ATP Shanghai, Berrettini dà una buona prova di efficienza e supera O’Connell con due tie-break
Matteo Berrettini torna a vincere un match in un Masters 1000 dopo oltre un anno (Toronto 2023). Il romano supera in due tie-break l’australiano Christopher O’Connell, anche se sia nell’una che nell’altra occasione rischia davvero tanto. Prossimo obiettivo la rivincita con Holger Rune, con il danese che lo aveva superato a Cincinnati, ma intanto queste due ore e 12 minuti una buona notizia la danno: il problema di Tokyo appare superato.
Dopo i primi quattro game, che sono tutto sommato privi di problemi, i guai per Berrettini arrivano nel quinto, in cui subisce il break con un passante di rovescio sulla riga di O’Connell, una palla portata via dal nastro e un errore di rovescio che va sotto il nastro. Il romano si riprende subito, sfruttando anche un dritto molto lungo dell’australiano, e poi trova il modo di salvare una palla del 4-3 a favore del suo avversario. Di questioni da rimarcare praticamente non ce ne sono più e così si va al tie-break, che però sembra trasformarsi in un monologo da parte di O’Connell, il quale s’invola fino al 5-1. Il suo problema, però, si chiama dritto: tre errori su quattro punti (dove il quarto è un ace di Berrettini) portano al 5-5. Segue una lunga serie di set point da una parte e dall’altra fino alla prima vincente dell’azzurro sul 10-9.
E sullo slancio arriva anche il break nel secondo set, con il dritto di O’Connell che di nuovo fa una fatica immane a trovare il campo. Non tutto va però liscio dalle parti di Berrettini, che sul 2-1 deve salvare una chance di recupero da parte dell’australiano, e lo fa con una bella combinazione servizio-dritto. Tutto sembra però procedere tranquillamente di lì in avanti, ed effettivamente lo fa. Sul 5-4, però, succede qualcosa. Anzi, succede un po’ troppo: blackout del romano, controbreak a zero. Sul 5-5 game durissimo, chance di tornare avanti per Matteo, ma O’Connell regge in un modo o nell’altro. Si rende così necessario un secondo tie-break, che ha decisamente più equilibrio rispetto al primo. Berrettini si guadagna il match point con l’ace numero 11, l’aussie gli risponde con la stessa moneta, ma manda lungo il dritto dopo il cambio di campo sul 6-6: stavolta Matteo può chiudere al servizio. E ce la fa, chiudendo a rete con la volée di rovescio tolta dal corpo.
Come comprensibile in un match del genere, le cose si decidono su pochi punti (86-83 per Berrettini in questo caso); conta anche il 75%-69% di prime in campo, ma l’importante, più dei numeri, è aver rivisto una versione del romano che non è chiaramente quella massima, ma ha chiaramente la capacità di togliere parecchie ansie legate al suo stato fisico.