Italia, il bicchiere di Spalletti è mezzo pieno
La rimonta del Belgio e la grande sofferenza del secondo tempo rischiano di nascondere la vera notizia della sfida dell'Olimpico: l'Italia di Spalletti c'è, cresce e dimostra di essere più avanti del previsto nel processo di rimozione dell'Europeo fallito in estate. Il blitz di Parigi, bissato dal successo con Israele, non è stato un caso. Contro i belgi servivano conferme e sono arrivate, anche se alla fine il pareggio va pure stretto ai nostri avversari sfortunati, eufemismo, nel non vedersi assegnare il rigore che avrebbe completato la rimonta.
Il match è girato sull'espulsione di Pellegrini al tramonto del primo tempo; un'ingenuità il cui peso va diviso con i compagni di reparto e in particolare con Bastoni che è stato protagonista anche del pasticcio sul quale l'Italia ha rischiato il rigore contro. Il centrocampista della Roma sta attraversando un momento complicato, messo in discussione dai suoi tifosi ed esposto alla pubblica critica come capro espiatorio dell'esonero di De Rossi: il rosso in nazionale non ci voleva, anche se starà a Spalletti recuperarlo dal punto di vista psicologico considerato il buon rendimento fino al momento del fallo da espulsione.
Analizzato, però, il momento che ha cambiato il senso della gara bisogna avere la forza di valorizzare quanto si è visto prima. Il Belgio non è quello della Golden Era, non solo per le assenze di Lukaku e De Bruyne, ma rimane comunque una nazionale forte come ha dimostrato poi mettendo in enorme difficoltà gli azzurri. Dunque, è giusto sottolineare come il dominio dei primi 40 minuti dell'Olimpico sia pieno delle conferme e delle buone notizie che Spalletti e tutti noi ci attendevamo dopo le due vittorie di settembre.
Ripulita da ridondanze tattiche, resa più simile all'Inter inzaghiana e alleggerita nella testa, la nazionale ha dimostrato di essere capace di produrre buon calcio, a tratti entusiasmante. Ha un copione da seguire e lo fa bene, esalta le qualità dei singoli e nella rosa ha anche alternative apprezzabili ai titolari: non è tutto da buttare, insomma. L'Europeo è fortunatamente un ricordo lontano. Fa rabbia pensare a cosa si poteva fare in Germania e non è stato fatto, ma induce speranza la constatazione che il 'pentimento' del commissario tecnico è stato reale e non di facciata. Il clima è cambiato e su queste basi anche la corsa al Mondiale del 2026 - vera ossessione di tutto il calcio italiano - fa meno paura.
L'importante è non buttare via le cose belle sacrificandole sull'altare della delusione per la mancanza di personalità emersa una volta finiti in inferiorità numerica. E' stato il lato oscuro della luna azzurra di Roma, un crollo che non si può spiegare solo con l'obbligo di giocare con un uomo in meno avendo appena incassato il gol che riapriva la partita. La debolezza caratteriale è stata evidente e su quello Spalletti dovrà lavorare. Contro Israele, invece, l'obiettivo sono i tre punti necessari a blindare il girone.