Cda Rai, al via il voto in Parlamento. Pd non partecipa, Schlein: “Noi coerenti”. Conte: “Sono loro che spaccano insieme a Renzi”
Sono cominciate nell’Aula della Camera le procedure di votazione per l’elezione di due componenti del Consiglio di amministrazione della Rai. Altri due membri saranno nominati sempre in mattinata con una medesima votazione al Senato. Il Partito democratico ha deciso di non partecipare chiedendo che venga fatta al più presto la riforma della governance perché sia indipendente dai partiti: “Siamo coerenti con le cose che diciamo e non siamo disponibili a farci tirare per la giacca”, ha detto ieri in serata la segretaria Elly Schlein. “Penso che noi dobbiamo continuare a fare la battaglia che stiamo facendo in vigilanza e fuori. Non c’è ragione di rinnovare il Cda, visto che già controllano la Rai. Non è una smobilitazione, è una mobilitazione ancora più forte fatta da una posizione di coerenza inattaccabile. Sono altri che devono rispondere di aver cambiato posizione. Cerchiamo di capire come girarla domani dal punto di vista comunicativo ma la linea è chiara”. Alla leader dem ha replicato il presidente M5s Giuseppe Conte: “Noi siamo stati coerenti sulla Rai. Siamo con Avs, non capisco la decisione del Pd. Il cda del servizio pubblico deve essere presidiato dalle forze di opposizione. La spaccatura c’è stata da parte del Pd insieme a Renzi, che dopo la riforma della Rai del 2015 fanno questa spaccatura”.
A Montecitorio è arrivato anche il vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani. Fratelli d’Italia, secondo quanto si apprende, ha dato indicazione ai deputati di scrivere sulla scheda il nome di Federica Frangi. Nome che sarà votato anche dal resto dei partiti di centrodestra. L’altro nome proposto in quota maggioranza, stavolta dalla Lega, sarà quello di Antonio Marano. Per quanto riguarda l’opposizione, Pd, Italia Viva e Azione hanno confermato la scelta dell’Aventino e perciò non parteciperanno al voto. Regolarmente in Aula invece i parlamentari del M5s (che si esprimeranno per Alessandro Di Majo a Palazzo Madama) e quelli di Avs, che a Montecitorio indicheranno nella scheda il nome di Roberto Natale.
L’opposizione, dunque, si spacca, nonostante gli appelli arrivati dalle sue varie anime per evitare una divisione che rischia di minare il nascente campo largo. Resta ferma, comunque, la linea comune che prevede di disertare la votazione del presidente in Commissione di Vigilanza, impedendo così il raggiungimento del quorum richiesto per l’investitura. I dem continuano a chiedere di procedere con la riforma prima delle nomine. Ieri 25 settembre, il pressing per avviare l’iter è proseguito con un intervento della presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, dopo un mandato unanime della bicamerale a procedere in questo senso. È stato, quindi, il presidente dell’ottava Commissione di Palazzo Madama e senatore di Forza Italia Claudio Fazzone ad annunciare che il primo ottobre “verranno incardinati tutti i disegni di legge” con l’obiettivo “di agevolare un corretto e proficuo confronto tra maggioranza e opposizione”. Una mossa che tende, dunque, la mano all’opposizione nel tentativo di sbloccare anche l’impasse sul presidente. Il nome di Simona Agnes, voluto da Forza Italia, che dovrebbe essere indicata dal Mef, insieme al futuro amministratore delegato Giampaolo Rossi, non viene giudicato, però, abbastanza super partes dalla minoranza che conferma la volontà di non presentarsi in aula a Palazzo San Macuto. Si andrà, quindi, con ogni probabilità verso una bocciatura, che aprirebbe la strada a un secondo tentativo della maggioranza, forse dopo le elezioni in Liguria, nella speranza che una parte dell’opposizione possa cambiare idea, o alla ricerca di un presidente di garanzia. Una soluzione, quest’ultima, che anche Palazzo Chigi sembra caldeggiare proseguendo i contatti con l’opposizione, ma che potrebbe minare gli equilibri nel centrodestra.
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