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Meno migranti in Italia, il Guardian: “Dietro ci sono torture e stupri da parte di forze tunisine finanziate dall’Ue, che sa tutto e tace”.

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Un’inchiesta condotta in Tunisia del quotidiano britannico The Guardian denuncia stupri e torture compiuti della Guardia nazionale tunisina a danno dei migranti. La stessa Guardia nazionale finanziata direttamente dall’Unione europea con l’intento di frenare le partenze verso le coste italiane. Abusi di cui l’Ue sarebbe al corrente, scrivono gli autori, decidendo però di chiudere gli occhi e vantare piuttosto la riduzione degli sbarchi come fa il governo italiano. “Secondo Yasmine, che ha creato un’organizzazione sanitaria a Sfax, negli ultimi 18 mesi centinaia di donne migranti sub-sahariane sono state violentate dalle forze di sicurezza tunisine”, si legge nell’articolo che riporta le testimonianze di donne stuprate in pieno giorno: “Veniamo violentate in gran numero; la guardia nazionale ci porta via tutto”. Così, dopo i raid e le deportazioni per abbandonare i migranti in zone desertiche ai confini con Algeria e Libia, già costate vite umane, il controverso accordo siglato l’anno scorso tra Tunisi e Ue con la benedizione di Giorgia Meloni presenta nuovamente il conto in termini di diritti violati. E tuttavia continua a incassare entusiasmi, come quello che il premier britannico Keir Starmerha manifestato a Meloni durante la sua visita a Roma. Del resto, sulle deportazioni in aree desertiche di confine la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha già negato ogni corresponsabilità perché “l’Ue non sponsorizza le espulsioni”, né vede “effetti negativi dei finanziamenti Ue sul fronte dei diritti fondamentali”. Potrà mai ammettere corresponsabilità di fronte a stupri e torture? Più importante è il fatto che quanto emerge da inchieste come quella del Guardian confermi una situazione in netto peggioramento. Una cosa nota anche al governo italiano, come ricordano le ordinanze di alcuni nostri tribunali, che tuttavia conferma la Tunisia nella lista dei Paesi d’origine considerati sicuri al fine di trattenimenti dei richiedenti e degli eventuali rimpatri.

Secondo il Guardian, una parte consistente degli oltre 100 milioni già stanziati grazie al memorandum Ue-Tunisia sarebbe andata proprio alla Guardia nazionale, quelli che dovrebbero combattere i trafficanti. Ma lo stesso quotidiano ha già sostenuto “che gli ufficiali della Guardia Nazionale siano in combutta con i contrabbandieri per organizzare i viaggi in barca dei migranti”. Un’evoluzione già vista in Libia, dove i soldi dell’Italia e dell’Europa sono finiti in mano alle milizie che controllano il territorio, i ministeri, la guardia costiera libica e i famigerati centri di detenzione dove i migranti subiscono torture ed estorsioni prima di finire imbarcati, ripresi e imprigionati un’altra volta. Fine che hanno fatto anche tanti sub-sahariani consegnati dalla Guardia nazionale tunisina direttamente nelle mani dei libici, alla faccia dei diritti e dei principi dell’Unione europea. “Fonti autorevoli di Bruxelles ammettono che l’Ue è “consapevole” delle accuse di abusi che coinvolgono le forze di sicurezza tunisine – scrive il Guardian –, ma sta chiudendo un occhio, guidata dall’Italia, nel tentativo di esternalizzare il confine meridionale dell’Europa all’Africa”. E aggiunge: “In realtà, ci sono piani per inviare più denaro alla Tunisia di quanto pubblicamente ammesso”. La propaganda anti immigrati messa in campo dal presidente tunisino, Kais Saied (nella foto con Meloni), e i conseguenti raid e persecuzioni ai danni dei sub-sahariani, compresi studenti e lavoratori, hanno spinto decine di migliaia di persone a stabilirsi in insediamenti informali, in condizioni difficili, spesso subendo sgomberi e deportazioni. “Il numero di rifugiati e migranti nei pressi di El Amra continua a crescere. Un osservatore dell’immigrazione a Sfax stima che possano essere almeno 100.000, un numero che alcuni ritengono che il presidente Saied, sempre più autocratico, stia deliberatamente coltivando come una minaccia per l’Europa: continuate a mandare soldi, altrimenti. Se l’Europa smette di mandare soldi, lui manderà all’Europa i migranti. Semplice”, dice l’esperto, che ha chiesto l’anonimato”. Una situazione che spinge il giornalista a domandare “quanti abusi su migranti è disposta a tollerare Bruxelles prima di riesaminare i pagamenti a Saied”?

