però la voce che sarebbe diventato un agnello sul veloce e in particolare sull`erba. Nessuno aveva fatto i conti con il fenomeno spagnolo, che sfruttando al meglio le proprie qualità difensive e dopo aver inserito diverse modifiche al proprio gioco, dopo un paio di stagioni fu addirittura in grado di vincere (e non in una sola occasione) anche sui prati londinesi di Wimbledon. Da lì e da quel momento, senza più impedimenti anche psicologici, la carriera di Rafa venne proiettata verso altezze siderali. I numeri dei suoi successi stanno li a dimostrarlo, ma avrebbero potuto essere ancora più consistenti, se non si fosse dovuto fermare in più occasioni in bacino di carenaggio, per rimediare e saldare il conto dovuto all`usura delle proprie giunture, da sempre sottoposte ad un improbo lavoro. Incredibile poi, al rientro nel circuito, la facilità e la velocità con la quale riprendeva a macinare il suo gioco, a trovare la giusta profondità dei colpi e le micidiali curve ellittiche del suo dritto. Alcuni anni fa, seduto accanto al mitico Borg, ad osservare proprio un match di Rafa, chiesi al biondo svedese se fosse stato in grado di competere contro di lui. Bjórn mi sorrise e mi disse: «Stai scherzando? Questo viaggia su un altro pianeta». […]
Nadal, game over (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)
«Ciao a tutti, sono qui per farvi sapere che mi ritiro dal tennis. È
una decisione difficile, ma nella vita tutto ha un inizio e una fine. Credo sia il momento giusto per concludere una lunga carriera che mi ha regalato successi che non avrei mai immaginato. Sono entusiasta di poter chiudere giocando la Coppa Davis a Malaga. Mi sento fortunato per tutte le esperienze che ho fatto. Voglio ringraziare i rivali con cui ho passato molto tempo in campo, il mio team, non solo colleghi ma amici che sono stati al mio fianco nei bei momenti e in quelli difficili, naturalmente la mia famiglia e i fan. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per come mi avete fatto sentire e per l`energia che mi avete dato». Con un video di 4 minuti e 44 secondi, Rafael Nadal ha svelato ieri mattina la data del suo ritiro. Non è una notizia inaspettata, ma le sue parole e le immagini delle sue vittorie hanno colpito dritto al cuore di chi si prepara a dire addio al secondo dei Big Three. I numeri sono nella leggenda: 22 Slam, con 14 Roland Garros uno dei record più irraggiungibili, 209 settimane da numero 1 Atp, 2 ori olimpici e molto altro. Ma, alla fine, sono quasi superflui per descrivere uno dei più grandi atleti di sempre, un campione noto anche a chi non ha mai visto una racchetta e una pallina. La smanicata, i capelli lunghi raccolti da una bandana, i pinocchietti sporchi di terra rossa e un tennis di pura potenza muscolare: è il primo Nadal, capace di generare uno spin mai visto prima. È il Rafa adolescente che, nel 2005, vince il suo primo Roland Garros e comincia a dominare la terra, diventando il rivale perfetto di Roger Federeg che in quegli anni imbocca il centrale di Wimbledon vestito in pantalone, giacca e gilet. Ai tempi gli scettici pensavano che Rafa fosse solo un grande terraiolo. […] Nadal ha superato tutti i preconcetti, trasformando li suo gioco è arrivato in breve tempo a trionfare anche sulle superfici veloci. Indimenticabile la finale di Wimbledon 2008 contro Federer, vinta 9-7 al quinto set dopo due interruzioni per pioggia, preludio al sorpasso per diventare numero 1 e al successo olimpico sul cemento di Pechino. Da li a poco arriveranno anche Australian Open (2009) e US Open (2010). Smentiti anche i dubbi sulla sua longevità, sfidando chi prevedeva una carriera breve a causa del suo gioco fisico e dei numerosi infortuni. Non solo non si ritirerà a 38 anni, ma non più di due anni fa ha portato il suo bottino a 22 Slam vincendo Australian Open e Roland Garros. […] Il suo addio arriva con un «Mil gracias a todos», a noi non resta che un sorriso e un «Gracias a ti».
