Scomparso nell’oceano sei anni fa, il giallo resta aperto: una fattura fa scattare nuovi accertamenti
Sono trascorsi quasi sei anni e mezzo dal misterioso naufragio nell’oceano Atlantico e dalla scomparsa del marinaio Antonio Voinea, 31enne di Bovolenta, e dello skipper Aldo Revello.
Una vicenda dai molti punti oscuri, sulla quale non è mai stata fatta piena luce: un giallo che ora torna alla ribalta grazie ad alcuni elementi che mettono in dubbio la tesi del naufragio per incidente.
È in base a queste nuove informazioni, emerse dalle indagini di un’agenzia di investigazioni private su incarico del legale della famiglia Voinea, che il Tribunale di Roma, sotto la cui competenza ricade il caso, ha deciso di non chiudere il fascicolo.
Il giudice per le indagini preliminari Daniela Caramico D’Auria ha infatti respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero Silvia Sereni.
Lo ha fatto sulla scorta delle novità comunicate dall’avvocato della famiglia Voinea, Aldo Niccolini del foro di La Spezia. L’incarico affidato ad una agenzia di investigazioni private spezzina, la Revels, ha permesso di raccogliere elementi finora mai comparsi nelle indagini e che mettono in discussione l’unica tesi finora seguita, quella del naufragio della barca a vela “Bright” in seguito ad uno speronamento.
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L’indagine contro ignoti per omicidio colposo, naufragio colposo e omissione di soccorso per ora non ha portano a nulla di concreto ma potrebbe subire un nuovo impulso proprio da quanto emerso dall’attività investigativa condotta dagli investigatori privati.
Le novità sono più di una: anzitutto una fattura datata agosto 2020 ed intestata ad Antonio Voinea per il noleggio di un’auto, una Renault Clio, all’aeroporto di Lisbona tra il 18 agosto e il primo settembre.
Due anni e quattro mesi dopo il misterioso naufragio e la scomparsa del marinaio di Bovolenta. A questo si aggiunge un altro mistero, quello dei collegamenti che hanno lasciato traccia sui profili social dello skipper Revello il 19 ottobre 2018 e di Voinea il 15 luglio 2021.
Sono state oggetto di indagine anche le chiamate senza risposta tramite Messenger alla nonna del marinaio padovano, ancora nel maggio 2018, pochi giorni dopo la scomparsa della “Bright”.
Infine potrebbe contenere altre informazioni utili anche il tablet di Antonio, spedito dalle isole Canarie ai familiari dall’ex convivente del marinaio.
Il dispositivo, come ha riferito il legale, è stato conservato in questi anni dai genitori ma il contenuto non è mai stato visualizzato né consultato.
Con questi elementi in mano l’avvocato Niccolini si è rivolto al Tribunale chiedendo ulteriori approfondimenti su un caso con molti punti da chiarire.
Da qui la decisione del Gip di opporsi all’archiviazione e invitare il pm ad indagare per altri sei mesi e verificare le informazioni emerse in questi mesi.
«La parte opponente» si legge nell’ordinanza «ha fornito alcuni elementi probatori che mettono in dubbio la sussistenza del naufragio, suscettibili di approfondimento investigativo». In questi anni l’inchiesta giudiziaria aveva seguito un’unica pista, quella del speronamento della barca a vela da parte della nave cargo, la Cmb Catrine, battente bandiera di Hong Kong, costruita da un armatore belga e con equipaggio filippino che nei giorni della scomparsa si trovava in zona ed aveva anche partecipato alle ricerche.
Questo dettaglio era emerso nell’autunno 2018, in seguito alla segnalazione via social di una persona anonima, che si era messa in contatto con la moglie dello skipper spezzino per raccontare che la “Bright” era affondata dopo lo speronamento e nessuno aveva soccorso i due. Da qui l’ipotesi di omicidio colposo e omissione di soccorso.
Ora invece la Procura romana vaglierà i nuovi elementi emersi, anche raccogliendo le testimonianze degli investigatori privati spezzini, dei parenti di Voinea e anche del responsabile della società di autonoleggio che aveva emesso la fattura intestata al marinaio padovano.
Potrebbe essere ascoltato anche l’uomo che aveva fatto parte dell’equipaggio durante la traversata dell’Atlantico ed era sbarcato alle Azzorre dieci giorni prima che il “Bright” sparisse.