Tra le testimonianze, anche quelle di chi, in mare, aveva davanti a sé i fari delle motovedette della guardia costiera italiana. Ma è finito lo stesso a bordo di quelle della guardia tunisina che, una volta riportato a terra lo ha ammanettato, caricato sugli autobus e deportato nel mezzo del nulla. “Il 28enne di Conakry, in Guinea, era a bordo di una delle quattro imbarcazioni intercettate al largo di Sfax nella notte del 6 febbraio 2024. Gli occupanti – circa 150 tra uomini, donne e bambini – sono stati portati a terra a Sfax, ammanettati e fatti salire su autobus“, racconta l’articolo. “Verso le 2 del mattino sono arrivati in una base della Guardia Nazionale vicino al confine con l’Algeria. Poco dopo, racconta Moussa, le forze di sicurezza tunisine hanno iniziato a violentare sistematicamente le donne. In seguito Moussa racconta che alcune riuscivano a malapena a camminare”. Ancora: ““C’era una donna incinta e l’hanno picchiata fino a quando il sangue ha iniziato a uscire dalle sue gambe. È svenuta”, sussurra Moussa al piano superiore di un caffè di Sfax. I media stranieri non sono benvenuti in città. Il suo racconto è confermato dalle organizzazioni di Sfax che lavorano con i migranti sub-sahariani”. Secondo l’organizzazione sanitaria di Sfax che cura le ferite delle donne vittime di violenza, “nove su dieci” delle donne africane migranti arrestate nei dintorni di Sfax hanno subito violenze sessuali o “torture” da parte delle forze di sicurezza”. Quanto ai pestaggi, sarebbero quotidiani, senza risparmiare vecchi e bambini. Come ha dichiarato alla firma del memorandum, l’Ue intende anche migliorare il codice di condotta per la polizia tunisina, un’ambizione che include la formazione sui diritti umani. “I trafficanti di Sfax, tuttavia, raccontano al Guardian di una corruzione diffusa e sistematica tra loro e la guardia nazionale”. ““La guardia nazionale organizza le imbarcazioni del Mediterraneo. Le guardano entrare in acqua, poi prendono la barca e il motore e li rivendono a noi”, dice Youssef. Spesso, dice, la scarsità di motori da 2.000 sterline a Sfax fa sì che la guardia nazionale sia l’unico venditore. “I contrabbandieri chiamano la polizia per avere motori di ricambio. Un contrabbandiere potrebbe comprare lo stesso motore quattro volte dalla guardia nazionale””.

L’inchiesta smentisce anche che esista un accordo di lavoro tra Europol e la Tunisia per contrastare i contrabbandieri. A negarne l’esistenza, nonostante le dichiarazioni della Commissione europea, è la stessa Europol. Quanto alle Nazioni Unite e al lavoro dell’Unhcr, a Sfax, principale porto di partenza dei migranti, l’Agenzia è stata bandita dal governo. Così anche le registrazioni degli stranieri potrebbero sottostimare abbondantemente le attuali presenze. Non solo. ““Gli individui scompaiono come se non fossero mai esistiti”, afferma Abdel, a capo di una Ong che a Sfax si occupa di bambini migranti”. Le minacce della polizia riguardano anche le organizzazioni umanitarie e chiunque aiuti i migranti. “Il mese prossimo Emily O’Reilly, difensore civico dell’Ue, pubblicherà i risultati della sua inchiesta sull’accordo, che probabilmente solleverà nuovi dubbi sulla sua integrità. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato, in merito alle segnalazioni di abusi da parte della guardia nazionale: “L’Ue rimane impegnata a migliorare la situazione sul campo””. Di fronte alle domande del Guardian le autorità tunisine hanno respinto ogni accusa come falsa e infondata, nell’attesa che l’Ue aumenti i finanziamenti, come pare abbia già deciso di fare, ancora una volta senza passare dal Parlamento.

L'articolo Meno migranti in Italia, il Guardian: “Dietro ci sono torture e stupri da parte di forze tunisine finanziate dall’Ue, che sa tutto e tace”. proviene da Il Fatto Quotidiano.