Patrocinio a Italia-Israele, sull’evento di pace arriva l’ok della Federcalcio ma la politica si divide
Il Comune di Udine concederà il patrocinio alla partita della Nazionale tra Italia e Israele in programma allo stadio Friuli-Bluenergy Stadium lunedì 14 ottobre. «All’inizio eravamo in difficoltà, perché garantirlo significava schierarsi dalla parte di Israele e non farlo, invece, appoggiare i palestinesi» spiega De Toni che a luglio, aveva però scelto la seconda opzione. Cosa è cambiato, allora, in pochi mesi? «Abbiamo costruito un nuovo processo di dialogo – sostiene il sindaco – per creare un piano e un momento unitario, con il coinvolgimento di tutte le istituzioni, finalizzati alla pace. E sono, finalmente, quindi nelle condizioni di concedere il patrocinio a un evento che va oltre la partita stessa e ci permette di esprimere equivicinanza alle due parti in causa».
Il progetto de “La Rondine”
È lo stesso sindaco a ricordare come le prime due strade intraprese per concedere il patrocinio dopo il “no” di luglio – cioè una raccolta fondi da devolvere alle vittime del conflitto e un cessate il fuoco – siano rapidamente tramontate. De Toni ha coinvolto l’associazione aretina “La Rondine-Cittadella della Pace” che ha ufficializzato la sua disponibilità a organizzare un evento, assieme ai protagonisti del match della Nazionale. E se è ancora avvolto in un alone di mistero il come e quando si terrà questa iniziativa, quello che è certo è che avverrà dopo la gara di lunedì. «Ringrazio la Federcalcio e il ministero dello Sport – spiega De Toni – per l’appoggio a un’iniziativa che ha trovato immediato sostegno anche dal nostro arcivescovo, monsignor Lamba. Questo ci consente di poter superare un piano potenzialmente divisivo, com’era all’inizio, e compiere un cambio di passo. Portiamo il dibattito su un’iniziativa di dialogo di pace che unisce tutti i soggetti in campo».
Ministero, Federcalcio e Regione
Nel suo intervento De Toni ha citato l’ok all’iniziativa del ministro dello Sport Andrea Abodi e del numero uno della Federcalcio Gabriele Gravina. Se nel primo caso l’appoggio all’evento toscano è frutto di una trattativa diretta del primo cittadino – con Abodi che però ha voluto evidenziare come il suo placet non sia direttamente collegato alla presenza di Israele sul prato del Friuli –, nel caso della Federcalcio il discorso è diverso. Gravina, con in mano un accordo complessivo per tre eventi da svolgersi in Friuli Venezia Giulia, avrebbe comunque fatto giocare la Nazionale a Udine, ma certo nessuno avrebbe voluto avere l’impressione di non essere graditi da palazzo D’Aronco. Tenuto il punto sul no alla raccolta fondi – che avrebbe creato un precedente non da poco per il mondo del calcio –, ha detto sì alla partecipazione a un evento – quando sarà – che per la Federcalcio, che ha costantemente mantenuto i contatti con le comunità ebraiche ed è da sempre sensibile alle tematiche sociali, non ha alcun effetto negativo. Da piazza Unità, invece, filtra una certa irritazione. «Un atto così, se fosse compensativo – si precisa dalla Regione – sarebbe evidentemente discriminatorio nei confronti di Israele e non potrebbe che vederci estranei all’evento stesso». Eloquente, in questo senso, il tweet del portavoce di Massimiliano Fedriga, Edoardo Petiziol. «I patrocini si concedono per principio – si legge –, non per pretesto».
Sinistra e cortei pro Palestina
De Toni ha sempre definito il centrosinistra come «un’arca di Noè» evidenziando l’eterogeneità della stessa e la necessità di «optare per maggioranze a geometria variabile». Se a luglio erano stati i centristi a storcere il naso per il mancato patrocinio, mercoledì 9 ottobre è toccato all’ala più a sinistra. «Abbiamo appreso con delusione la scelta di concedere il patrocinio – hanno commentato una serie di esponenti politici, a partire dal capogruppo di Avs in Comune Andrea Di Lenardo –. Essere equidistanti tra oppressi e oppressori, tra coloni e colonizzati, significa stare dalla parte di chi è favorito nei rapporti di forza. Il 14 ottobre parteciperemo convintamente al corteo per la Palestina». Pronta la replica del sindaco. «Noi non siamo una caserma – è la chiosa –, manifestare è un diritto garantito. L’importante è farlo sempre pacificamente».