Viale monumentale alle prese con l’acqua: infiltrazioni e mare e frenano il cantiere in Porto Vecchio a Trieste
I lavori di infrastrutturazione del viale monumentale del Porto Vecchio sono alle prese con l’acqua alta. I responsabili dei cantieri lo avevano messo in conto già in fase di progettazione, considerando come tutta l’area dell’antico scalo è priva di sottoservizi, e che la posa delle tubature di luce e gas sta richiedendo di operare diversi metri al di sotto del livello del mare.
Maree e perdite tendono a infiltrarsi negli scavi in modo sempre più copioso e stanno costringendo le ditte a sospendere momentaneamente le attività di posa e a chiamare in aiuto tecnici specializzati per capire l’origine di tanta acqua. Potrebbe provenire dagli acquedotti che scorrono sotto viale Miramare, o addirittura dal più lontano torrente Martesin.
Il problema non può dirsi nuovo. Il tema delle maree si era palesato già in passato, all’avvio dei primi lavori di infrastrutturazione del polo museale del Porto Vecchio, davanti al Magazzino 26. E ancora prima durante la riqualificazione delle Rive cittadine. In entrambi i casi era stato necessario scavare al di sotto del livello del mare, richiedendo alle imprese in campo di adottare sistemi di filtri o pompe per drenare l’acqua in eccesso.
Già prima di appaltare il cantiere del viale monumentale del Porto Vecchio (inaugurato in marzo e finanziato con 19 milioni di euro dal Pnrr), i tecnici comunali avevano pertanto commissionato una serie di sondaggi, in modo da stimare il livello delle maree sotterranee nell’area interessata dai lavori. Negli ultimi giorni, procedendo con gli scavi, la presenza d’acqua sta tuttavia risultando maggiore del previsto, causando non pochi grattacapi alle ditte incaricate.
«In alcuni punti l’acqua arriva fino a 30 centimetri dal bordo scalo, superando anche il livello del mare: poco probabile si tratti di semplici maree», spiega il Rup Giulio Bernetti. Il Comune ha pertanto affidato ad AcegasApsAmga il compito di analizzare le acque rivenute: dalla percentuale di acqua salata, dolce o, addirittura, di cloro sarà infatti possibile attribuirne l’origine.
Ad esempio, secondo Bernetti potrebbe trattarsi di sedimenti del torrente Martesin, che scorre più a nord ma potrebbe avere delle diramazioni sotterranee, oppure di semplici perdite delle tubature sotto il più vicino viale Miramare. Una volta individuata la causa di queste infiltrazioni si potranno studiare possibili soluzioni per aggirare il problema: come diaframmi, filtri o un sistema di pompe per creare una sorta di “canale di drenaggio” che consenta lo svolgimento dei lavori.
In attesa dell’esito delle analisi i cantieri però non si fermano, considerando anche che la consegna dei lavori è fissata dal Pnrr al 2026. In questi ultimi giorni, spiega sempre Bernetti, oltre agli scavi i lavori hanno riguardato soprattutto le gettate di cemento per la successiva posa dei pali della luce, e poi il recupero e la conservazione degli antichi masegni, che continuano ad affiorare dal Porto Vecchio. —