Si finge agricoltore e incassa fondi dall’Europa: sotto inchiesta per truffa e falso
Avrebbe dichiarato per anni il possesso di concessioni per la gestione di terreni demaniali in tre province venete (Padova, Vicenza e Verona), impiegando come schermo l’impresa agricola individuale di un familiare.
Tutto falso, e con un preciso obiettivo: incassare i contributi europei per il sostegno all’agricoltura erogati dalla Regione Veneto tramite Avepa (l’Agenzia veneta per i pagamenti in agricoltura). E di contributi per il triennio 2019-2021 ne avrebbe messi in tasca per oltre 68 mila euro eppure, non soddisfatto, avrebbe presentato altre domande per ottenere quasi 900 mila euro, soldi bloccati dietro la segnalazione di Ismea, (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare).
Così si ritrova sotto inchiesta Alessandro Furlan, 48enne di Padova nel quartiere Salboro, per plurimi episodi di truffe (in parte consumate in parte tentate) tutte finalizzate al conseguimento dei fondi europei insieme al familiare di cui avrebbe usato le generalità e pure l’impresa agricola.
Da questa inchiesta-madre ne è derivato un secondo filone che riguarda il reato di falso in relazione a tre erogazioni di contributi per oltre 68 mila euro complessivi. E che coinvolge, oltre a Furlan (difeso dalla penalista Paola Menaldo), anche Omar Zantomio, 30enne di Camposampiero nella veste di dipendente del Centro di assistenza agricola di Coldiretti con sede a Piove e della società di servizi Impresa Verde con sede a Padova (difeso dall’avvocato Claudia Bagattin).
Un filone d’indagine, quest’ultimo, che è stato formalmente chiuso dal pm Emma Rizzato della procura Europea di Venezia (in sigla Eppo, acronimo di European Public Prosecutor’s Office) competente a indagare ed eventualmente portare in giudizio i reati che danneggiano il bilancio dell’Unione Europea. Tradotto: è l’atto preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio.
Che cosa si contesta ai due? Nelle domande di accesso alle erogazioni pubbliche presentate nel 2019, 2020 e nel 2021, Furlan avrebbe firmato con il nome e cognome del familiare agricolture. E Zantomio – è sempre la contestazione di Eppo – avrebbe attestato falsamente la sottoscrizione di quei documenti da parte del parente di Furlan.
Contributi finiti nel conto bancario del 48enne padovano, sempre con la stessa giustificazione, la gestione di terreni demaniali lungo il fiume Fratta di proprietà di Ismea e lungo il fiume Brenta in qualità di titolare di concessione rilasciata dal Genio civile di Padova.
Resta ancora aperta l’inchiesta principale affidata ai carabinieri nel Nucleo investigativo sezione Eppo, anche se ormai è al traguardo finale. Diversi gli episodi di truffa che vengono contestati a Furlan e al parente, di cui quattro andati a buon fine (tra cui i tre relativi alle accuse di falso).
La prima domanda che il 48enne aveva presentato per incassare i fondi europei risale al 2017; le ultime due al 2020 e al 2021 rispettivamente per 369.131 euro e per 461.248 euro. Tuttavia in entrambi i casi era intervenuta Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo che aveva segnalato ad Avepa come la documentazione presentata fosse un falso.
È grazie a quel doppio intervento dell’Istituto che Avepa aveva trasmesso un esposto alla procura europea e sono stati avviati gli accertamenti. Anche per l’indagine madre a breve ci sarà la formale chiusura.