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Laver Cup, Tsitsipas: “Gli Slam di Sinner e Alcaraz sono un insegnamento. Il coach che sceglierei ora? Borg”

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Da Berlino, il nostro inviato

Sembrerà curioso, visti i maggiori successi ottenuti sulla terra (tre titoli a Montecarlo in quattro anni e una finale al Roland Garros) ma Stefanos Tsitsipas ha vinto quasi la metà dei suoi titoli sul cemento indoor. Il primo, a Stoccolma 2018, quello del definitivo accesso alla grande stampa, le Next Gen Finals 2018, e il più importante, alle ATP Finals 2019. Cinque titoli sui 12 totali, e solo tre finali perse su questa superficie, dove vanta anche ben 15 semifinali. Storicamente la parte finale di stagione ha in effetti sempre sorriso al greco, che ha iniziato nel migliore dei modi la sua campagna in Laver Cup, lasciando cinque game a Thanasi Kokkinakis.

Certo, l’indoor della competizione è un po’ più lento, per stessa ammissione dei giocatori. “Il cemento era più veloce allo US Open“, ha detto nel pomeriggio Francisco Cerundolo, ma ciò nulla toglie alla prestazione straordinaria del greco, probabilmente la migliore dalla vittoria a Montecarlo. Una rondine non fa primavera, questo è chiaro, dunque non è il caso di fare proclami o lanciare previsioni sull’ultima parte di stagione, con Stefanos che ad oggi dista 570 punti dall’ottava posizione di De Minaur, ultima valida per le ATP Finals, evento sempre giocato dal 2019. Ciononostante, nella conferenza post match, Bjorn Borg ha espresso chiaramente la sua opinione, e grande ammirazione, verso il n.12 al mondo.

Vederlo giocare così bene come oggi“, ha analizzato lo svedese, “è positivo per lui. Perché è un ragazzo che dovrebbe essere sempre lì per vincere i tornei del Grande Slam per il modo in cui gioca, ma è questione di come ti senti, psicologicamente, mentalmente“. Un’analisi certamente condivisibile, ma in un momento assolutamente complesso della carriera del greco, attualmente anche senza allenatore. E la suggestione Borg, che lo ha più volte incoraggiato (“Stefanos è uno dei migliori giocatori al mondo“) è stata messa sul tavolo e pesata. Con una risposta non banale da parte di Tsitsipas.

Se oggi dovessi scegliere un coach sceglierei Bjorn“, sorride il greco, “è tutta una questione di aura. Il motivo per cui scelgo Bjorn non è perché è seduto proprio accanto a me qui. A volte non è quello che ti dicono ma è come te lo dicono. È quell’intimità che provi quando qualcuno è seduto accanto a te e ti comunica le cose in una maniera spirituale. Sento che è qualcosa che mi è piaciuto con Bjorn negli ultimi anni, avendo giocato alla Laver Cup, ed è anche il motivo per cui continuo a tornare. So di avere un grande capitano, che sostiene il mio tennis. Anche questo è qualcosa che mi dà molto sollievo quando scendo in campo. So che c’è questa persona al mio fianco per la quale nutro un enorme rispetto, e voglio anche renderlo orgoglioso. Sento Bjorn come una delle persone a me più care“.

Rispetto reciproco tra una leggenda e un giocatore che porta con sé già tanti rimpianti, nonostante la sua carriera sia ancora ben lontana dalla fine. Ma i risultati che ci si aspettava, e che lui in primis si aspettava, ad oggi latitano, e due finali Slam sono troppo poco per dare un tono superiore ad una carriera. Soprattutto ora che la nuova era sembra essere arrivata di forza, con i quattro Slam del 2024 equamente divisi tra Sinner e Alcaraz. Non tra Tsitsipas, Medvedev e Zverev, “i nuovi Big Three“, ritornando ad un’audace affermazione del greco sul finire del 2021. La Next Gen più attesa, la più brillante per molti, e sempre più vicina a diventare Lost Gen.

Ma stavolta Stefanos soppesa molto meglio le parole, fornendo una visione lucida della situazione attuale, senza proclami ma senza precludere nulla al futuro: “Vedere Jannik e Carlos vincere Slam è grandioso per il tennis. Prima di tutto, è stato un insegnamento per noi vedere cosa richiede, per ritrovarci nella loro stessa posizione. Quei due colpiscono la palla con una forza incredibile, sono due dei giocatori più aggressivi che il tour abbia in questo momento. Ciò ci insegna anche che devi provarci davvero e che non puoi essere troppo passivo per vincere uno Slam. Ad ogni occasione che ti capita il tennis aggressivo e offensivo è la soluzione, la risposta per vincere gli Slam e arrivare alle grandi vittorie di cui hai bisogno per trarre il massimo dalla tua carriera“.

La vittoria di oggi è troppo poco, e anche altre prestazioni strabilianti in Laver Cup probabilmente lo sarebbero, per dare pieno diritto a Tsitsipas di porsi tra i favoriti per un grande finale di stagione e un posto alle Finals di Torino. Ma lo sguardo, le parole, la serenità da cui sono trasparsi una maturità rinnovata e uno sguardo al futuro con ottimismo, ma senza arroganza, quelli sì che vanno ben valutati e considerati. Avrà tre semifinali da difendere nella stagione indoor, il suo territorio di caccia, ma ben poco nello swing asiatico che ne farà da preludio. E potrà dunque racimolare punti e fiducia, per tornare al suo posto. I piani degli dei del tennis per Stefanos Tsitsipas, a tratti apparsogli molto vicino, non sono ancora conclusi.