Roger e Nole “Ci hai ispirato” (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)
Tra i primi a inviare a Rafa Nadal parole di gratitudine per quanto fatto durante la sua carriera non poteva certo mancare Roger Federer. Lui che due anni fa (era il settembre del 2022) scelse proprio il maiorchino come partner per scortarlo in quello che sarebbe stato il suo ultimo match giocato al suo fianco alla Laver Cup: «Che carriera Rafa! Ho sempre sperato che questo giorno non arrivasse mai. Grazie per i ricordi indimenticabili e per tutti i tuoi incredibili successi nello sport che amiamo. E` stato un onore assoluto!», ha scritto lo svizzero sui suoi profili social, tributando allo spagnolo poche parole che condensano però quasi due decadi di sfide e rincorse, affermazioni e resurrezioni, in cui si è dipanata una rivalità che ancora oggi resta tra le più iconiche che lo sport abbia mai raccontato. Si chiude così un`era, quella dei Big3. A prolungarne il tramonto è rimasto solo Novak Djokovic, appagato dall`oro olimpico di Parigi – il solo allora che mancava alla sua bacheca – ma ancora digiuno di titoli nel 2024, sospeso tra un presente incerto teso alla rincorsa di traguardi che non sembrano più motivarlo e un futuro che continua a disegnare ma a cui neanche lui sembra ormai credere più di tanto. «Rafa – ha scritto Nole sui suoi profili social – un post non è abbastanza per esprimere il rispetto che nutro per te e per quanto tu abbia fatto per il nostro sport. Grazie per avermi spinto al limite così tante volte nel corso di una rivalità che più di ogni altra cosa mi ha definito come giocatore. La tua eredità vivrà per sempre. Hai ispirato milioni di ragazzini e questo credo sia il miglior riconoscimento a cui si possa ambire». […]
“Rafa, ci hai insegnato tutto” (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Quattro parole per chiudete una storia cominciata venti anni fa: «È giunto il momento». Segue la firma: Rafael Nadal Parera. Una breve frase, lapidaria quanto basta a far riemergere i “coccodrilli” scritti ormai da mesi, che sguazzavano nel grande stagno della commozione. […] I coccodrilli dei giornali sono borsette dove nascondere l`ultimo ricordo dei grandi. Quello di ieri, invece, è l`atto finale di una carriera da vera star, ma è solo un addio ai campi del Tour non al resto, non al tennis, e nemmeno alla stagione in corso, che si concluderà con la Davis a Malaga. Così, non è stata una sorpresa l`addio giunto col video che ricorda vittorie e famigliari, parenti e avversari, attraversato qui e là dallo sgambettare di un bimbo bellissimo, che con le racchette del padre gioca a farle cadere come soldatini. Piuttosto, equivale a un ciao, il saluto di un ragazzo che ha imparato a parlare al mondo da Manacor, 40 mila abitanti, nella zona ovest di Maiorca, che Rafa e lo zio Tony hanno avviato a diventare uno dei capisaldi del nostro sport futuro, grazie all`Accademia che sarà insieme scuola per diventare tennisti, e università per professionisti sempre migliori. Nato per il tennis, Rafa Nadal. Anche lui, proprio come Roger Federer. Eppure diverso, lontano. Talmente lontano che viene da pensare sia stato un bisogno di giustizia a promuovere questo secondo avvento tennistico del Duemila, tre anni dopo il primo Slam vinto da Roger. Grazie a Rafa gli opposti si sono serrati, fino a combaciare. Il nero con il bianco, lo yin con lo yang. […] La svolta avvenne nel 2005. Rafa e Roger per la prima volta di fronte al Roland Garros, in una semifinale che terminò a lume di candela. Era l`avvio di una nuova fase. Il capitolo iniziale di una storia inedita, tutta da scrivere. Valeva la pena chiedersi quanto sarebbe potuta durare. Oggi Io sappiamo, Federer è giunto a 20 titoli dello Slam, ed è un record enorme; Nadal ha conquistato 