Milano: Pil +8,7% dopo il Covid, ma giovani e multinazionali fuggono per il carovita
Milano resta la performante Milano di sempre, ma mostra più segni di fragilità. Da un lato è la città che, anche a livello internazionale, ha reagito meglio alla pandemia e alle sue conseguenze economiche. Dall’altro lato però i giovani talenti scappano e le multinazionali non investono. Fragilità dettata da carovita e necessità di intervenire, come priorità, su casa e stipendi.
Il quadro emerge dallo studio realizzato da Assolombarda e Milano&Partners in occasione della quarta edizione di "Your Next Milano". Paragonata ai benchmark internazionali il capoluogo lombardo ha registrato il più elevato tasso di crescita del Pil dal pre-Covid, con un +8,7% a fine 2023 rispetto al 2019. E’ presente nell'82% dei 33 ranking internazionali esaminati e si piazza in venticinquesima posizione su 749 centri urbani. Anche il tasso di disoccupazione scende al 4,7% (dal 5,4% del 2022). In linea con Londra e New York e paragonabile a Monaco (4,5%) e Chicago (4,2%). Lo studio ha confrontato Milano con Amsterdam, Barcellona, Berlino, Londra, Monaco, Parigi, Chicago, New York, San Francisco e Tokyo, usando tre criteri: percezione, attrattività, performance economica. Come si piazza Milano? A tirare sono turismo e eventi sportivi (la città italiana è 13esima nella classifica globale) e business (27esima). Il mercato del turismo è cresciuto di oltre il 24% nel 2023, con quasi 8milioni di arrivi. Passi avanti per quanto riguarda il sistema innovazione, con un 44esimo posto che è in risalita, ma sempre in fondo alla classifica. Fragilità nell’ambito mobilità e traffico dove Milano si piazza in 446esima posizione. Bene anche l’immobiliare: a Milano si concentrano oltre un terzo degli investimenti stranieri.
L’economia meneghina, dunque, è performante e ha reagito al post pandemia. Ma ci sono criticità da affrontare che, se rimandate a lungo, potrebbero fermare la corsa. L’attrattiva innanzitutto. Nel 2023 sono sbarcate a Milano solo 49 nuove multinazionali estere. Vuol dire un calo del 32% rispetto al 2022, il minimo negli ultimi cinque anni. E per la prima volta in dieci anni sono scesi gli studenti universitari (-1%, ma in diminuzione). Bene invece quelli stranieri, +9.6%.
La città fatica a trattenere i talenti, che scappano a causa del carovita. Un campanello d’allarme.
“Perdere i talenti significa rinunciare a un potenziale di opportunità, di capacità, di contributi che singoli individui potrebbero dare alla nostra società ed economia, il cui spreco - oggi più che mai - non possiamo più tollerare. Milano, quindi, ha la responsabilità di invertire questa tendenza”, ha commentato Alessandro Spada, presidente di Assolombarda.
Perché i giovani non scelgono Milano come sede di studio e di lavoro? Perché la vita è troppo cara. E’ lo stesso motivo che spinge le famiglie a lasciare la metropoli lombarda negli ultimi anni. “Casa e stipendi sono le priorità su cui lavorare, oltre a lavorare su misure di welfare che possano favorire l’equilibrio vita-lavoro”, ha aggiunto Spada.