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Il mio 7 ottobre 2023 - quarta puntata

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Le prime immagini che ho visto sono state quelle della strage al Nova Music Festival. I massacratori avevano evidentemente ricevuto l’ordine di portarsi le bodycam e di mettere tutto on line subito. Il mio primo pensiero è stato: “Dio come deve esservi piaciuto il Bataclan! Siete anche riusciti a superare lo Stato Islamico. Avete fatto molti più morti e almeno al Bataclan non c’erano stati gli stupri. Poi i vostri ingegneri del terrore - gente che ha studiato come si distribuisce l’angoscia e la paura tra i civili - vi hanno anche fatto riprendere e mandare la barbarie in mondo visione”.

Le stragi del 7 ottobre sono state animate dall'intenzione di uccidere il maggior numero di civili inermi possibile. Al Nova Music Festival c’erano giovani che bevevano e fumavano, ragazze con vestiti succinti, gente che era lì nella speranza di trovare un fidanzato o una fidanzata o anche solo di farsi una scopata. Al Nova Music Festival c'erano i ragazzi che si divertivano come un po tutti i ragazzi in occidente si divertono: tutto questo doveva essere barbaramente distrutto e mostrato al mondo. Al Nova Music Festival c’ero io, cioè il ragazzo che io sono stato. Mi avevate già ucciso al Bataclan, e adesso mi uccidevate ancora. Ma avete anche ucciso il pendolare che io ero; mi avete ucciso nella metropolitana di Londra o sui treni spagnoli. Mi avete ucciso mentre guardavo gli oggetti brillare sui banchi dei mercatini di Natale, mentre passeggiavo a Nizza, mentre ero a sentire un concerto in un teatro di Mosca, Mentre ero a casa in Israele accanto a mio figlio neonato.

Io vorrei che la gente si concentrasse sull’intenzione che anima lo Stato Islamico ed Hamas. L’ “intenzione” è importante. L’intenzione - che si traduce in un metodo - è dirimente: se gli stati usciti vincenti dalla Seconda Guerra Mondiale avessero avuto la stessa “intenzione” che animava i nazisti, allora la Germania nel 1946 sarebbe stata trasformata in un gigantesco lager dove una manodopera schiava denutrita avrebbe lavorato per produrre nelle fabbriche la ricchezza da distribuire ai popoli vincitori. Ma, a onore dei vincitori, questo non è accaduto. Se Israele fosse animato dalla stessa “intenzione” di Hamas oggi i civili uccisi nella Striscia sarebbero 500.000, non i ventimila circa che purtroppo contiamo.

Le guerre fanno parte della storia umana e portano sempre con se vittime collaterali, e sono sempre una gigantesca punizione collettiva, per i vinti ma anche per i vincitori. Un’altra cosa però è il sorgere di una forza il cui metodo sostanziale è uccidere tanto, uccidere indiscriminatamente, uccidere le persone comuni, ucciderne il più possibile. Quando un metodo del genere entra in azione non importano più i motivi, gli ideali, le ragioni e i torti, il divenire storico; non importa quali bandiere sventolino gli autori di questo orrore, non importa se indossano la cravatta o un turbante, né importa la razza, la religione, la storia e la geografia. Il 7 ottobre ho idealmente gettato dalla finestra tutti i libri che parlano di queste cose e intorno ai cui concetti mi gratto le pulci da anni. Chi usa le stragi di civili come metodo intenzionale e premeditato va messo in condizioni di non nuocere il più velocemente possibile. Le “intelligenti analisi” vanno riservate ad altro, per costoro non serve scervellarsi sui libri, basta un’unica antica frase: “Se qualcuno viene per ucciderti, alzati e uccidilo per primo”. Spiace, ma la nuda realtà almeno ogni tanto va guardata in faccia. A me è capitato il 7 ottobre.

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