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Сентябрь
2024

Bonus Natale da 100 euro per pochi, ok all’emendamento del governo. Sul condono per chi firma il concordato voto solo domenica

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Le commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno approvato giovedì sera l’emendamento del governo al decreto omnibus che introduce il discusso Bonus Natale da 100 euro che andrà solo ai lavoratori dipendenti con redditi bassi ma non troppo, sposati e con un figlio fiscalmente a carico. Il viceministro Maurizio Leo, chiamato a riferire in commissione due giorni fa, ha spiegato che spetterà anche ai nuclei monogenitoriali con figli a carico, sempre ovviamente che abbiano sufficiente capienza fiscale: chi è troppo povero (sotto gli 8.500 euro annui di reddito) non lo riceverà perché l’indennità in arrivo con la tredicesima spetta solo a chi versa l’Irpef, che in quel caso è totalmente assorbita dalle detrazioni.

Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale Pd, attacca: “Andrà a una piccola minoranza dei lavoratori dipendenti (poco più del cinque per cento del totale), escludendo tra gli altri gli incapienti e le famiglie di fatto. I figli delle famiglie regolarmente sposate permetteranno di chiedere e ottenere il bonus. Gli altri, no. È una grave ingiustizia e una pessima figura per il governo e, in particolare, per il viceministro Leo, che di fronte alle proteste aveva annunciato in Parlamento una circolare chiarificatrice, salvo poi fare marcia indietro”. Anche la Cgil chiede un ripensamento: “L’impianto è discriminatorio“, dice la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi. “Ribadiamo in primis la netta e più volte sottolineata contrarietà alla politica dei bonus” e in più “la conferma dell’esclusione delle famiglie di fatto e/o senza figli è un modo per ribadire l’estromissione di qualunque modello familiare non corrispondente a quello che ha in mente il Governo come unico possibile e una sorta di tassa sul celibato all’incontrario che evidentemente suscita notevole fascinazione sugli esponenti dell’attuale Esecutivo, stante la provenienza ideologica di questo genere di misure dal loro Pantheon di riferimento”.

Il voto sugli altri emendamenti invece rinviato a domenica, all’ultimo secondo prima dell’approdo in Aula – previsto per lunedì dopo vari slittamenti a causa del ritardo nell’arrivo dei pareri – dove il governo dovrebbe porre la fiducia per evitare sorprese, visto che il provvedimento deve poi passare alla Camera va convertito entro l’8 ottobre. Tra le patate bollenti che sono state accantonate c’è la proposta di un condono per le annualità dal 2018 al 2022 per le partite Iva che aderiscono al concordato preventivo biennale. Sulla sanatoria introdotta attraverso un emendamento di maggioranza il governo non si è espresso, lasciando la decisione al Parlamento. I firmatari l’hanno riformulato sanando alcuni difetti tecnici ma preservando condizioni da “saldi di fine stagione”: chi aderisce al concordato potrà pagare aliquote bassissime (10, 12 o 15% in base al punteggio di affidabilità fiscale) su una piccola quota del nero fatto nei quattro anni, che varia anch’essa in base all’“affidabilità” dell’evasore: 50% per i peggiori, 5% per i più affidabili. Per gli anni del Covid (2020-2021) si aggiunge un ulteriore sconto del 30%.

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