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Сентябрь
2024

Auto pirata uccise pensionato trevigiano: finiscono a processo in quattro

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Sono stati tutti rinviati a giudizio al prossimo 3 giugno, i presunti responsabili della morte di Luciano Paro, un commerciante in pensione travolto mentre era in bicicletta, da un’auto che andava a folle velocità tutti tranne Jakupi Bedri per il quale, essendo irreperibile da allora, il giudice ha pronunciato una sentenza di non luogo.

Ieri si è svolta l’udienza preliminare che ha sancito il rinvio a giudizio del 36enne Leonard Gashi, del 26enne Bardhyl Gashi e del 34enne Valmir Gashi. I tre, tutti cittadini kosovari, sono accusati a vario titolo di omicidio stradale aggravato dalla fuga, incendio e favoreggiamento.

Si tratta di nomi noti alle cronache trevigiane: sono tutti coinvolti nella rissa scoppiata tra due gruppi di kosovari, la sera del 12 ottobre 2022, nella quale rimase ucciso il loro connazionale Ragip Kolgeci. Anzi, sono tutti accusati di omicidio o concorso morale nell’omicidio di Kolgeci. Valmir Gashi è, assieme allo zio Afrim Manxhuka, il principale imputato della morte di Kolgeci perché avrebbe inferto con una spranga uno dei colpi risultati mortali.

Era il tardo pomeriggio dell’8 maggio 2021 quando un’auto pirata, una Golf bianca, intestata a un cittadino straniero (estraneo ai fatti), travolse in via Podgora, nei pressi della chiesa votiva, Luciano Paro, un pensionato di 76 anni di Sant’Antonino, che stava pedalando in sella alla propria bicicletta in direzione di via Fornaci.

Dopo l’impatto, avvenuto con la parte anteriore destra e il relativo specchietto, lato passeggero, il pensionato cadde rovinosamente a terra, sbattendo violentemente la testa sull’asfalto. Soccorso e trasportato in ambulanza al vicino ospedale Ca’ Foncello,

Paro morì poche ore più tardi. La procura ha individuato in Leonard Gashi l’autista della Golf bianca che investì e uccise Luciano Paro. Tre le accuse nei suoi confronti: omicidio stradale, fuga in seguito a incidente e omissione di soccorso. A tradirlo, secondo indiscrezioni, sarebbe stato un tatuaggio su una mano registrato da una telecamera del Comune che, al passaggio, la immortalò mentre impugnava il volante. Gli altri tre imputati, il fratello Valmir, il cugino Bardhyl e Bedri Jacupi, sono accusati invece di aver aiutato Leonard a inquinare le indagini dando fuoco alla Golf per eliminare le tracce biologiche o le impronte digitali all’interno dell’abitacolo. Per questo dovranno rispondere delle accuse di incendio e favoreggiamento personale.

La Golf bianca che investì e uccise l’anziano fu trovata nell’agosto del 2021, tre mesi dopo la tragedia, in un luogo isolato in aperta campagna di Maserada. Era completamente bruciata. Anche in questo caso la tecnologia diede un aiuto decisivo alle indagini. Dalle analisi dei telefonini, sequestrati agli indagati, emerse la geolocalizzazione Google della zona di Maserada dove poi fu trovata la Golf bruciata, naturalmente, in base alla perizia dei vigili del fuoco, data alle fiamme dolosamente. Inizialmente le indagini sull'incidente mortale occorso a Paro avevano puntato la lente dell'attenzione degli investigatori su tre persone: Leonard Gashi, il padre Thair e una delle sue sorelle.

Ma nel corso dell'inchiesta era stata dimostrata la totale estraneità dei fatti della donna così come anche del 51enne. Nelle intercettazioni telefoniche si faceva infatti esplicita menzione all'auto e all'incendio. «Vado sul posto e verifico che non sia rimasto nulla delle targhe»a, vrebbe detto Valmir Gashi a Bardhyl. Evidenza che sarà discussa il prossimo 3 giugno.