Economia blu, debutta l’asse Trieste-Genova
Trieste e Genova protagoniste di un progetto che vuole accompagnare verso il futuro digitale l’economia del mare perché l’Italia rimanga competitiva grazie all’innovazione. Si tratta di Maritime Ventures, un’iniziativa sostenuta dal ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit) di cui Cdp Venture Capital è capofila, e che vede come partner industriali Fincantieri, il colosso italiano della navalmeccanica, e Psa Italy, importante azienda di logistica che in Italia ha tre terminal container (nei porti di Genova e Venezia) che gestiscono il 25% dell’import-export del Paese. L’iniziativa riunisce anche investitori e istituzioni come la Regione Fvg, il Comune di Genova, Friulia, la Fondazione Compagnia di San Paolo, Confindustria Genova, Intesa Sanpaolo, Bridgemaker e Cariplo Factory. Maritime Ventures punta a creare dieci imprese innovative in tre anni, con un obiettivo di raccolta di investimenti pari a 70 milioni di euro.
Il progetto mira a fare “Venture building”, ossia a stimolare la crescita di aziende innovative che rispondano ai bisogni concreti della filiera navale e logistico-portuale, per aiutare nella transizione digitale le Pmi del settore e dare risposte anche alle necessità dei grandi player, che hanno bisogno di appoggiarsi a realtà più flessibili e propense al rischio per trovare soluzioni innovative.
Le prime due imprese dovrebbero essere presentate già a maggio 2025. La dotazione economica iniziale del progetto è di 8,7 milioni, e le dieci imprese saranno oggetto di investimenti in equity da parte del fondo Boost Innovation di Cdp Venture Capital da circa 30 milioni, con l’obiettivo di raccolta di investimenti complessivi sul mercato appunto di 70 milioni. Le sedi permanenti dell’iniziativa: Trieste e Genova.
Al Palazzo della Regione a Trieste sono stati presentati i risultati dei primi mesi di lavoro dedicati al “Venture Blueprinting” cioè alla progettazione, durante i quali – ha spiegato Enrico Noseda, ad di Maritime Ventures – sono state realizzate oltre 45 interviste con gli attori più rilevanti del settore per capire bisogni e priorità. Sono sei gli ambiti di intervento individuati – coinvolgono principalmente l’ambito della comunicazione e del coordinamento tra diversi attori, la complessità normativa in tema di sostenibilità e la tracciabilità dei materiali – da cui dovranno emergere venti idee di business, che saranno poi raffinate in cinque prototipi. Da questi saranno selezionate le prime due aziende.
Trieste diventerà l’hub dedicato alla nautica, Genova alla logistica. La sede definitiva del progetto nel capoluogo Fvg sarà l’Hangar 21 in Porto vecchio, ha annunciato il presidente della Regione Massimiliano Fedriga. «Si sta andando in una direzione importante per il futuro di Trieste e del Fvg», ha sottolineato. «Mi piacerebbe che start up che vengono non solo da altre regioni ma anche da altri Paesi scegliessero Trieste come luogo dove crescere», ha proseguito. Per lo sviluppo dell’economia del mare, d’altronde, la Regione «ha messo in campo investimenti ingenti». Punto approfondito da Sergio Emidio Bini, l’assessore Fvg alle Attività produttive, che ha ricordato che la giunta ha «appena approvato un nuovo dl sullo sviluppo del settore nautico regionale con una dotazione iniziale da 2,4 milioni di euro» e che «nell’ultimo quadriennio sono stati concessi finanziamenti agevolati alle imprese del settore» per oltre «16 milioni di euro».
Il progetto per Fedriga ha una «valenza strategica di carattere nazionale» dato che «l’Italia è un Paese circondato dal mare» e dunque su questo «deve investire di più». Su una linea simile anche Agostino Scornajenchi, ad e direttore generale di Cdp Venture Capital, che ha sottolineato come «saper dominare i traffici faccia la differenza, determini se siamo un Paese che guida l’economia globale o si fa guidare». E anche il titolare del Mimit, Adolfo Urso, in un messaggio di saluto ha rimarcato che può essere un «motore di sviluppo per l’ecosistema industriale».
L’ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, ha spiegato che il progetto è cruciale perché Fincantieri e il Friuli Venezia Giulia – regione che detiene «il primato italiano» e quindi forse «dei Paesi occidentali» in termini di occupati nella navalmeccanica – rimangano leader nel settore anche tra dieci anni. Perché sebbene Fincantieri faccia «industria pesante» e non possa dimenticarsi «la tuta blu e le unghie nere» è necessario «evolversi» per affrontare le tre rivoluzioni del nostro tempo: quelle «digitale, energetica e demografica». Se in Oriente «c’è gente che si è messa la tuta blu e fa navi ripetitive, noi abbiamo scelto di fare navi difficili». Quindi Fincantieri cerca «innovazione cantierabile» in termini di soluzioni energetiche, di software sulla nave, e «soluzioni robotizzate per quei profili professionali che non si trovano più» come saldatori e molatori. —
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