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L’impatto del nuovo Tax credit sulle opere destinate “a Internet”

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Non solo opere destinate al pubblico cinematografiche, ma anche le produzioni relative a una fruizione televisive e online. All’interno dei vincoli e indicazione per l’accesso ai princìpi del nuovo Tax credit rientrano, infatti, anche tutte quelle opere destinate al web. Una dinamica sempre più diffusa, anche grazie all’aumento dell’offerta dei servizi di streaming on demand a pagamento e alla crescita delle produzioni che si svincolano dal concetto di proiezione nelle sale cinematografiche. È dunque molto importante capire come l’ultimo decreto del Ministero della Cultura sul mondo della produzione cinematografica italiana avrà un impatto anche sulla gestione dei costi.

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Innanzitutto, occorre sottolineare come il MiC non abbia individuato – confermando gli assunti degli anni precedenti – nessuna differenza strutturale per quel che riguarda la definizione di opere destinate alla televisione e quelle destinate al web. Le prime, come indicato dal comma 3 dell’articolo 1 (lettera H) del decreto ministeriale, vengono così definite, in base alla “piattaforma di atterraggio”:

«”Servizio di media audiovisivo lineare o di radiodiffusione televisiva ovvero emittente televisiva di ambito nazionale”: un servizio di media audiovisivo fornito da un fornitore di servizi di media per la visione simultanea di programmi sulla base di un palinsesto di programmi». 

Per quel che riguarda, invece, le opere web, la definizione è differente, soprattutto per l’identificazione della piattaforma su cui quella produzione cinematografica sarà disponibile:

«”Servizio di media audiovisivo non lineare ovvero a richiesta”: un servizio di media audiovisivo fornito da un fornitore di servizi di media per la visione di programmi al momento scelto dall’utente e su sua richiesta sulla base di un catalogo di programmi selezionati dal fornitore di servizi di media». 

Da questo punto di vista, non vi è alcuna novità rispetto al passato. Le definizioni di opere destinate alla TV e al web fa riferimento a quanto indicato nel decreto legislativo numero 208 dell’8 novembre del 2021.

Tax credit opere web, coperture e diritti

I cambiamenti, invece, sono evidenti quando si parla delle aliquote per quel che riguarda il Tax credit opere web e TV. Innanzitutto, il produttore deve comprovare la presenza di risorse private che coprano almeno il 50% dei costi di produzione. Inoltre, per quel che riguarda le opere destinate al web, deve:

«Aver sottoscritto un accordo relativo ai diritti SVOD, a condizioni di mercato, con un fornitore di servizi di media audiovisivi a richiesta soggetto alla giurisdizione italiana ovvero che abbia la responsabilità editoriale di offerte rivolte ai consumatori in Italia, anche se operanti in altro Stato membro e avente un fatturato pari almeno a 5M€ in Italia». 

Piccola nota: i diritti SVOD (Subscription Video On Demand) non sono altro che sono le autorizzazioni che un’azienda acquista per poter mostrare film, serie TV o altro sulla propria piattaforma. Per fare esempi concreti: prima di poter richiedere l’accesso al Tax credit opere web, il produttore deve certificare la presenza di un accordo con piattaforme come Netflix, Disney+, Amazon e altre.

Le aliquote

Dopo questo quadro iniziale, entriamo nel dettaglio. Ovvero nella spiegazione della differenziazione tra le aliquote che vengono applicate – pariteticamente – sia alle produzioni per la televisione che per il web, secondo i criteri di cui abbiamo parlato sopra. Il Ministero della Cultura, infatti, ha precisato che:

«L’aliquota in favore dei produttori indipendenti originari di opere televisive e web fissata nella misura del 25% del costo eleggibile». 

Parliamo di una percentuale inferiore rispetto a quella (potenzialmente) riconosciuta alle produzioni destinate alle proiezione nelle sale cinematografiche, ma ci sono dei fattori che possono farle aumentare fino al 35%:

  • opera tv in coproduzione internazionale o di produzione internazionale;
  • opera tv e web realizzate con apporto di risorse internazionali pari ad almeno il 30%;
  • opere in acquisto o licenza di prodotto (no risorse infragruppo, no risorse da fornitori SMAV internazionali che hanno “filiali in Italia”);
  • opere in associazione produttiva.

Per quel che riguarda il capitolo dell’associazione produttiva, la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo specifica le tre condizioni che devono essere rispettate per veder maggiorata (al 35%) l’aliquota applicata alla produzione:

  • in caso di primario sfruttamento del diritto PAY TV o SVoD, la conservazione, da parte del produttore, del di almeno il 50% dei diritti Free TV e dei relativi diritti catch up ad essi correlati ovvero;
  • in caso di primario sfruttamento del diritto Free TV e assimilati, la conservazione, da parte del produttore, del di almeno il 50% dei diritti PAY TV, SVoD e TVoD;
  • restano valide le clausole di limitazione temporale e gli holdback previsti dai requisiti di accesso per le opere in preacquisto, acquisto e licenza di prodotto.

Dunque, rispetto al passato sono previsti grandi cambiamenti dell’impatto del tax credit non solo sul cinema “tradizionale”, ma anche per le produzioni destinate alle televisione e al web.

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