14 Roland Garros e con essi 22 Slam in tutto. Un`egemonia sulla terra battuta fuori da qualsiasi logica terrena. Pura fantascienza. Mai il tennis aveva calato sul campo due tennisti così totalizzanti. […] Lo svizzero avrebbe dato al tennis le giocate cristalline, i colpi impossibili, lo avrebbe elevato verso vette incontaminate accostandolo all`arte, capace di trasmettere emozioni tramite la creatività e la sua espressione estetica. Con Rafa, invece, a vincere erano l`energia, la passione, la frenesia, il furore agonistico. La gioia di essere positivi. E Nadal vinse il primo titolo a Parigi… Il mondo andò allora alla scoperta del ragazzo di Manacor e tutto era già pronto per soddisfare i palati più esigenti. Via le maniche, fuori i bicipiti, ecco Mowgli, il ragazzo della jungla. […] Insolito. Selvaggio. Vincente. Ma con un cuore grande così. Gli uomini del business cercavano un nuovo Agassi, ne scovarono uno ancora più simpatico e vicino alla gente: carismatico ma border line, ragazzo di strada e bravo figlio, sguardo da gladiatore, fisico da surfista, un chico capace di conquistare tutta l`America, Nord e Sud. Impatto mediatico garantito. Colori elettrici, pantaloni tagliati a metà polpaccio, muscoli esposti. Un tennista da discoteca al mare. E vittorie da capogiro: 92 tornei, 14 Roland Garros, 2 Australian Open, 2 Wimbledon, 4 US Open, 36 Masters 1000, 2 ori olimpici (singolare 2008, doppio 2016), 209 settimane in testa alla classifica, e 5 Davis. Famiglia di sportivi, la sua, e di zii. Il più famoso era Miguel Angel Nadal, stella del Barca e delle furie rosse. Il maestro era zio Toni, che aveva dei campi da tennis vicino Maiorca. È stato lui a far crescere Rafa da mancino. Ma lo é solo nel tennis. Il resto Nadal lo fa con la destra. Mentre l`amico Carlos Moya, altro maiorchino e n.1, che poi gli ha fatto da coach è l`esatto contrario: destro nel tennis, mancino nella vita. La famiglia lo considerò adulto solo dopo la vittoria al Roland Garros. Fino a quel momento, Rafa aveva seguito la procedura richiesta da casa Nadal per le sue uscite serali: si presentava a papà Sebastian e gli chiedeva il permesso. Usciva con una ragazza del posto, fidanzata con lui sin da bambina. Maria Francisca Perello, Xisca, laureata, oggi moglie di Rafa, organizzatrice nella sua Accademia e madre di Rafael, che da grande, se farà il tennista, avrà uno dei nomi più ingombranti da portare con sé. Vinto quel primo Roland Garros, Rafa pensò che fosse giunta l`ora di imparare a giocare sull`erba. L’idea era quella di farsi istruire da Federer. Decise di chiedergli consiglio, ma gli mancò il coraggio. Delegò allora uno dei manager dell`Atp, amico di entrambi, Vittorio Salmi. Così, Vittorio andò a parlamentate con Roger gli spiegò tutto, compresi gli imbarazzi del giovane Rafa e Federer architettò subito lo scherzo. Attese che Nadal fosse nello spogliatoio, disse a Salmi di farsi trovare li, ed entrò sbattendo la porta. Si rivolse a Vittorio, seduto di fianco a Rafa… «Allora, chi é questo rompiscatole con cui devo giocare?». Rafa cominciò a dimezzarsi, a diventare sempre più piccolo, mentre Roger continuava a starnazzare e a inveire. Alla fine, dal grumo che poco prima era ancora Nadal si sollevò un dito e una voce esile riusa a dire… «Veramente, sarei io». Lo scherzo finì fra risate e abbracci. con Federer e Nadal in campo ad allenarsi insieme. Imparò così
