Allarme di Nursind: «I sindaci del Canavese affrontino il tema della carenza degli infermieri»
IVREA. Una lettera che è un grido di aiuto e una richiesta, forte, di discutere apertamente di un problema che sta mettendo in difficoltà il servizio sanitario pubblico per provare ad individuare soluzioni. È quella inviata da Giuseppe Summa, segretario territoriale Nursind, alla conferenza dei sindaci dell’Asl/To4. «I sindaci molte volte si sono espressi con preoccupazione sulle criticità dei servizi dell’Asl/To4 a causa della carenza di personale medico – dice Summa –. È vero, ma non possiamo non evidenziare come la vera emergenza è e sarà sempre più quella legata agli infermieri».
I NUMERI
Per dare un’idea un poco più precisa di quanto dice Summa si può guardare il dato che si evince nella delibera che approva i piani triennali del fabbisogno di personale 2022-2024 che prevedo, per l’Asl/To4, 2.007 infermieri, di cui 208 part time. Questo numero di 2.007 infermieri è comprensivo di quelli previsti nel sempre citatissimo decreto ministeriale 77 del 2022 e destinati all’assistenza territoriale e di quelli previsti dal decreto Arcuri, per il potenziamento delle terapie intensive. Per essere ulteriormente chiari: gli infermieri di comunità in servizio in Asl/To4, che è stata pioniera nello sperimentare queste figure, sono 16 e c’è spazio per 167. Ad agosto, gli infermieri in servizio erano 1.554 infermieri (453 in meno del fabbisogno indicato dal piano triennale) tra contratti a tempo indeterminato, determinato e in somministrazione. Il numero è compreso di coordinatori e sono esclusi gli infermieri pediatrici, che hanno una loro specificità, e sono esclusi quelli previsti dai decreti 77 e Arcuri. Anche con tutte queste sottrazioni (di fatto di servizi che dovrebbero essere potenziati, ma non lo sono) dovrebbero esserci una ventina di infermieri in più.
CARENZE OVUNQUE
Il reclutamento è sempre più difficile. Se quello tracciato da Summa è un quadro dei bisogni della sanità pubblica, c’è una breve parentesi da aprire sulle carenze nel privato e nelle Rsa, dove davvero gli infermieri sono merce sempre più rara. Tra l’altro, capita sempre più spesso che infermieri che lavorano per il privato partecipano a graduatorie e concorsi pubblici o accettino contratti in somministrazione e quindi facciano parte di più graduatorie. «Un esempio? Dall’ultima graduatoria a tempo determinato dell’Asl/To4 – illustra Summa – solo 25 infermieri erano potenziali neoassunti perché tutti gli altri erano già in Asl/To4 con contratti in somministrazione. Di fatto, questi colleghi hanno avuto semplicemente un cambio di contratto, passando dalla somministrazione alle dipendenze dell’azienda». E non è tutto, tenuto conto delle assenze per periodi lunghi (dalle maternità ai gravi problemi di salute), eventi fisiologici in un campione di popolazione lavorativa così numerosa, è difficilissimo stare dietro al riempimento di tutte le caselle dell’organico. E questo, nonostante il corso di laurea in Infermieristica di Ivrea riesca a saturare sempre i posti previsti dal numero chiuso (75) e formi una media di una cinquantina di nuovi infermieri l’anno che vengono subito assorbiti dal mondo del lavoro. «Il punto è che gli infermieri che si laureano a Ivrea – incalza Summa – non è più sufficiente a soddisfare nemmeno il fabbisogno ordinario dell’Asl/To4. Ci sono infatti grosse difficoltà nel garantire la copertura del turn-over, nonostante le graduatorie concorsuali finiscano in un paio di settimane. Di questo passo, non vedremo mai l’applicazione del decreto ministeriale 77 e di tutta la riorganizzazione territoriale. Come sarebbe possibile con questi numeri?».
BUCHI QUA E LÀ
Le carenze si fanno sentire: «Al momento abbiamo sei infermieri in meno sull'area medica di Cuorgnè. Lo stesso pronto soccorso di Cuorgnè è lontano dai numeri pre-pandemia e basti dire che i trasporti secondari non riescono più numericamente ad essere gestiti dal quel solo servizio, ma partecipa tutto il dipartimento medico». Anche Ivrea soffre: «In pronto soccorso mancano 3 infermieri, un paio mancano in dialisi, uno manca in ortopedia, uno in neurologia. E ancora: due mancano alle cure domiciliari di Ivrea. Tutte le aree hanno le loro carenze. Per questo chiediamo ai sindaci di diventare parte attiva e aprire un tavolo di confronto. Noi crediamo sia indispensabile».