Gli agricoltori collaboreranno alla sicurezza di Rivarolo
RIVAROLO CANAVESE. Si va verso una pace. Armata, per ora. Però il nuovo piano di Protezione civile, la cui adesione imposta dal Comune agli agricoltori che temevano per gli esborsi da sostenere, non è più un tabù. C’è stato un passo avanti: il duello davanti al Tar che vedeva da una parte i rappresentanti del Consorzio irriguo pronti a citare il Comune per 500mila euro (dossier preparato dall’avvocato rivarese Danilo Pastore) e dall’altro il Comune (la cui tesi è «aderire è un obbligo per la sicurezza dell’intera città, al netto dei costi: cosa è successo in Emilia Romagna deve essere un monito per tutti») è stato consensualmente rinviato.
Gli avvocati Pastore e Serena Dentico (scelta dal Comune) si vedranno il 17 ottobre per chiedere un rinvio ai giudici che devono decidere se ha ragione il Comune oppure gli agricoltori che affermano «consideriamo l’azione nei nostri confronti espressa in termini coercitivi e quindi pronfondamente sbagliata», dicendosi anche «pronti al confronto costruttivo»
«Dimostreremo come la costrizione perpetrata sia illegittima», ha scritto Pastore chiedendo un danno da 500mila euro al Comune perché tale «è la cifra che gli agricoltori sarebbero costretti a sborsare per far parte del Piano».
«Di fatto il Consorzio è stato iniquamente investito di oneri e responsabilità nella gestione delle acque, nell'ambito del nuovo piano di protezione civile», è la sintesi del voluminoso ed articolato dossier firmato anche dal presidente del Consorzio Ovest del torrente Orco, Onorino Nardino Freddi che fa sapere: «Siamo pronti a collaborare, ma su basi diverse».
In più la nota politica a firma del consigliere d’opposizione Fabrizio Bertot: «Anche un bambino comprenderebbe che non si possono equiparare enti di diritto pubblico con enti di diritto privato e il consorzio raccoglie agricoltori che si sono consorziati, appunto, per la gestione delle acque. Ed è un ente privato. Avete preso un abbaglio e sarà il Tar a confermarlo».
Il secondo passo è stato fatto durante il consiglio comunale di lunedì scorso dove è stato ripercorso tutto l’iter burocratico che ha portato al duro confronto tra amministratori e agricoltori. Uno degli ultimi atti firmati dal sindaco Rostagno fu proprio il nuovo piano di protezione civile. Rostagno era provato dal processo penale - da cui è stato assolto - per la morte di operaio favriese, annegato nel sottopasso di Feletto allagato dalle acque durante un temporale. «Bisogna proteggere i cittadini dagli eventi calamotosi ma anche tutelare gli amministratori in buona fede» disse a chiare lettere. Alcune schede tecniche contenute nel Piano riguardanti i rischi alluvionali prevedevano l’intervento dei gestori delle rogge del consorzio irriguo Ovest torrente Orco che, all’occorrenza e su indicazione del sindaco e del Comune, avrebbero dovuto aprire le paratie per far defluire l’acqua nell’Orco ed evitare così allagamenti. Ma tutti gli strumenti da adottare hanno un costo che gli agricoltori hanno definito «sproporzionato per i bilanci a cui devono attenersi».
Zucco Chinà avrebbe potuto cancellare quella deliberare incassando il plauso degli agricoltori ma «mettendo il Comune in pericolo in caso di denunce ed inchieste giudiziarie post potenziali disastri alluvionali. Il Consiglio invece ha preso atto della volontà degli agricoltori di addivenire ad un accordo e ha chiesto il rinvio dell’udienza davanti al Tar. Prossimo appuntamento il 17 ottobre. Ma nuovo probabile slittamento.