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Октябрь
2024

No Green pass, in sedici a processo per gli scontri al Porto di Trieste

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Offese a poliziotti, carabinieri e finanzieri. Pugni, calci, lanci di bottiglie. E c’è chi avrebbe sfilato il manganello a un agente. I fatti del 18 ottobre 2021, data dello sgombero dei “No green pass” che per giorni avevano occupato il Varco IV del Molo Settimo a fianco dei portuali, sono finiti in Tribunale.

Venerdì è andata in scena la prima udienza predibattimentale davanti al giudice Luisa Pittalis. Fuori dal palazzo di giustizia un gruppo di sostenitori ha organizzato un presidio.

Sedici gli imputati a processo (pm Pietro Montrone), tra cui spunta un unico nome noto: quello del consigliere comunale di “Insieme Liberi” Ugo Rossi, quasi un habitué, ormai, dei corridoi di Foro Ulpiano per le vicende legate alle intemperanze in epoca Covid. Lui, come altri comparsi in aula, deve rispondere di oltraggio a pubblico ufficiale.

Perché, così si legge nel capo di imputazione, «durante lo sgombero dei partecipanti a una manifestazione (non autorizzata) a sostegno del presidio allestito presso il Varco IV del Porto dai rappresentanti del “Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste C.l.p.t.” in sciopero che, di fatto, impediva il regolare accesso al Porto, offendeva, in presenza di più persone, la reputazione e il prestigio di alcuni degli appartenenti alle forze dell’ordine, impegnati nello sgombero, che si trovavano vicino a lui». Rossi avrebbe gridato ripetutamente, con un megafono, «infami, cani del regime, non siete umani, la pagherete cara». Questo quanto contestato al consigliere comunale.

È forse una delle posizioni in qualche modo più morbide, la sua, se si considera che altri manifestanti non solo si erano espressi con parole oltraggiose, ma avrebbero anche messo in atto comportamenti violenti. È il caso, ad esempio, della trentottenne triestina Giulia Battellini che, come vine riportato negli atti, avrebbe aggredito un agente «colpendolo sul casco con entrambe le mani» e avrebbe anche sfilato a un collega «lo sfollagente in dotazione, tentando di divincolarsi da lui, spingendolo e colpendolo con dei pugni».

Altri manifestanti, invece, avrebbero scagliato bottiglie e oggetti vari in direzione delle forze dell’ordine; o, ancora, avrebbero spinto contro gli scudi con cui gli agenti e i militari cercavano di avanzare nel piazzale del varco portuale durante lo sgombero. Il cinquantenne triestino Marco Bubnich è tra le persone a cui viene contestato proprio il lancio di una bottiglia considerata, in quel contesto, «un’arma impropria». Stesso discorso per i triestini Maurizio D’Iorio, 56 anni, e Raffaello Materozzoli, 55 anni, accusati di aver scagliato una bottiglia. D’Iorio, in particolare, lo avrebbe fatto mentre gli operatori di polizia manovravano uno dei mezzi a idrante usati per disperdere la folla. C’è ancora chi, come il cinquantanovenne Riccardo Maciotta, avrebbe opposto resistenza spingendo con le mani gli scudi e, «con un calcio indirizzava verso le forze dell’ordine un lacrimogeno da queste appena sparato».

Il ventottenne triestino Daniel Zanon, invece, avrebbe colpito con un calcio al fianco un finanziere. Nella lista dei sedici imputati figura il l quarantatreenne triestino Tito Detoni: volto noto della sinistra radicale, una delle anime della galassia antagonista nelle proteste No green pass. È accusato di aver colpito con un calcio un poliziotto e, con un altro calcio, di aver indirizzato verso le forze dell’ordine «un lacrimogeno da queste appena sparato». Alcuni imputati hanno già scelto la “messa alla prova” (la possibilità di estinguere il reato con i lavori socialmente utili), altri hanno optato per il rito abbreviato. Cinque, tra cui Rossi, affrontano il dibattimento. —

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