bene, Rafa, che alla terza finale sull`erba consecutiva contro Federer nel 2008, riuscì a batterlo, in un match che fece Storia. Due set avanti Rafa, poi il riaggancio, infine una quinta frazione simile a uno scrigno ricco di gioielli decisa da un break al quindicesimo game. Cambiava tutto, ora il tennis era nelle mani di Nadal. Lo sport è scritto dai vincitori, e Rafa aveva conquistato Parigi e Wimbledon nella stessa stagione, mentre Roger aveva dovuto rinunciare al record dei sei titoli consecutivi sull`erba, uno più di Borg. Ma era una Storia destinata a cambiare ancora. […] Da queste storie, e da altre più o meno simili, è nata l`amicizia fra Rafa e Roger; sono nate battaglie epiche, le pagine più belle del nostro sport, e le lacrime dei due nel giorno dell`addio di Federer. Chissà se l`annuncio di ieri ha commosso Roger. Se devo giocarmi un euro, dico di sì. […]
Sinner sigilla il numero 1 (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Questa volta, sulla ruota di Jannik Sinner è uscito l’11. Undicesima semifinale della stagione, la decima in carriera in un Masters 1000. E a farne le spese è stato Daniil Medvedev, con una spalla acciaccata ma annientato dal numero 1 al mondo che ha portato così in parità, 7-7, la contabilità degli scontri diretti. Domani Jannik cercherà, giusto per continuare a dare i numeri, l`ottava finale di questo 2024 strano, in cui ha avuto le più grandi gioie sportive e un guaio che lo tiene ancora in ballo con il ricorso al Tas per il caso Clostebol. Quest anno, su appena sei sconfitte, tre sono state per mano di Alcaraz. Il numero 1 al mondo sperava di ridurre il distacco affrontando Carlos in semifinale, ma l’attesissimo “SinCaraz” non si giocherà. Il suo rivale sarà Tomas Machac, il ceco che grazie al successo sul re di Roland Garros e Wimbledon entra in top 25 suggellando una stagione in continua crescita, con tanto di oro olimpico in doppio misto con Katerina Siniakova a Parigi. Una sfida che sulla carta vede favorito il nostro numero 1 al mondo, già capace di batterlo ai quarti di quest`anno a Miami. Machac tuttavia ha già dimostrato di saper far male ai grandi superando Novak Djokovic nel torneo 250 di Ginevra sempre nel 2024. La semifinale per Sinner è anche un ulteriore passo avanti, pressoché definitivo, verso il numero 1 di fine stagione che sarebbe aritmeticamente al sicuro con una vittoria domani nella semifinale del Masters 1000 cinese. Sulla carta, infatti, i punti ancora guadagnabili da Alcaraz (con Sinner che non dovrebbe più vincere nemmeno una partita: e chi ci crede?) sarebbero 3500, ma per chiudere il distacco, lo spagnolo dovrebbe fare un tour de force sovrumano, ai limiti del fantascientifico. […] Sinner però non si cura, o almeno sembra, di questa contabilità spiccia. Lui tira dritto, buttando giù un rivale dopo l`altro, accompagnato da Simone Vagnozzi, capace di strigliarlo quando serve, come nel match contro Etcheverry, e i due nuovi acquisti Marco Panichi e Ulisses Badio, preparatore atletico e fisioterapista: «La vittoria numero 63 mi fa piacere, è ovvio, ma non voglio fermarmi troppo a ragionare sulle cifre. Quello che mi in teressa, e che cerco di fare, è provare a giocare ogni partita e ogni torneo con la giusta mentalità». Un Sinner che ci ha abituato a crescere nell`arco delle settimane, partendo un po` a rilento nei primi turni per poi arrivare al top nelle fasi finali. Quest`anno è arrivato almeno ai quarti di finale di ogni appuntamento a cui ha preso parte: «Ciascun torneo è diverso, così come ogni situazione è diversa – ha proseguito il n. 1 al mondo -. I primi due turni sono solitamente molto difficili, poi pian piano riesco a trovare il feeling con la superficie, le palle e tutto il resto e trovare un buon ritmo». Tutti insieme, Jannik e il team , hanno preparato questa ennesima sfida a Medvedev alla perfezione: «Essere in semifinale significa tanto per me, è stata una bella partita – ha detto l`altoatesino -, credo che lui abbia sofferto un po` con la spalla e non sia riuscito a colpire come avrebbe voluto. Per quanto mi riguarda, però, penso che abbiamo preparato il match al meglio, anche tatticamente, e sono soddisfatto». […]