L’appello del vescovo di Trieste sulla mensa Caritas: «Servono volontari e offerte»
«Faccio un appello alla città: servono volontari e offerte». Il vescovo Enrico Trevisi, non nascondendo una «fatica finanziaria della Caritas, in parte dovuta ai ritardi dei pagamenti delle convenzioni per i migranti e in parte anche ad una fatica organizzativa che si è accumulata», invita i triestini a dare un contributo. «Da Dio saremo giudicati per come ci siamo comportati davanti ai poveri», sottolinea in una nota: «Il Papa – aggiunge – ci ha messo in guardia dal cancro dell’indifferenza. Per questo chiedo a tutti di lasciarsi coinvolgere e partecipare».
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L’intervento del presule arriva a margine della notizia, emersa nei giorni scorsi, della decisione di affidare a una società privata, la Sodexo per precisione, la gestione della mensa della Caritas. Una mossa proprio per tentare una riorganizzazione del servizio e una riduzione delle perdite.
Riferendosi in generale alla situazione della Fondazione Caritas – un ente operativo della Diocesi che si occupa di diverse attività e servizi, non solo quello della preparazione e della somministrazione dei pasti – Trevisi riferisce che «prima che io arrivassi a Trieste, i dipendenti accusavano notevoli ritardi nei pagamenti del loro stipendio e così pure i fornitori, nonostante gli elevati mutui e i fidi bancari».
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Il vescovo ci tiene a precisare che ora i dipendenti sono pagati regolarmente. Almeno sotto questo aspetto, quindi, la situazione è stata sistemata. Questo, tenendo conto che tra i lavoratori della Caritas ci sono anche persone con percorsi difficili, passati segnati da questioni giudiziarie, persone fragili alle quali quella realtà ha garantito una possibilità di riscatto, una ripartenza.
Il desiderio di Trevisi, ora, è che nella riorganizzazione dei servizi «i dipendenti siano maggiormente tutelati, ma anche che possiamo raddrizzare la gestione». Un sostegno importante, più consistete rispetto agli anni precedenti, viene garantito alla Diocesi di Trieste dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Caritas italiana, grazie ai fondi dell’8 per mille. Ma non basta, viste le tante richieste di aiuto.
La Fondazione Caritas e la Caritas diocesana sono impegnate su più fronti: dal Centro di ascolto all’Emporio della solidarietà; dal dormitorio per i senza fissa dimora in convenzione con il Comune all’accoglienza per altri soggetti fragili, dalla mensa per i poveri all’accoglienza dei migranti con strutture convenzionate con la Prefettura e altre a totale carico della Diocesi, come il dormitorio di via Sant’Anastasio per i transitanti o per coloro che ancora non sono stati accolti.
«Presto arriverà il freddo – evidenzia il vescovo – e non possiamo restare a guardare e neppure restare a discutere e ritardare quello che la carità esige prontamente».
In città però non c’è indifferenza. «A Trieste – scrive Trevisi – molti sono i segni di questa carità che raggiunge migliaia di poveri. Il desiderio è quello di continuare e anzi aumentare la nostra attenzione alle persone fragili, sia attraverso le strutture convenzionate, ma anche attraverso quella gratuità che ci porta ad accollarci spese per far fronte ai bisogni di coloro che non sono tutelati dalle leggi e dai sistemi statali».
Da qui l’appello alla città, per implementare gli aiuti e garantire rispostei a chi ne ha bisogno.
«Il desiderio – scrive nella nota del vescovo – è quello di contribuire e lavorare insieme a tutte le altre forze e associazioni vive della nostra città e pure con le istituzioni. La fede cristiana ci porta ad uscire e farci carico della città. In essa, soprattutto nel povero e nel fragile – conclude – intravvediamo le sembianze di Cristo, povero e umile». —
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