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Carburanti: Schlein e Boccia farneticano contro il governo, ma un anno fa chiedevano l’aumento in Finanziaria

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A Roma la metterebbero così: “Fate pace col cervello”. E poiché si parla di politiche nazionali, quindi con base a Roma, si potrà ben attingere a quel detto così diffuso. Rivolgendo l’invito al Pd, a partire dai suoi vertici. La segretaria Elly Schlein e il capogruppo al Senato Francesco Boccia in queste ore hanno preso a sbraitare contro il fantomatico aumento delle accise sui carburanti che il governo vorrebbe inserire in Finanziaria. Il Mef lo ha smentito; loro sono andati avanti. Già questo basterebbe, ma le circostanze sono più impegnative di così. Le circostanze sono, infatti, che meno di un anno fa, nel dicembre 2023, a chiedere l’aumento delle accise erano proprio Schlein e proprio Boccia. E questo non è testimoniato da indiscrezioni o interpretazioni forzate, come avviene oggi per i piani del governo, ma da atti parlamentari. Due emendamenti, per la precisione: uno a prima firma Schlein, presentato alla Camera, e uno a prima firma Boccia, presentato al Senato.

Gli emendamenti alla scorsa Finanziaria con cui Boccia e Schlein chiedevano l’aumento delle accise

Si tratta di due emendamenti fotocopia, formulati dal Pd come misura per trovare le coperture a quella che presentavano come la loro contro-finanziaria. Dunque, un’azione ragionata, fortemente voluta, in qualche modo anche di bandiera. “Sono disposte misure di (…) di
rimodulazione ed eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente (Sad) di cui all’articolo 68 della legge 28 dicembre 2015, n. 221”, si legge in entrambi i testi, che furono bocciati. Tradotto dal burocratese al linguaggio comune: i Sad sono gli “sconti” sulle accise sui carburanti, senza i quali chiaramente le accise salgono. Il Pd, atti parlamentari alla mano, dunque, proponeva di aumentare le accise anche fino al massimo possibile, eliminando ogni aiuto al cittadino.

La faccia tosta del Pd, che ora urla contro il governo

Oggi, però, a dieci mesi di distanza, proprio Schlein e proprio Boccia urlano contro l’incoerenza del governo, che vuole – dicono loro – mettere le mani nelle tasche degli italiani. “Ci ricordiamo tutti Giorgia Meloni davanti ai benzinai a promettere di cancellare le accise e invece la verità è che è un’altra, lo dice un documento del governo, in cui mostra che voglia aumentare le accise sul diesel, un’altra tassa Meloni per 3 miliardi su imprese, famiglie e lavoratori. Hanno smentito tutto il giorno ma la verità la dice un documento del governo: Meloni spieghi perché inserisce una nuova tassa per famiglie e imprese mentre tagliano sul trasporto pubblico locale”, ha detto Schlein, per altro – dettaglio che aggiunge sapore a questa vicenda già così gustosa – ai microfoni del Tg1, ovvero di quella che a ogni piè sospinto lamentano essere l’ammiraglia della corazzata “TeleMeloni”. Quanto alla dichiarazione di Boccia, dettaglio in più, dettaglio in meno, nella sostanza è la replica di quella della segretaria.

La smentita del Mef: “Del tutto fuorviante parlare di aumento delle accise sui carburanti”

Il Mef nel suo chiarimento sul caso ha spiegato che è “del tutto fuorviante la notizia secondo la quale il Governo intende aumentare le accise sui carburanti”. “Sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica approvato nel 2022, il governo – ha spiegato il ministero dell’Economia – è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi (Sad). In questo contesto, rientrano anche le minori accise che gravano sul gasolio rispetto a quelle sulla benzina, e pertanto è allo studio un meccanismo di allineamento tra i livelli delle rispettive accise”. “In ogni caso in coerenza con l’impostazione di questo governo, l’intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell’innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due”, ha precisato ancora la nota, sottolineando che “il Piano strutturale di bilancio di medio termine (il “documento del governo” cui faceva riferimento Schlein, ndr) ha previsto che questo allineamento sarà definito nell’ambito delle misure attuative della delega fiscale”.

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