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Pordenone, il prefetto Manno saluta e si commuove: «Provincia più sicura, io mi sento friulano»

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«Lascio una provincia sicura, ancora più sicura. Qui ho conosciuto persone persone splendide, che si sono fatte da sole. Tante persone che non hanno mai dimenticato la fede, le origini e per questo ...Io sono friulano». Non ha trattenuto la commozione il prefetto Natalino Domenico Manno, che ha trovato a Pordenone una nuova casa. Promosso dopo undici mesi alla guida della Prefettura di Lecce, incarico prestigioso, ha promesso: «Non vi dimenticherò. Sto già lavorando a dei gemellaggi – ha detto durante il saluto istituzionale –. Con Pordenonelegge e con la futura capitale della cultura» (con uno scaramantico ministro Ciriani a fianco).

A salutarlo c’erano davvero tutti, una scena vista davvero poche volte in piazza del Popolo,dove è stato meno di un anno. Undici mesi in cui ha lavorato davvero con tutti e su tutti i fronti: con lo Stato (lo sblocco del carcere e il trasferimento dell’università in centro lo hanno visto in cabina di regia), con la Regione (i velox sulla Cimpello Sequals, i protocolli per i controlli di vicinato, l’aggregazione tra le polizie locali), con le associazioni culturali (dal Centro studi Pasolini al progetto “Libera la cultura”) e con le scuole (tantissime le iniziative).

La sfida più difficile? «Nessuna, sono abituato a lavorare dalla mattina alla sera, tengo i contatti con tutti perché ho un approccio pragmatico, cerco di capire le aspettative e date risposte». E come una sposa – perché la scena era tutta per lui – Manno ha ricevuto l’abbraccio e l’applauso di tutti: il ministro Luca Ciriani, con il vice Vannia Gava, il senatore Marco Dreosto, gli assessori regionali Roberti, Amirante e Zannier, consiglieri regionali, sindaci, presidenti di associazioni di categoria – anche Michelangelo Agrusti è arrivato da Grado – e un’infinità di rappresentanti del mondo associativo.

«La rete istituzionale è stata caratterizzata da grande collaborazione a tutti i livelli. Ho cercato di essere al servizio della comunità – ha detto –, in un’ottica di spirito solidaristico. Ringrazio il ministro Ciriani e il viceministro Gava, grazie come avessimo il governo in casa e questa è una grande risorsa per il territorio». Grazie per sensibilità istituzionale. Non ci siamo fermati un minuto, abbiamo sempre lavorato, lavorato bene . Grazie associazioni che sono il cuore pulsante del territorio e sempre vicine alle istituzioni».

L’orgoglio più grande? «Il progetto per portare la cultura in carcere. Lo abbiamo fatto per aiutare i detenuti, invece abbiamo imparato noi». Manno ha portato umanità e cuore nelle istituzioni, spesso distanti: «La mia base sono stati i principi costituzionali che mi spingono a essere solidale, a essere vicino alle persone che hanno veramente bisogno, a rispendere a chi soffre di più e sente le istituzioni lontane».