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Сентябрь
2024

Tredici posti per medici nei Pronto soccorso delle Ulss veneziane, solo due vincitori

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È stato una disfatta il concorso di Azienda Zero per reclutare medici nei Pronto soccorso. Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Venezia, non può definire in altro modo l’esito della procedura concorsuale avviata lo scorso luglio.

Erano 97 i posti disponibili in tutta la regione, ma solo 18 i candidati che hanno superato la prova, e pochi di più quelli che si erano candidati.

Nell’Usl 3,i posti a bando erano 13, in 7 si erano presentati alle prove di ammissione, solo due sono entrati in graduatoria e, come sempre, non è detto che accettino l’incarico.

Il risultato del concorso è stato ancora più drammatico nell’Usl 4, dove i posti disponibili erano 16 ma l’unico candidato ammesso alle prove è stato bocciato. «La situazione, purtroppo, è pressoché la stessa in tutti i Pronto soccorso» ammette Leoni che non ha dubbi rispetto a quelle che saranno le strategie che verranno messe in atto dalle aziende ospedaliere per far fronte alla carenza di personale: «Probabilmente saranno recuperati i medici andati in pensione di recente per dei turni aggiuntivi, si ricorrerà alle cooperative e alla libera professione che, tra l’altro, costa molto di più alle Usl».

Leoni, con il sindacato dei medici Cimo, lo scorso novembre ha condotto un’indagine sui Pronto soccorso del Veneto per capire quanti e quali dei 24 ospedali presenti nella regione ricorressero alla libera professione e alle cooperative nel reparto di emergenza-urgenza.

A Venezia avevano contato 30 turni a novembre, a cui se ne aggiungevano altri 30 il mese dopo, 36 a Mirano-Dolo, 62 a Portogruaro, Jesolo completamente affidato a una cooperativa, 60 i turni in convenzione anche a Chioggia, oltre che medici in libera professione.

Per evitare il dilagare di queste situazioni, per Leoni serve mettere mano ai contratti e rendere il lavoro nei reparti di emergenza-urgenza appetibile. «Oggi non lo è perché è una specializzazione che a differenza di altre, come oculistica o dermatologia, non permette di esercitare la libera professione e sono quindi medici che vivono solo del loro stipendio» spiega.

A questo, poi, si deve aggiungere il fattore sicurezza: le aggressioni in pronto soccorso, verbali o fisiche che siano, sono episodi che i dipendenti del Pronto soccorso conoscono da vicino e, tra l’altro, l’ultima di una lunga serie è successa lo scorso lunedì all’ospedale Civile.

«D’altronde, chi lavorerebbe in Pronto soccorso con uno stipendio basso e troppi rischi? Anche perché la maggior parte del personale è donna» chiede Leoni che, ne è sicuro, bisognerebbe fare di più sul fronte sicurezza.

E l’accordo stipulato tra le Usl 3 e 4 con la Prefettura? «Un primo passo importante» risponde, sottolineando come, però, servano soluzioni concrete, potenziamenti dei dispositivi ad hoc. «Ormai quasi tutti gli ospedali hanno un servizio di vigilanza di riferimento, ma bisogna implementare anche la videosorveglianza». Leoni sta con il ministro della salute Orazio Schillaci che si è detto favorevole all’arresto in flagranza differita per chi aggredisce il personale sanitario, come proposto dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici che ora aspettano un Decreto legge al riguardo.

«Fondamentale avere sistemi di videosorveglianza, in modo da poter registrare gli episodi di violenza e poter arrestare nell’arco di 48 ore chi li commette». Non solo, Leoni fa sapere come anche in Veneto diversi vigilantes chiedano le body cam, delle telecamere fissate sulla spalla da attivare nel momento in cui si teme l’inizio di un episodio violento. «Sono un bel deterrente, ma costituiscono anche una documentazione da portare davanti al giudice, se necessario».

Non è solo l’Ordine dei medici a chiedere più dispositivi di sicurezza e non sono solo i vigilantes: anche l’Europa crede che sia necessario, tant’è che anche il Pnrr, tra le sue misure di ammodernamento tecnologico ha una voce di finanziamento ad hoc per i dispositivi di protezione del personale. «Serve intervenire e bisogna farlo ora, altrimenti il sistema salta» conclude.