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L’opportunità per le banche europee di diventare più importanti

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Se guardiamo il ranking delle più grandi banche al mondo per capitalizzazione di mercato (fonte Investopedia) non troviamo nessuna banca Europea:


A essere pignoli HSBC ha sede nel Regno Unito, ma ben sappiamo che è essenzialmente una banca asiatica con i tre quarti del suo business in quel continente.

Il mondo è dominato dalle banche americane e da quelle cinesi. Australia e Canada, paesi “piccoli” ma che hanno da molto tempo favorito l’aggregazione fra banche e oggi hanno non più di 3 o 4 campioni nazionali, riescono a esprimere due nomi nella Top10. Le banche europee popolano molte posizioni delle banche che seguono in classifica ma faticano a emergere al vertice.

Ci sono svariati motivi che spiegano questa situazione:

  • in Europa esistono ancora oggi più di 5200 banche. Le aggregazioni avvenute sono state soprattutto “nazionali”, occorse sovente anche per permettere di “salvare” banche in difficoltà (UBS > Credit Suisse dello scorso anno l’esempio più recente).
  • le poche fusioni transfrontaliere di successo viste negli ultimi decenni (le più importanti furono le operazioni Unicredit > Hypovereinsbank e quella che portò la Banque Nationale de Paris a controllare la BNL) risalgono a metà anni 2000.
  • il basso tasso di successo, per dirla con un eufemismo, delle più grosse operazioni di M&A bancario (MPS > Antonveneta la tragedia italica nel 2007, Commerzbank > Dresdner Bank il nightmare tedesco del 2009, Royal Bank of Scotland + Banco Santander > Abn Amro la più disastrosa operazione transfrontaliera in Europa del 2007, in piena “bolla” del settore bancario). Da allora come vedete bene dal grafico di Bloomberg l’attività di M&A nel settore è solo scesa passando da 320 miliardi di euro del 2007 ai soli 15 miliardi del 2023.

  • la “crisi” dell’Eurozona e i problemi di NPLs e patrimonializzazione che ne seguirono che da un lato resero ancora più elevata la “sfiducia” del centro e nord Europa nei riguardi del sud e dall’altra portarono le valutazioni delle banche su valori molto bassi per un decennio, rendendo di fatto impossibile pensare ad acquisizioni.
  • E allora perché ne parliamo oggi, in questo quadro così deprimente?

    Perché finalmente dopo molta attesa l’M&A bancario e le aggregazioni transfrontaliere sono tornate alla ribalta: prima in Spagna il BBVA si è comprato il Banco de Sabadell per circa 11 miliardi di euro e poi pochi giorni fa Unicredit ha preso una significativa partecipazione in Commerzbank, mettendo le basi per un’altra operazione strategica in Germania. Nel 2005 come CEO c’era Alessandro Profumo, ora il combattivo Andrea Orcel.

    Oggi le condizioni sono migliori con banche tornate su livelli di redditività buona e valutazioni migliori (price / book medi intorno all’unità, raddoppiati dai minimi). Il capitale a disposizione è molto, proprio a giugno 2024 si è toccato il massimo eccesso di CET1 (media banche EU) rispetto ai livelli richiesti dai regulators europei con oltre 4 punti percentuali. Insomma, la voglia di crescere, magari comprando concorrenti più in difficoltà, meno ben gestiti e con valutazioni peggiori, è tornata. E le risorse ci sono.

    Il peso futuro dell’Europa dipende (anche) dal fatto di contare come continente nel mondo della finanza e poter rivaleggiare con gli altri colossi mondiali.

    E allora forza CEOs bancari europei, seguite l’esempio del buon Orcel!