Vino, l’Italia torna primo produttore al mondo grazie a qualità di prodotto e lavoro. Francia battuta e clima ostile contenuto
Vino, quel nettare divino che inebria l’animo cantato da poeti latini e greci, declinato ai nostri tempi diventa il motore dell’agricoltura e il volano dell’industria di settore e della crescita economica. E in questo, i dati e le stime sul prossimo futuro danno ragione alla qualità e varietà italiana, e in particolare questa vendemmia 2024 ci rende orgogliosamente detentori di un primato da record: l’Italia è il primo produttore al mondo di vino. E allora vediamoli questi numeri che rilanciano ottimismo e passione che accompagnano dalla semina alla raccolta, i nostri uvaggi. Ce li fornisce l’Adnkronos che attesta con la veridicità della matematica applicata alle viniviticoltura che sono 41 milioni gli ettolitri, stimati per la vendemmia 2024. Numeri in risalita rispetto a quelli dell’anno scorso: +7% rispetto ai valori del 2023.
Vino e vendemmia 2024: l’Italia torna primo produttore al mondo
Numeri che confermano qualità e resa competitiva del nostro prodotto, al netto delle influenze negative inferte dal clima tra siccità e alluvioni che hanno spaccato il Bel Paese in due. A contenere il potenziale produttivo, sottolinea infatti l’agenza di stampa citata, l’ormai consueto impatto di fenomeni climatici estremi, dalle piogge eccessive al Centro-Nord alla siccità nel Sud. Nel complesso un’annata contenuta nella quantità ma complessivamente di qualità buona, con diverse punte ottime. Del resto, anche per quanto concerne le tempistiche della vendemmia, la trasversalità dell’andamento climatico ha influenzato i tempi di raccolta in base alle varietà. Alla tipologia. Alla giacitura e alla disposizione dei terreni, fornendo uno scenario variegato.
L’impatto del clima tra siccità e alluvioni
E allora, al Sud, dove allo stress da carenza idrica si è aggiunto da maggio anche lo stress termico, il periodo della raccolta è stato anticipato. Come al Centro e al Nord per le varietà precoci. Rientrano invece nelle medie stagionali le varietà tardive del Nord. La siccità ha influito sicuramente in maniera negativa sui volumi, ma l’andamento delle temperature ha consentito una maturità fenolica completa che rappresenta il vero valore aggiunto di questa annata enologica. Pertanto, le stime vendemmiali di quest’anno, sottolinea il presidente di Ismea, Livio Proietti, «ci restituiscono un quadro complesso ma allo stesso tempo ci consentono di mettere a fuoco alcune azioni da mettere in campo».
Vino, un mondo sospeso tra clima, sfida tecnologia e appeal del lavoro in vigna e in cantina per i giovani
«Certamente – prosegue il numero uno di Ismea – è necessario continuare a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici con tecnologie e innovazioni mirate anche all’adattamento al nuovo contesto. Che comunque richiederà sempre più conoscenza e preparazione tecnica di chi opera in vigna, adoperandosi per mantenere il forte appeal che per i giovani ha fin qui avuto il lavoro in vigna e in cantina. Attirare le giovani generazioni è lo scopo di percorsi di studio specifici, in grado di cogliere con adeguato anticipo le tendenze in atto. E, quindi, utilizzare la tecnologia al meglio, valorizzando il vino per preservare ed esaltarne la cultura».
La ripresa dell’Italia e il calo della Francia
Ma non è tutto. Perché l’indagine vendemmiale fotografa una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e di un incremento contenuto nel Sud (+15,5%) che, tuttavia, non bastano a riportare la produzione sui livelli di medio-periodo. Mentre Nord e Centro si discostano dalle medie quinquennali (2019-2023) rispettivamente del 5,3% e 5,4%, ma la performance dei vigneti di Sud e Isole si conferma in flessione, a -25,7%. Nello scenario globale, comunque, si segnala la drastica contrazione della Francia (-18% sui valori 2023) che riconsegna all’Italia il primato produttivo mondiale.
«La trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud»
«È stata una delle vendemmie più impegnative che ricordi nella mia ormai lunga esperienza di enologo. Una vendemmia quella del 2024 – commenta il presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella – condizionata in maniera importante da una significativa trasversalità meteorologica che ha messo alla prova i viticoltori italiani da nord a sud del Paese. In particolare, la vendemmia di quest’anno si inserisce in un quadro meteorologico estremo, caratterizzato da un’instabilità climatica che ha influito inevitabilmente sulla produzione delle uve».
La competenza scientifica dei nostri enologi
E ancora. «Le varietà più precoci, in alcune zone, sono state raccolte con rese inferiori e una qualità segnata dalle condizioni meteorologiche avverse, mentre le varietà più tardive hanno subito ritardi o anticipi nella maturazione, con un impatto significativo sul bilancio zuccherino e acidico delle uve stesse. Tuttavia, nonostante le difficoltà, ciò che emerge come un fattore determinante per la qualità finale dei vini è proprio il lavoro degli enologi. Mai come quest’anno, siamo stati chiamati a dimostrare la nostra competenza scientifica e il nostro sapere tecnico per gestire al meglio sia la conduzione della vigna sia quella della cantina».
Infine: «In campo, abbiamo dovuto adottare strategie precise per ottimizzare l’uso delle risorse idriche, monitorare lo stato di salute delle piante e decidere il momento esatto della vendemmia per ottenere uve al massimo del loro potenziale. In cantina, il lavoro è stato cruciale per valorizzare la materia prima, lavorando con precisione per compensare gli squilibri creati dalle condizioni meteorologiche».
Il mercato del vino e i rapporti-appelli alla Ue dei protagonisti del settore
Per Gaya Ducceschi, Head of Wine & Society and Communication del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), l’associazione che rappresenta le aziende vinicole europee nell’industria e nel commercio di vino: «Il declino strutturale a lungo termine dei consumi, soprattutto nei mercati tradizionali, è al centro della crisi attuale del settore. Mentre il mercato globale degli alcolici e dei prodotti a basso o zero alcol è in crescita, il consumo di vino continua a diminuire. Il supporto dell’Ue dovrebbe concentrarsi sul miglioramento della competitività, riducendo i costi e favorendo l’accesso ai nuovi consumatori.
Il ruolo del vino nella società e la difesa del suo patrimonio culturale
A tal riguardo, insieme alla filiera europea del vino, stiamo per lanciare in tutta Europa Vitævino, una campagna a difesa del nostro settore, per proteggere il vino come parte di uno stile di vita sano ed equilibrato. Mettendo in evidenza il suo ruolo culturale e socio-economico. La campagna si concentrerà nel generare un ampio supporto pubblico attraverso un impegno collettivo. Incoraggiando cittadini. Consumatori. E la comunità globale del vino, a firmare una “Dichiarazione” che sostiene il ruolo del vino nella società e ne difende il patrimonio culturale».
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