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Октябрь
2024

Seminò terrore e uccise un ciclista: confermati 12 anni a Quintino

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La nuova perizia psichiatrica, disposta dai giudici della Corte d’Appello di Venezia, ha di fatto confermato che Steve Quintino, 20 anni di Riese, quando si mise alla guida di tre diverse auto, sottratte con la minaccia ai proprietari, la mattina del 1° ottobre del 2022, era capace d’intendere e volere. Ragione per la quale, ieri pomeriggio, i giudici della Corte d’Appello di Venezia hanno confermato la sentenza di condanna a 12 anni di galera del tribunale di Treviso.

Quel giorno Quintino, in poco più di un’ora di autentica follia, seminò il panico tra Riese e Oné di Fonte, riuscendo a sottrarre tre macchine ad altrettante automobiliste, investire e uccidere un pensionato di Loria che, con la moglie, stava andando a trovare la figlia in bicicletta, e alla fine speronare un’auto con due carabinieri a bordo, in un posto di blocco.

La nuova perizia psichiatrica, disposta dai giudici veneziani, ha stabilito che quel giorno di ordinaria follia Quintino era in uno stato psicotico dovuto all’assunzione di marijuana, ma seppur gli sia stato riscontrato un ritardo mentale, il ventenne di Riese era capace d’intendere e volere e di partecipare al processo.

Totalmente diversa la posizione dell’avvocato Paola Miotti che difende Quintino e del suo consulente, lo psichiatra Tiziano Meneghel per i quali il ventenne che avrebbe un quoziente intellettivo di un bambino di 8 anni, non era assolutamente capace di partecipare al processo.

Nel processo di primo grado aveva invece resistito, anche ad una perizia dinamica, l’accusa di omicidio stradale per l’investimento in via Marini del pensionato di Loria.

Inizialmente s’era infatti ipotizzato l’investimento volontario. Se Quintino, che viaggiava nella stessa direzione di Piva e della moglie e quindi proveniva da dietro la coppia di ciclisti, avesse perso per sbaglio il controllo del veicolo, avrebbe probabilmente investito prima la donna e poi il pensionato.

Ma visto che la donna non era stata coinvolta, il sospetto iniziale era quello che il giovane, una volta superata la moglie della vittima, avesse intenzionalmente sterzato a destra per speronare il pensionato.

Da qui, per provarlo, la necessità della perizia dinamica. Dopo essere stato caricato sul cofano dell’Audi A4, il pensionato poi era caduto sull’asfalto ed era stato trascinato dall’auto per alcuni metri, morendo sul colpo.

Lo stesso giudice delle indagini preliminari, Piera De Stefani, aveva sollevato la questione, nelle motivazioni del rigetto della richiesta della difesa di trovare una soluzione alternativa al carcere per il ventenne di Riese.

«Non si può in proposito – si legge nelle motivazioni – non evidenziarsi come le modalità del fatto (la guida spericolata di un’auto, senza patente di guida) appaiano compatibili con una modalità volontaria omicidiaria di Quintino».

Particolare la storia del giovane. Due fratelli maggiori, una mamma, un patrigno, un padre naturale che non ha mai fatto parte della sua vita ed ha tagliato i ponti con tutti fin dalla sua tenera età.

Questa l’anagrafe spicciola di un ragazzo che in due ore, il primo ottobre di due anni fa, rubò tre auto, travolse e uccise un pensionato, speronò i carabinieri e seminò il caos in tre Comuni diversi Comuni della Marca Trevigiana.