Di nuovo a fuoco la discarica comunale vicino a Fiume in Croazia
A un anno di distanza dal primo rogo, ancora fiamme nella notte a cavallo tra giovedì e venerdì nella grande discarica comunale di Pehlin, sobborgo occidentale di Fiume.
L’incendio, per cause ancora sconosciute, è divampato pochi minuti dopo la mezzanotte e c’è voluto l’intervento di una ventina di vigili del fuoco e di otto automezzi per domare il rogo, scoppiato a poche decine di metri da alcune abitazioni in cui vivono appartenenti alla minoranza Rom.
I pompieri sono giunti da Fiume e dalle località di Drenova, Viškovo e Portorè (Kraljevica), riuscendo a sconfiggere in un paio d’ore il fuoco che ha riguardato soprattutto legname. Per la precisione, si è trattato di enormi quantitativi di rami e foglie secche che in questi giorni i cittadini hanno scaricato nell’immondezzaio.
A partecipare all’opera di spegnimento sono stati anche uomini e mezzi della municipalizzata fiumana Čistoća (Nettezza urbana). Per un lungo periodo, l’odore di bruciato è stato percepito dagli abitanti di una vasta area del capoluogo quarnerino, allarmatisi per quanto stava accadendo.
Poi le notizie diffuse dai media li hanno tranquillizzati. Ben più serio era stato l’incendio del 15 settembre 2023, durato diversi giorni e che aveva impegnato al massimo i soccorritori, chiamati a spegnere le fiamme nella parte centrale della discarica, che presentava e presenta cumuli di rifiuti alti fino a 6 metri.
All’epoca, i pompieri avevano dichiarato che il rogo era stato una specie di incubo in quanto la rete fiumana di idranti non raggiunge la località di Pehlin, situata sulla cinta collinare occidentale.
A prescindere dalle difficoltà, i vigili del fuoco fiumani erano riusciti ad impedire che le fiamme si estendessero a tutto l’impianto, con conseguenze che avrebbero potuto essere drammatiche per la gente che vive nei pressi.
Restando in tema discariche, da ricordare che i lavori di risanamento del pozzo nero di Sovjak (Fiumano) cominceranno tra un paio di settimane: riguarderanno un’area contenente circa 150 mila metri cubi di sostanze tossiche ed inquinanti, opera che dovrebbe venire portata a termine non dopo il 2027. La bonifica costerà sui 50 milioni di euro, con l’85% stanziato a fondo perduto dall’Unione europea e il 15% dalla Croazia. Il pozzo di Sovjak entrò in funzione nel 1956, restando attivo fino al 1990, anno in cui le autorità lo chiusero. —
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