È morta Maggie Smith, volto magico e raffinato del cinema che ha stregato il mondo con Harry Potter. E non solo (video)
Adesso è sparita per sempre, ma non è il frutto di un sortilegio o di una formula magica segreta. E non è nemmeno un escamotage frutto di complotti di palazzo. O tanto meno una misteriosa sparizione dalla scena scritta in sceneggiatura gialla… Stavolta è vero, purtroppo. Definitivo: Maggie Smith è morta, e alla soglia dei 90 anni, proprio quando tutti noi, suoi estimatori, credevamo che fosse davvero magica e immortale, ci ha lasciato al vuoto di un’assenza che sarà difficile da colmare. Perché lei è stata tutto, e anche di più: il volto della magia impalpabile. Dell’eleganza innegabile e del camaleontismo ineffabile. Una donna e un’attrice capace di trasformarsi da seriosa attrice teatrale baciata da Laurence Olivier alla professionista premiata dai due Oscar. E sempre in virtù di ruoli capaci di spaziare fra l’esilarante e il genere drammatico.
Addio a Maggie Smith, il volto magico del cinema
La donna raffinata e ironica. L’artista eclettica, capace di volare dalla seriosità di certe sue interpretazioni, all’irresistibile leggerezza di performances di segno opposto, a seconda delle esigenze di copione. Coniugando generi – dal noir alla commedia –. E passando sempre con disinvoltura dai panni della signora dimessa, alle vesti di donne fascinose dell’alta borghesia. Insomma, in poche parole, una delle migliori attrici inglese che il panorama della Settima Arte abbia mai avuto, e che oggi già rimpiangiamo, forti però della possibilità unica che il cinema concede: poter rivivere l’immortalità di ruoli e film che hanno fatto la storia e hanno alimentato l’immaginario di noi tutti.
Mitica professoressa McGranitt di “Harry Potter” e Lady Violet di “Downton Abbey”
E allora, dalla signora snob dell’alta borghesia americana, accompagnata dal baffuto signor Charleston (un David Niven fedifrago e per di più investigatore privato) invitati da un Truman Capote in versione lettore infuriato di gialli sconclusionati, in un castello dove si compirà presto un delitto (Invito a cena con delitto). Fino alle castigate vesti della professoressa Minerva McGranitt, amatissima protagonista di Harry Potter, e della Lady Violet della serie tv Downton Abbey. Passando per i ruoli che l’hanno vista esibirsi accanto a Elizabeth Taylor, Richard Burton e Orson Welles in International Hotel. Mentre l’anno successivo recitava con Peter Finch e James Mason in Frenesia del piacere.
Maggie Smith, una carriera nel segno di talento, versatilità e innata eleganza
Grande amica di un’altra indiscussa regina di stile e di arte cinematografica del calibro di Judi Dench – con la quale ha condiviso tanti anni nella compagnia dell’Old Vic – Maggie Smith la ritroviamo anche accanto a Julie Christie ne Il magnifico irlandese (1965), prima di riproporre l’Otello di Laurence Olivier nella sua trasposizione cinematografica inglese (1965). Ma sono gli Anni Settanta che segnano l’iperbolica affermazione del suo talento e della sua carriera. Un decennio fortunato, quello, per Maggie Smith, che vola letteralmente tra le stelle del firmamento di celluloide. Tanto che anche le teste coronate si accorgono delle sue potenzialità di vero e proprio patrimonio umano di eccellenza.
I Settanta, gli anni d’oro di Maggie Smith tra Oscar e riconoscimenti a Corte
E allora, nel 1970, la regina Elisabetta la nomina Comandante dell’Impero Britannico. Mentre le università di St. Andrews e di Cambridge le offriranno la laurea ad honorem in letteratura (una nel 1971 e l’altra nel 1995). Forse però, il premio più ambito è l’Oscar come miglior attrice protagonista, ottenuto per La strana voglia di Jean (1969) – ritratto di un’istitutrice inglese degli Anni Trenta, affascinata dall’ideologia fascista e che si scontra con le abitudini scolastiche inglesi, per via dei suoi comportamenti sopra le righe – il ruolo di una vita e di una carriera.
