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Сентябрь
2024

Prestazioni extra alla casa di cura Giovanni XXIII. L’Ulss rivuole i soldi dei ticket

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Disputa in tribunale per gli extra ticket: l’Ulss 2 Marca Trevigiana e la casa di cura privata Giovanni XXIII di Monastier si contendono, a colpi di pareri legali, somme per decine di migliaia di euro.

Oggetto del contendere, in questo caso specifico, sono somme che dal 2020 l’azienda sanitaria locale pretende di ricevere indietro dalla struttura convenzionata. Si tratta di quei ticket per prestazioni specialistiche offerte ai pazienti dalla casa di cura di Monastier in regime di accreditamento, che sono state però effettuate andando di fatto a sforare il tetto massimo di prestazioni erogabili previsto dalla convenzione con l’Ulss. Un tetto che, per ogni struttura accreditata, viene stabilito di anno in anno.

Di che cifre si parla? Sogedin, la società che gestisce il centro ospedaliero privato di Monastier, ha impugnato i provvedimenti, a firma del direttore generale Francesco Benazzi, con cui l’Ulss 2 chiedeva lo storno di 46 mila euro per il periodo tra il 2012 e il 2019 e altri 12 mila per il biennio 2020-2021.

A originare il caso è stato un parere emesso dalla Regione Veneto, nel 2020, con cui la direzione della programmazione sanitaria (a cui fa riferimento l’assessore regionale Manuela Lanzarin) aveva dato indicazione a tutti i direttori generali delle Ulss venete, di recuperare, dagli enti accreditati, i cosiddetti “extra ticket”.

A cosa sono dovuti questi sforamenti? Lo spiega proprio il ricorso depositato, per conto di Sogedin, dagli avvocati Vincenzo Grosso e Fabiano Chiappini: «La Casa di cura Giovanni XXIII oltre a operare nel settore privato esercita la propria attività sanitaria come presidio ospedaliero accreditato, fornendo prestazioni sanitarie, ambulatoriali, di assistenza e ricovero» (a breve sarà inoltre attiva anche come pronto soccorso, ndr). Annualmente la struttura privata si vede assegnato dall’Ulss un limite di prestazioni che saranno rimborsate dal pubblico e provvede di conseguenza alla programmazione.

Ma non tutto, in ambito sanitario, è rigidamente routine: «la Casa di cura» si legge nel ricorso «deve effettuare le visite specialistiche urgenti, che vanno garantite all’utenza, su prescrizione medica, anche senza prenotazione».

Lo stesso può riguardare, talvolta, anche le analisi di laboratorio. Si tratta di un problema vecchio: nel 2014 tra Ulss e Casa di cura era già stato trovato un accordo ed era stata condivisa la tesi secondo la quale i ticket collegati a prestazioni extra budget non andassero restituiti. Nel 2020 la nota della Regione, di orientamento contrario, è andata a incidere sulla questione.

Secondo i ricorrenti si tratterebbe di illegittime pretese, che si collocano al di fuori dal regime contrattualistico della convenzione e che potrebbero anche configurare un illegittimo introito da parte dell’ente pubblico in presenza di prestazioni che non ha erogato. In prima battuta i giudici del Tar hanno dichiarato la questione non di loro competenza rimandando la questione alla giustizia ordinaria.

L’ultima parola è dunque ancora lontana da venire. Nei rapporti tra la sanità pubblica regionale e quella privata è sorto da alcuni anni un contenzioso sul quale sono stati coinvolti, inizialmente, i giudici del tribunale amministrativo e che presto potrebbe allargarsi anche quelli della giustizia ordinaria.