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Salute mentale, l’allarme: «Sempre meno giovani chiedono aiuto, pur provando un disagio psicologico»

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Nella Giornata mondiale dedicata alla salute mentale, che si celebra oggi giovedì 10 ottobre, il Consiglio nazionale dei giovani ha presentato uno strumento per comprendere le nuove generazioni, le loro esigenze e difficoltà, tenendo a mente che sono tanti gli aspetti che concorrono al benessere generale. A pesare non sono solo alcuni indicatori materiali, come i risultati accademici o lo status professionale, ma uno spettro di dimensioni molto più ampio.

Il Cng esamina quattro tipologie di benessere, in particolare: quello individuale – che riguarda la percezione del sé, la salute fisica e la capacità di gestire le proprie emozioni – quello relazionale – famiglia e rapporti con gli altri e la comunità – quello spaziale – ambiente, sicurezza, qualità dell’abitare – e quello sociale – l’adesione ai modelli culturali dominanti, la partecipazione e la capacità di cogliere le opportunità. Su queste è stata condotta un’analisi su un campione di giovani tra i 15 e i 35 anni, fotografando il generale stato d’animo delle nuove generazioni.

Tra i primi punti critici che emergono c’è la frattura geografica e di genere: le giovani donne e chi vive al Sud riportano livelli di benessere decisamente inferiori rispetto ai coetanei maschi e a chi vive nelle Regioni del Nord.

Un nuovo modo per misurare il benessere dei giovani

Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani, ha spiegato che la scelta di pubblicare i risultati di questo studio proprio nella Giornata mondiale della salute mentale sia dovuta al fatto che «per molti anni, il benessere e la qualità della vita sono stati analizzati prevalentemente attraverso il ricorso a fattori materiali e oggettivi, quali la situazione socio-economica, il livello di reddito e le condizioni di salute, trascurando altri aspetti di eguale rilevanza, come l’autostima, la motivazione al raggiungimento di scopi e obiettivi lavorativi e personali e la qualità dell’interazione sociale».

Invece dall’analisi è emerso che a contare di più, per la salute mentale, sono ben altri elementi. «L’indice mostra che le relazioni con gli amici sono spesso il primo supporto emotivo, molto più della famiglia, soprattutto per le ragazze, che in numeri percentuali risultano fare più fatica a gestire emozioni e autostima», ha sottolineato Pisani.

La difficoltà di sentirsi ascoltati e di chiedere aiuto

Tra le principali difficoltà emerse per i ragazzi c’è sicuramente il non sentirsi ascoltati e accettati: «Questo è il dato che mi preoccupa di più, vedere come ancora ci siano difficoltà nel sentirsi ascoltati, integrati e accolti negli ambienti sociali e fisici. Non è un caso che solo il 7,1% dei giovani giudichi “ottimo” il livello di soddisfazione per la qualità dell’ambiente in cui vive (spazi, relazioni, sicurezza, inquinamento), o che per il 21,8% le situazioni di isolamento subite abbiano influenzato “molto” negativamente il proprio benessere psicologico con una percentuale che sale al 39,5% quando si indagano gli effetti “piuttosto negativi"», ha aggiunto Pisani.

Nonostante siano diversi i giovani che hanno raccontato di provare un disagio psicologico, sono pochi poi quelli che chiedono aiuto. «Parliamo del 27,9% su un 75% che dichiara di aver sentito il bisogno di un supporto psicologico», ha fatto sapere la presidente del Cng.

Il report si chiude con una nota positiva: la maggioranza degli intervistati nel sondaggio ha fiducia nel futuro e si dice sicuro che tra cinque anni la propria condizione sarà migliore di quella attuale.