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Blessano, morto don Adolfo Comello: prete musicista, per 64 anni a servizio della Chiesa

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Lo sguardo mite, la sensibilità artistica, la generosità lontana da ogni protagonismo. Sono state le numerose sfaccettature della sua personalità ad aver reso don Adolfo Comello un parroco amato fra le comunità in cui ha servito al Chiesa udinese nei suoi 64 anni di sacerdozio. E da ciascuna di esse giunge il cordoglio per la scomparsa di una figura che ha lasciato un’impronta profonda.

È spirato nel pomeriggio di mercoledì 2 ottobre alla Fraternità sacerdotale di Udine, dove risiedeva da alcuni anni, con la serenità d’animo che lo contraddistingueva e il fisico provato dall’età e da alcuni problemi di salute che ne avevano imposto svariati ricoveri ospedalieri.

Era nato il 23 novembre del 1934 a Zompitta, frazione di Reana del Rojale, da una famiglia di contadini, primo di sette fratelli, aveva maturato presto la vocazione ed era stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1960 dall’arcivescovo monsignor Giuseppe Zaffonato che subito gli aveva affidato il servizio di cappellano a San Daniele del Friuli.

«Apparteneva a una famiglia storica di Zompitta – riferisce il sindaco Anna Zossi che ieri ha portato il cordoglio di tutta la comunità ai congiunti – . Qui ha vissuto la sua infanzia, poi è stato sacerdote in numerose parrocchie». Due anni dopo l’ordinazione, infatti, divenne cappellano a Pagnacco, dove rimase fino al 1965. Successivamente, don Comello fu inviato in montagna, nel Canal del Ferro, dove servì diverse comunità: fu cappellano a Dordolla, in Val Aupa, prima di ricevere, nel 1969, il suo primo incarico da parroco a Chiusaforte. Due anni dopo, iniziò a servire anche la comunità di Saletto.

«Arrivò a Chiusaforte alla fine degli anni Sessanta – ricorda il sindaco Fabrizio Fuccaro – è stato un prete innovativo, capace di seguire gli anziani, ma anche di aggregare i giovani attraverso l’organizzazione dei campeggi estivi e la catechesi. Mantenne il legame con la comunità nel post terremoto seguendo gli sfollati a Lignano e Grado. Per molti seppe essere un padre e un fratello, anche per questo nel 2019 gli fu conferita la cittadinanza onoraria».

Rimase nel Canal del Ferro per 19 anni, fino a quando, nel 1988, fu nominato cappellano delle “colonie” di Lignano. Cinque anni di servizio in riva al mare, prima di spostarsi, nel 1994, nelle parrocchie del comune di Basiliano, servendo in particolare la comunità di Blessano.

Il sindaco di Basiliano Marco Olivo lo ricorda «come una persona molto umile e semplice, caratteristiche per le quali era molto amato da tutti. Malgrado la salute cagionevole – ricorda – è sempre stato molto presente e determinato in quello che faceva. Amava camminare ed era solito spostarsi a piedi da Basiliano a Blessano. Appassionato di musica e di arte, si è prodigato per recuperare i fondi e provvedere al restauro di opere d’arte sul territorio. Era molto legato alle associazioni a Blessano, ma anche nelle altre frazioni, e la gente che lo apprezzava per la sua indole e per la sua forza d’animo oggi è in lutto».

Ed è proprio a Blessano, nella chiesa parrocchiale, che venerdì 4 ottobre alle 15 saranno celebrate le esequie, a presiedere il funerale sarà l’arcivescovo, monsignor Riccardo Lamba. «Una precisa volontà espressa da mio zio» rivela il nipote Andrea Comelli che di lui ricorda la grande passione per la musica e per il pianoforte che suonava con particolare abilità. «Era un prete autentico, dall’animo buono – ricorda – sono tante le famiglie in difficoltà che ha aiutato, prese a cuore anche le sorti di alcuni ragazzi cui fornì il sostegno economico e la formazione. Malgrado l’educazione rigida, era una persona che amava l’ironia e lo scherzo, fra le sue letture preferite c’era la satira di Forattini, che non aveva mai smesso di apprezzare». —

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