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Mollicone racconta la sua esperienza in coma: “Dopo quella notte ho cambiato idea sull’eutanasia”

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Federico Mollicone, in una intervista a La Stampa ricordando quel 18 gennaio 2022, quando finì in coma. E lo fa sollecitato sul dibattito relativo al fine vita. “Nel 1984 arrivò in Parlamento la prima proposta di legge sull’eutanasia e, dice l’esponente di FdI, “ricordo le nostre battaglie quando il dibattito pubblico si accendeva intorno ai casi di Eluana Englaro o Piergiorgio Welby, qualche anno più tardi. Ma siamo sempre rimasti della stessa idea: la sacralità della vita è un principio non negoziabile” e “lo condivido ancora, ma dal giorno in cui ho avuto un malore qualcosa è cambiato”.

Mollicone ricorda la notte del 2022 e di quando finì in coma

“Una giornata faticosa – racconta il presidente della Commissione Cultura della Camera – tanto che alle 21,30 sedevamo ancora in Aula. Avevo appena finito il mio intervento quando sono collassato. Se ne accorsero Fabio Rampelli e Davide Galantino. Avevo degli spasmi respiratori. Mi portarono in codice rosso al Gemelli, dove arrivai in pre coma. La chiamano sindrome vagale. Un termine che i medici usano in quel 5 per cento di casi in cui non sanno qual è la causa del male. Decisero, per sicurezza, di stabilizzarmi in coma farmacologico. In quelle ore, però, restai sempre cosciente. Perfettamente lucido. Ascoltavo e capivo tutto quel che succedeva intorno a me, ma ero paralizzato. Non potevo muovere neppure gli occhi. Ero diventato un oggetto dotato di coscienza. Mi sentii completamente impotente. Ero disperato”.

“Faciliterò il dialogo con l’Associazione Luca Coscioni”

Il primo pensiero? “‘Se sono condannato a restare in queste condizioni, meglio che qualcuno stacchi la spina’. Non volevo diventare un peso, restare attaccato a una macchina. Ma non sapevo di essere stato messo in coma farmacologico, temevo che la cosa non fosse reversibile”. Invece il giorno dopo i medici lo risvegliarono… “Sono stati bravi e io ho reagito in modo positivo. Mi sono chiesto, però, se ciò che avevo vissuto in quella terribile notte potesse essere considerata vita. Ora capisco che, in certi casi limite, l’eutanasia possa essere un’opzione”.

Nel caso quindi di “chi entra in coma e resta in uno stato vegetativo. È su questi casi limite che è cambiata la mia sensibilità. Ho capito che devo ascoltare le ragioni di chi è dall’altra parte e chiede una legge sul fine vita. Faciliterò il dialogo, anche con associazioni come la Luca Coscioni”, “assumerò una posizione dialogante con tutti, anche con Marco Cappato”, “prima pensavo che su questo tema ci fosse una strumentalizzazione politica, ideologica, oggi invece capisco il dolore di chi vive quella situazione e di chi gli sta attorno”. Ma precisa che se arrivasse in Aula una legge sul fine vita “seguirei le indicazioni del mio partito”.

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