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Cercapersone e walkie talkie esplosi in Libano, una lectio magistralis di spionaggio

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Quando i sentimenti di pietà avevano vigore e si era costretti a fare il possibile per salvare vite umane, si era abituati a sentir dire “prima le donne e i bambini”. In un momento storico in cui la vita umana vale meno di niente, si immaginano i super agenti del Mossad che urlano “prima i cercapersone e poi le ricetrasmittenti”. E così è stato.

Gli episodi che hanno reso “scoppiettante” la situazione in Libano segnano una evoluzione del duello tra Israele e organizzazioni terroristiche. E non parliamo di proiezione verso chissà quali tecnologie offensive, ma di cambio di passo nelle modalità di azione. Quel che è accaduto è tecnicamente primordiale ma si profila come una lectio magistralis in materia di intelligence e di “gaeshi” o contromisure come nel judo.

A dispetto di chi, non avendone mai visto uno dal vivo, cerca hacker dappertutto e immagina scenari futuribili e interferenze micidiali nei processi produttivi con la farcitura di esplosivo in ogni dove, vale la pena volare basso ed evitare di esporre il proprio pensiero alle perturbazioni d’alta quota. I tanti Icaro, che si sperticano in supposizioni pur di guadagnare visibilità, provino a seguire un elementare e forse risibile ragionamento. Nessuna congettura, ma semplicemente una sequenza di elementi “crudi” e non cucinati da chissà quale chef del mistero.

Per capire cosa è successo e come possa aver avuto luogo, si deve fare un passo indietro.

Hezbollah sa che l’unico modo per sfuggire a intercettazioni e interferenze è optare per strumenti di comunicazione obsoleti, meno performanti ma certo altrettanto meno vulnerabili. Sceglie una via ordinaria con nostalgici “cercapersone” e una soluzione di backup con vetuste radio ricetrasmittenti. Fa allestire tutti questi apparati con un optional che li rende fuoriserie: una piccola carica esplosiva che è pronta ad esser attivata da remoto nel caso l’affiliato venga catturato o arrestato. Una piccola deflagrazione è destinata a distruggere il dispositivo (evitandone l’analisi e il rintraccio di informazioni utili a rintracciare la centrale operativa o altri contatti oppure a individuare le frequenze di trasmissione) e a ferire mortalmente chi ha con sé uno strumento non sapendo che incombe una simile procedura estrema.

Quando al cinema si sentiva dire “questo messaggio si autodistruggerà in cinque secondi” ci si doveva rendere conto che non era un film, ma solo il trailer di quel che è successo in queste ore… L’escamotage fa sì che il rischio che l’agente arrestato o rapito possa parlare sia pressoché scongiurato, senza bisogno che questo debba avvelenarsi con la tradizionale pillola al cianuro.

I Servizi israeliani scoprono l’architettura che costituisce il tessuto connettivo di Hezbollah e che sfrutta gli accorgimenti protettivi a proprio vantaggio. Entra in possesso dell’elenco dei numeri delle utenze “pager” e viene a conoscenza (qualche talpa è sempre presente nello zoo delle zone belligeranti) del codice segreto di attivazione della procedura che innesca l’esplosione. Una centrale telefonica – una sorta di call center capace di “rompere” più di quanto non facciano quelli nostrani – inoltra la fatale sequenza alfanumerica a migliaia di dispositivi al seguito degli attivisti dell’organizzazione terroristica e il “botto” è assicurato.

Il giorno seguente – sapendo che la rete di ricetrasmittenti sarebbe subentrato per garantire la continuità del sistema di comando e controllo di Hezbollah – il “giochino” viene ripetuto inviando il segnale che giunto sui “baracchini” (come li si chiamava un tempo) funge da interruttore e determina lo scoppio…

Per confondere la già caotica situazione, la regia prevede la distruzione di alcuni pannelli solari e di altri congegni elettronici di demotica, giusto per far chiedere a tutti gli esperti da tavolino al bar “ma come avranno fatto?” e far rimbalzare la fatidica risposta “hanno stato gli hacker”… Quasi non bastasse c’è chi estrae dal cappello a cilindro il coinvolgimento di fabbriche ungheresi e cinesi, chi parla di sabotaggio recente, chi evoca pile al litio quando ci sono batterie qualunque, chi scatena la propria fantasia sentendosi lo Yuri Chechi delle acrobazie tecnologiche…

Inutile attendere versioni ufficiali dell’accaduto. Gli agenti segreti sono come i cuochi e le loro ricette non le svelano a nessuno.

L'articolo Cercapersone e walkie talkie esplosi in Libano, una lectio magistralis di spionaggio proviene da Il Fatto Quotidiano.