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Emanuela Orlandi, “Ratzinger voleva fare luce sulla sua scomparsa. La cassa? Se è nei sotterranei di Santa Maria Maggiore non posso accedervi”: parla il suo maestro di canto

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Lo aveva dichiarato in una trasmissione televisiva e lo ha confermato ieri davanti ai membri della commissione bicamerale d’inchiesta che indaga sul mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi: Monsignor Valentino Miserachs, il maestro di canto corale di Emanuela Orlandi, era già stato interrogato dal Vaticano nel 2012. La sua è una testimonianza importante: il pomeriggio del 22 giugno del 1983, è stato l’ultimo docente ad aver visto Emanuela in quell’aula, nella scuola di musica all’interno di Sant’Apollinare, da cui la ragazza è uscita poco prima di sparire per sempre.

L’audizione
Ieri, il docente della scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria è stato ascoltato dalla commissione d’inchiesta parlamentare che indaga sulla 15enne vaticana scomparsa che lo ha convocato per un’audizione. “Papa Benedetto voleva fare luce sulla questione. Non so se oltre me è stato convocato qualcuno (nel 21012, ndr) però io fui convocato dal capo della Gendarmeria del Vaticano, c’era anche l’assessore della Segreteria di Stato e qualche altro gendarme”, ha spiegato Miserachs.

La cassa
Qualche anno dopo, ha ricordato il monsignore, ha avuto un incontro anche con l’avvocata Francesca Immacolata Chaouqui, dipendente del Vaticano e Pietro Orlandi. La Chaoqui, lo ricordiamo, era membro di Cosea, l’ente voluto da Papa Francesco per fare luce sui conti del Vaticano. Venne arrestata nell’ambito dello scandalo Vatileaks, con l’accusa di sottrazione di documenti riservati. Miserachs ha poi fatto riferimento alla fatidica cassa che dovrebbe contenere documenti o cose che potrebbero fare luce sul destino di Emanuela e che secondo quanto riportato da persone interne al Vaticano al fratello della ragazza, Pietro Orlandi, potrebbe trovarsi nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Santa Maria Maggiore
“Sono venuti da me (Francesca Chaouqui e Pietro Orlandi, ndr) chiedendomi se si poteva reperire questa cassa che la stessa Francesca Choqui diceva di aver consegnato nelle mani di un cardinale – ha ricordato il monsignore, anche canonico della basilica di Santa Maria Maggiore –. Lei diceva di aver portato una cassa che avevano consegnato al cardinale Santos Abril e che l’avrebbero portata nel sotterraneo dove c’è il cimitero dei canonici. Secondo quanto diceva, l’aveva portata personalmente e deposta nel sotterraneo dove c’è il museo dei canonici. Se c’è questa cassa, io non ho alcuna possibilità di accedere, la basilica è stata commissariata“, ha aggiunto ieri il Monsignor Miserachs. Questa versione coincide con quella di Pietro Orlandi che pochi mesi fa dichiarò proprio a FqMagazine di essere andato nella Basilica e di aver trovato tre porte chiuse a chiave che impedivano di accedere a quella zona in cui può entrare solo il commissario, “un monsignore che sta a Santa Marta e che ho contattato ma senza ricevere risposta”, ci disse.

Parla Alberto
Tra gli alunni del monsignore c’era anche il musicista Alberto Laurenti che, pur non essendo stato convocato, è stato chiamato in causa più volte e l’ultima pochi giorni fa, durante l’audizione di un’altra ex allieva del Da Victoria, Regina Martusciello, che però conosceva poco Emanuela, ha detto. Non è la prima volta che tale Alberto viene tirato in ballo in questa vicenda, ispirando suo malgrado delle ricostruzioni che lui stesso ha smentito all’Ansa. “In questi giorni ho letto fantasiose elaborazioni della verità che vedrebbero il mio nome accostato a quello di Emanuela Orlandi nel quadro di inesistenti frequentazioni amicali ed ambiziosi progetti artistici: nulla di più falso. Il rapporto tra me ed Emanuela si limitava a timidi sguardi e rapidi saluti tra adolescenti che frequentavano, una volta a settimana, i corsi di canto corale presso l’Istituto vaticano Ludovico da Victoria di piazza Sant’Apollinare a Roma”.

Oggi, Laurenti è un affermato noto chitarrista ha composto celebri canzoni per grandi artisti tra i quali Franco Califano, Renato Zero e Gabriella Ferri. “Quello che più mi disturba e mi ha spinto ad intervenire – ha aggiunto Laurenti all’Ansa – è che si vuol far passare una quattordicenne di quarant’anni fa, un’altra epoca, come una ragazza assetata di fama e successo che addirittura avrebbe sfruttato la presenza tra il pubblico di un programma televisivo (Tandem, a cui Emanuela partecipò con la sua classe, ndr) per poter raggiungere chissà quale obiettivo pseudoartistico. Ho letto articoli vergognosi, i cui autori meriterebbero richiami disciplinari su cui il mio legale sta lavorando, che tentano di scavare nella testa di una ragazzina attribuendole iniziative mai avvenute”.

Ha ricordato ancora Laurenti: “In quel periodo che va dai miei 14 anni alla maggior età, ho conosciuto e frequentato tanti colleghi del conservatorio, tranne Emanuela, più piccola di me con la quale, ribadisco, non ho avuto mai alcun rapporto eccedente un semplice saluto. Questa è l’unica verità, come riferito alle forze dell’ordine che mi sentirono come persona informata dei fatti oltre 40 anni fa anche sulla mia presenza a Roma durante la sparizione della povera Emanuela. Ho riferito loro – racconta – che quel giorno raggiunsi l’ospedale Celio per sottopormi ad un piccolo intervento dermatologico dopo essermi spostato con mezzi pubblici da Orvieto dove prestavo il servizio militare presso la caserma Piave”. “Mi aspetto – ha concluso – che non vengano divulgate oltre notizie tanto false quanto sgradevoli nel rispetto di chi, come i familiari di Emanuela, sta cercando la verità da tanti, forse troppi anni”. Anche l’avvocato Francesco Lauri, che assiste Laurenti è intervenuto dicendo: “Citare un artista famoso nell’ambito di una vicenda così triste al solo scopo di attirare i lettori oltre al possibile danno di immagine, che mi riservo di tutelare nelle sedi competenti, rischia di distrarre l’opinione pubblica dai risultati più seri che le varie commissioni di indagine stanno cercando di conseguire da tempo”.

L'articolo Emanuela Orlandi, “Ratzinger voleva fare luce sulla sua scomparsa. La cassa? Se è nei sotterranei di Santa Maria Maggiore non posso accedervi”: parla il suo maestro di canto proviene da Il Fatto Quotidiano.