Nel suo curriculum sei candidature all’Oscar e ben 12 ai Golden Globe
Nata nel 1934 (a dicembre avrebbe compiuto 90 anni), l’attrice ha iniziato la sua carriera a teatro, in ruoli shakespeariani. E anche quando decise di tentare con il grande schermo la sua esperienza sul palcoscenico le tornò molto utile. Fu il ruolo di Desdemona in Otello del 1965 con Laurence Olivier a renderla famosa e farle ottenere la prima di sei candidature all’Oscar e la seconda di ben 12 candidature ai Golden Globe. Ma è negli anni ’70, come anticipato, che arrivano le due vittorie all’Oscar: la prima come Miglior attrice protagonista per La strana voglia di Jean. E la seconda come Migliore attrice non protagonista per California Suite.
La sua filmografia un infinto elenco di titoli e ruoli indimenticabili
Ma Maggie Smith, fedele a un volto e a un talento inconfondibili, ha sempre scelto ruoli di tutti i tipi, non restando mai imbrigliata in un solo genere, dal giallo tratto dal classico di Agatha Christie come Assassinio sul Nilo (con il Poirot di Peter Ustinov, nel 1979). All’epico Scontro di titani (1981). Non a caso, la sua filmografia è un elenco infinito di film e di ruolo indimenticabili: Maggie Smith è stata Charlotte Bartlett in Camera con vista con Helena Bonham Carter e Julian Sands. Poi, è stata l’anziana Wendy Darling di Hook-Capitano Uncino di Steven Spielberg. Ma anche la rigida Madre Superiora di Sister Act con Whoopi Goldberg.
I ruoli iconici degli anni 2000
L’età non solo non l’ha fermata, ma neppure rallentata. Sono degli anni 2000 alcuni ruoli iconici come quelli in Tata Matilda e il grande botto o in Marigold Hotel. Ma sopra tutti quelli della professoressa Minerva McGranitt, amatissima dai fan di Harry Potter, e della Lady Violet della saga tv di Downton Abbey. Ed è proprio uno dei colleghi di quest’ultimo set, Hugh Bonneville, che interpretava suo figlio, a condividere un affettuoso pensiero: «Chiunque abbia mai condiviso la scena con Maggie potrà testimoniare il suo sguardo acuto e il suo formidabile talento».
Dai due Oscar al titolo donatole dalla Regina Elisabetta II
Insomma, come è facile intuire, difficile davvero individuare un ruolo. Selezionare una rosa di titoli. Scremare tra i tanti titoli e riconoscimenti ricevuti tra onori critici e tributi popolari. Del resto, stiamo parlando di un’attrice vincitrice di due Oscar, che aveva ricevuto l’appellativo onorifico di “Dame” dalla regina Elisabetta II nel 1990, e che è entrata nell’immaginario collettivo di diverse generazioni di spettatori.
Mille volti, una sola maschera: la sua
Ad annunciare la scomparsa sono stati, come riporta la Bbc, i figli Toby Stephens e Chris Larkin, che ringraziano lo staff del Chelsea and Westminster Hospital e chiedono di rispettare ora la privacy della famiglia: «Se ne è andata in pace questa mattina, 27 settembre, mentre era in ospedale. Alla fine c’erano con lei i suoi amici e la sua famiglia. Lascia due figli e cinque nipoti che sono devastati dalla perdita di una madre e nonna straordinaria» dicono i familiari. E noi non possiamo che confermare la straordinarietà di un talento che ha assunto mille volti, e che oggi ci lascia una sola, indimenticabile maschera: la sua.
Sotto un video dei suoi prodigi nella saga di Harry Potter tratto da Youtube
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